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Pescara, 25/11/2024
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Data: 25/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
M5S diviso, Grillo azzera i vertici: «Torno io il capo, a tempo pieno»

PALERMO Un po' Cincinnato, un po' ritorno al futuro. Beppe Grillo II, la vendetta. O meglio il pacificatore delle anime gelose e in tumulto del M5S, di quel direttorio spaccato come la mela di Guglielmo Tell più varie score malpanciste. Rieccolo in pista, anche se «ho l'ulcera». Altro che passo di lato perché «sono un po' stanchino». «Rimango capo politico, ebbene sì», rilancia nella prima giornata della festa grillina, che celebra la ribalta di un altro nome sacro delle origini che crea connessione sentimentale: Davide Casaleggio.
Per la prima volta sul palco, il figlio di Gianroberto che non c'è più e manca a tutti, schivo e commosso dice nei due minuti di intervento: «Non sono qua a sostituire mio padre dice - ma a ricordarlo. Sono qua per portare avanti il suo progetto Rousseau, mettere il cittadino al centro». E magari a far calmare le ambizioni delle nuove leve. Che se le danno un po' anche dal palco.
IL TORMENTONE
Dove per tutta la giornata, nel backstage, il tormentone è: chi parlerà per primo Di Battista o di Maio? La scaletta? Top secret. Roberto Fico quando salirà sul palco sarà netto: «Mai più deleghe, mai più leader». Missile inviato al vicepresidente della Camera, che chiude dopo Dibba, e prima di Casaleggio e Beppe. Gerarchie. Prossemica. Come nei migliori congressi della Prima repubblica, si guarda molto a queste cose anche se bisogna tornare alle origini.
Ma è un modo per misurare chi sale e chi scende, insomma. Beppe, il padre nobile che alterna il blues a qualche cara vecchia invettiva luddista, dirà dei suoi ragazzi e della rivalità esplose con il caso Roma. Ci sono lotte intestine tra l'asse Ruocco-Fico (con Taverna e Lombardi in supporto) con Dibba e Luigino? «Forse sì, ma è normale, del resto la tv è immagine, cè quello che funziona di più o quello che funziona meno».
Tanto più, continua ancora Grillo durante il blitz a Ballarò (il mercato) che «i parlamentari li ho visti un po' stanchi». Sul tutto c'è il caso Roma, che si maneggia con cura dal palco. E l'assenza per motivi di lavoro della sindaca Raggi aiuta forse a stemperare, anche se non viene osannata da nessuno dei big. A dire il vero zero citazioni.
Se non quel «signora» e l'ammissione di aver fatto errori, pronunciato da Beppe. Da Palermo deve partire l'assalto a Palazzo Chigi, contro «quel menomato morale di Renzi», insiste il comico diventato Capo come una volta. C'è la consapevolezza che non è impossibile ultimo passaggio: «Ma dobbiamo far partire la fase due». E ritornare orizzontali. Né big né vip. Ma queste sono parole.
Poi ci sono i talk show: a cui non dare troppa importanza o dove anzi si può mandare senza guardarsi troppo l'ombelico. «Dobbiamo essere contenti di non andare». Grillo parla al pubblico del Foro Italico, che dopo la partita del Palermo contro la Juve si riempie e si raccoglie sul prato, ma ce l'ha con i suoi ragazzi. Che lo ascoltano, non si sa quanto convinti, nelle retrovie. . Per Di Maio non è la notte dell'incoronazione. C'è Beppe ancora. Gli altri possono aspettare. Scalpitando.

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