«Nessun legame tra corruzione e fuga di cervelli, le risposte sono nei fondi che il nostro Paese sottrae continuamente alla ricerca». Così il rettore dell'università di Teramo Luciano D'Amico (nella foto) prende posizione dopo l'allarme lanciato da Raffaele Cantone, il presidente dall'Anac (Autorità nazionale anti corruzione), a un convegno nazionale dei responsabili amministrativi degli atenei. Il presidente dell'Autorità ha sostenuto che «c'è un grande collegamento, enorme, tra fuga di cervelli e corruzione», riferendo che l'Anac è «subissata di segnalazioni di presunti casi di corruzione negli atenei italiani, soprattutto segnalazioni sui concorsi». Una dichiarazione che trova completamente in disaccordo il rettore D'Amico che secondo cui queste affermazioni generano "nebbia populista". «Non escludo che ci possano essere casi di corruzione e malversazione, ma vanno ricondotti nella casistica che purtroppo in Italia non ha risparmiato nemmeno generali ed alte cariche della Guardia di finanza. Il problema della fuga di cervelli c'è ma va ricondotto a mio avviso ad altri problemi, come quello del finanziamento all'osso degli atenei italiani. In Germania vengono concessi finanziamenti per la ricerca che ammontano a 310 euro per abitante, in Italia il budget non arriva a 100 euro procapite». Il rettore cita a titolo di esempio il Max Planck Institute di Monaco: «Da solo ha un budget di ricerca superiore all'intero sistema universitario italiano. Senza considerare che qui ci sono vincitori di concorsi che non possono essere assunti perché abbiamo il blocco delle assunzioni. Legare la fuga dei cervelli alla corruzione è fuorviante e non rende giustizia alla trasparenza esemplare che vige con i nuovi meccanismi di selezione che vengono gestiti da commissioni nazionali che danno l'abilitazione all'insegnamento e standard minimi di accesso misurati su ranking condivisi a livello internazionale».