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Pescara, 25/07/2024
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Data: 27/09/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Referendum costituzionale - Al voto il 4 dicembre per il Referendum. Il Consiglio dei ministri sceglie l’ultimo giorno utile per la consultazione. I contrari: «Trucchetto, il premier perderà». La replica: «La partita è adesso». Sarà un pronunciamento anche sul governo Renzi. Prima promessa: «Raddoppio della 14esima sulle pensioni fino a 750 euro»

ROMA Dopo rinvii e polemiche, il governo dà il via libera ufficiale alla contesa. La data del voto per il Referendum costituzionale è il 4 dicembre. La decisione è stata presa ieri dal consiglio dei ministri al termine di una riunione lampo durante la quale è stata scartata l’opzione 27 novembre. Alla fine, insomma, si è deciso di prendere un po’ di tempo in più. L’obiettivo è avere una settimana in più ma anche chiudere a ogni eventualità di crisi qualora dovessero prevalere i No al ddl Boschi. In quel caso, spiegano a Palazzo Chigi, resterebbero pochi giorni per approvare la legge di Bilancio al Senato e non ci sarebbero margini per provocare terremoti. Il 4 dicembre è anche la stessa domenica in cui gli austriaci saranno chiamati al ballottaggio-bis per il nuovo presidente della Repubblica. La decisione del governo ha scatenato le proteste delle opposizioni, che accusano il governo di voler vincere la partita referendaria col “trucco”. Ma Renzi tira dritto. «La partita è adesso e non tornerà. Non ci sarà un’altra occasione. Sono certo che non la sprecheremo» scrive il premier nella sua e-news che gli offre l’occasione per tornare a sostenere le ragioni del Sì. «Questa Italia deve cambiare, non può rimanere ostaggio dei soliti noti, della solita palude che ha bloccato la crescita dell’ultimo ventennio. Ecco perché il Referendum costituzionale è fondamentale. E il risultato del referendum non dipende tanto da me, ma da tutti voi» scrive il premier, che torna ad attaccare i 5 Stelle ma non solo. «Vogliamo avere un Paese più stabile e più semplice o vogliamo tornare alle bicamerali D’Alema-Berlusconi o consegnarci a una strana forma di democrazia diretta in cui una Srl di Milano controlla la democrazia interna di uno dei più grandi partiti del Paese e si lega ai propri amministratori da contratti privati con tanto di penali da pagare?». Beppe Grillo è servito. Quel che è certo è che la scelta del 4 dicembre viene contestata sia da destra che da sinistra. E pazienza se il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Claudio De Vincenti, spiega che non c’è motivo di preoccuparsi perché da qui al 4 dicembre «c’è il tempo» per sviluppare un confronto approfondito tra i cittadini sui contenuti della riforma. Le opposizioni, da Forza Italia a Sinistra Italiana, protestano perché sono state escluse dalla decisione e accusano Renzi di voler fare il furbo. I primi a farsi avanti sono i 5 Stelle. «Il governo ha scelto una data distante in modo da poter utilizzare la legge di Bilancio per regalare mancette elettorali agli italiani» affonda Giulia Grillo. Renato Brunetta (Fi) non è da meno: «Il premier non stia sereno. Anche con la data del Referendum sotto Natale sarà sconfitto. Gli italiani diranno No per mandarlo a casa e per ripristinare la democrazia nel nostro Paese». E Paolo Romani (Fi) assicura che il premier «spera di sfruttare» ancora per parecchie settimane i media e le televisioni prima dell’inizio della par condicio. Al coro si aggiunge il capogruppo della Lega a Montecitorio, Massimiliano Fedriga: «Il voto al 4 dicembre è l’ultima squallida trovata di Renzi che gli si ritorcerà contro perché la gente lo manderà a casa». Un concetto analogo viene ripreso anche dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: «Finalmente gli italiani conoscono la data di scadenza di questo governo abusivo». Critiche arrivano anche da sinistra. Paolo Ferrero (Prc) parla di uno «schiaffo alla democrazia» mentre Arturo Scotto (Sinistra Italiana) assicura che Renzi spera di vincere con i trucchi ma sarà «deluso»: «Renzi ha scelto di votare il più tardi possibile. Il motivo di questo rinvio è evidente. Renzi vuole sfruttare sino all’ultimo gli spazi offerti da una tv mai così di parte». Sul Referendum ieri è intervenuto anche il Vaticano, che non ha dato indicazioni di voto ma ha parlato di un «importante» appuntamento: «Quando i cittadini sono chiamati ad esprimersi esercitando la propria sovranità, il nostro invito è di informarsi personalmente» ha detto il cardinale Angelo Bagnasco. Nella scheda elettorale per il referendum comparirà il seguente quesito: Approvate voi il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016? Alla fine del quesito ci sono due caselle, una con il Sì e una con il No. Basta barrare con una “x” la propria scelta. Non c’è quorum e vince dunque la scelta indicata dalla maggioranza di chi va a votare.

