Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.575



Data: 26/09/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Manovra, più deficit e trattativa con l’Ue su altra flessibilità. Calenda: «Ci spetta». Domani nota di aggiornamento del Def Pil non oltre l’1% e deficit al 2,5%. Lo scontro con Bruxelles

ROMA Pensioni, Def e flessibilità. Il governo al lavoro per la costruzione della legge di Stabilità (saldo orientativo, 25 miliardi di euro) imbocca una settimana importante per cominciare a sciogliere tre nodi cruciali della sua strategia economica. Domani, in particolare, l’esecutivo sarà impegnato su due tavoli: il varo della nota di aggiornamento del Def e il confronto conclusivo con i sindacati sulle ipotesi di modifica alla riforma Fornero. Dalla stesura del Def si comincerà finalmente a capire qual è il quadro di finanza pubblica all’interno del quale Palazzo Chigi dovrà pescare le risorse per comporre i pezzi del bilancio. Il documento, con ogni probabilità, sancirà quanto già riconosciuto dal premier Renzi e dal ministro dell’Economia Padoan: una crescita che quest’anno dovrebbe fermarsi allo 0,8-0,9% e che il prossimo non dovrebbe andare oltre l’1%. Quanto al deficit, nel 2016 dovrebbe fermarsi al 2,5% (comunque in discesa rispetto al 2,6% del 2015) mostrando così a Bruxelles l’impegno a farlo scendere ancora. Resta però ancora tutta da giocare la partita della flessibilità («Ci spetta» ha ammonito ieri il ministro dello Sviluppo Calenda) legata alla ricostruzione post terremoto e agli interventi per i migranti. Spese che il governo chiede di escludere dal patto di stabilità. Ma l’Ue ha già messo le mani avanti ripetendo come un disco rotto il solito avviso: il debito italiano è ancora troppo alto. L’ultima indicazione, in tal senso, è stata fornita da Jean-Claude Juncker alla plenaria di Strasburgo sullo stato dell’Unione. «La situazione dei debiti resta alta anche se essi si sono ridotti e questo - ha avvertito il presidente dell’Ue - dimostra che il Patto di stabilità ha suo effetto, ma non deve diventare patto di flessibilità: deve diventare un patto applicato con flessibilità intelligente». In tema di pensioni, il vertice tra il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e i sindacati si preannuncia elettrico. Sul tavolo ci sono l’Ape (l’anticipo pensionistico) che dovrebbe consentire a chi ha 63 anni ed è quindi distante meno di 3 anni e 7 mesi dall’età di vecchiaia di andare in pensione anticipata, le misure per i lavoratori precoci (con uno sconto sugli anni lavorati prima dei 18 anni) e i lavori usuranti, l’aumento per le quattordicesime e la no tax area per i pensionati. Altro capitolo di cui in settimana sarà meglio definita la cornice è quello del rinnovo dei contratti dei 3,7 milioni di lavoratori del pubblico impiego, fermi dal 2009 e sbloccati da una sentenza della Consulta. Su questo dossier si parla di risorse tra i 500 e i 700 milioni di euro. Ed anche se i sindacati insistono per risorse aggiuntive, sarà difficile accontentarli. Il governo, che impiegherà oltre metà manovra (15 miliardi) solo per scongiurare l’aumento dell’Iva, punta a finanziare, per dirla con il ministro Padoan, interventi «selettivi, selezionati ed efficaci per il sostegno agli investimenti per la produttività e per la competitività». In ballo c’è il rifinanziamento dei diversi bonus edilizi.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it