ROMA Nulla di fatto. Non parte la trattativa per il rinnovo dei contratti pubblici: è stata rinviata la riunione che era in programma con i sindacati presso l'Aran (l'agenzia che per conto del governo si occupa della contrattazione). Una nuova convocazione potrebbe arrivare per i prossimi giorni. Il governo non scopre le certa e restano tutte le incognite, legate sia alle risorse aggiuntive che dovrebbero essere messe sul piatto, sia sulle regole in base alle quali sarà poi assegnata la parte variabile della retribuzione: i sindacati non vogliono che sia applicata la legge Brunetta del 2009 che lascerebbe senza premi almeno il 25 per cento della platea. Cgil, Cisl e Uil chiedono quindi al governo che il provvedimento del 2009 sia superato. Lo strumento per farlo potrebbe essere il decreto legislativo che dovrà attuare la riforma Madia in tema di pubblico impiego, che però dovrebbe essere approvato definitivamente solo verso la metà del prossimo anno. Si è fatta quindi strada l'ipotesi di una sorta di contratto-ponte.
Su un altro capitolo del confronto in vista della legge di bilancio, quello relativo alle pensioni, si profila invece per la prossima settimana un confronto che potrebbe non avere la forma classica dell'intesa, ma quella di un verbale con cui vengono registrate le posizioni. In questo modo si accantonerebbero le residue divergenze. È il caso della Cgil a cui non piace troppo l'anticipo pensionistico. Finora né il governo né i sindacati si erano mai sbilanciati sulla formula da adottare per concludere il confronto, che toccherà la sua ultima tappa il 27 settembre. C'è ovviamente, anche sul fronte sindacale, chi spinge per mettere un suggello alla trattativa e chi invece preferisce un'intesa soft, in cui sia chiaro su quali capitoli c'è condivisione o meno. I due temi su cui ancora si lavora sono gli abbuoni contributivi per i lavoratori precoci (quelli che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni) e la soglia di reddito sotto la quale il prestito pensionistico sarebbe senza costo per le categorie protette. Nel primo caso i sindacati vorrebbero una platea più ampia possibile, nel secondo la richiesta è portare la soglia da 1.500 euro lordi mensili a circa 1.650.