Sarà un pronunciamento anche sul governo Renzi
Il segretario del Pd ha in animo una campagna “personalizzata” sulle tv. Prima promessa: «Raddoppio della 14esima sulle pensioni fino a 750 euro»

ROMA «Farò il globe trotter in giro per l’Italia, in questa campagna mi gioco tutto». Matteo Renzi due giorni fa a Prato ha confermato quello che era prevedibile. Il premier farà campagna elettorale e si spenderà in prima persona per vincere la sfida sulla quale potrebbe giocarsi il futuro. Ovviamente in primis in televisione, ha cominciato venerdì a Otto e mezzo e già ieri sera era a Quinta colonna. Dove per altro ha sottoscritto una sorta di «patto della lavagna» con Del Debbio annunciando la riduzione di Ires e Iri e il raddoppio della quattordicesima a chi prende 750 euro. Ma per il vero lancio della campagna elettorale – una delle più lunghe della storia come sottolinea polemico il senatore bersaniano Fornaro – sarà il 29 a Firenze, per un one man show nel teatro Obihal, quello nel quale nel 2013 promise lealtà a Pier Luigi Bersani che lo aveva battuto nella corsa delle primarie per la segreteria. Sappiamo poi come è andata. La novità oggi è però un’altra. Renzi ha preso atto che a prescindere dalla sua volontà di oggi il Referendum sulla Costituzione è diventato un plebiscito su di lui, con buona pace di tutti i maghi e gli strateghi che gli hanno consigliato di non personalizzare la campagna elettorale. Il 4 dicembre gli italiani non voteranno solo per dire un Sì o un No alla riforma della costituzione, voteranno anche per decidere se tenersi o no Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Questa è la speranza di quasi tutto il fronte del No che dai Cinquestelle a Salvini sperano che il 4 dicembre arrivi lo sfratto per il premier. La corsa è agli indecisi. Sono infatti ancora moltissimi gli elettori che non hanno le idee chiare. Gli ultimi sondaggi danno il Sì in costante calo e il No in lieve crescita costante e per ora vincente. I giochi però sono ancora tutti aperti. Anche per questo motivo apertissimo è lo scenario del dopo Referendum. Renzi andrà davvero a casa se i No batteranno i Sì? E cosa accadrà se invece il premier vincesse la sfida? Nel secondo caso Renzi uscirebbe fortemente rafforzato sia nel Pd dove a qual punto la resa dei conti con la minoranza sarebbe inevitabile sia come capo del governo. Inevitabile potrebbe essere un rimpasto di governo per far fuori i ministri che non hanno brillato. E la lista dei nomi eccellenti che cadrebbero è lunga e vede in pole il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. In caso di sconfitta invece il pallino sarebbe nella mani del presidente della Repubblica. Renzi la sera stessa dello scrutinio potrebbe salire al Quirinale per rimettere il mandato a Sergio Mattarella. A quel punto il capo dello Stato potrebbe decidere di rimandare il premier alle Camere per verificare se ha ancora la fiducia. O invece cambiare scenario. E provare a mettere su un governo di scopo, magari guidato da Dario Franceschini, per tranquillizzare i mercati e l’Europa e portare con calma il Paese alle urne, dopo aver messo mano alla legge elettorale. Un governo del genere dovrebbe nascere con il sostegno del Pd. Renzi resterebbe Segretario e potrebbe ancora essere lui a portare il Pd al voto. Scenari ancora imprevedibili. Nelle prossime dieci settimane c’è la necessità di approvare la legge di Bilancio, misurando i progetti del governo con le maglie strette del fiscal compact. Renzi non ha lasciato dubbi sulla sua determinazione a prendersi ogni margine e per il 2017 il dialogo con l’Ue starebbe andando avanti in maniera proficua ma, alla vigilia dell’approvazione del Def, ci sarebbero ancora alcune resistenze da Bruxelles sulla flessibilità. Il presidente Sergio Mattarella potrebbe aver indotto il premier a fissare il voto referendario al 4 dicembre: mettere al riparo la legge di bilancio dallo “choc” che deriverebbe da un’eventuale vittoria del No.

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