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Data: 28/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Crescita lenta, deficit fino al 2,4%. Per la manovra servono 10 miliardi

ROMA Crescita più lenta, da spingere il prossimo anno anche attraverso le misure della manovra. E risanamento dei conti che prosegue, pur se ad un ritmo più lento. La nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che il governo ha approvato nella tarda serata di ieri, contiene le coordinate entro le quali il governo dovrà muoversi nella legge di bilancio, da approvare entro il 20 ottobre. Il sentiero è stretto: le valutazioni più realistiche, dalle quali il governo non si può certo discostare (l’Ufficio parlamentare di bilancio deve validare sia il quadro tendenziale che quello programmatico) hanno imposto di tenere al di sotto dell’1 per cento la previsione di incremento del Pil sia per il 2016 che per il 2017. Quest’anno si chiuderà con un +0,8, il prossimo si potrà arrivare all’1 solo in via programmatica, per effetto appunto di riforme e misure di stimolo.
GLI EFFETTI La mancata crescita avrà naturalmente conseguenze sui conti pubblici. Il deficit, che quest’anno si dovrebbe attestare in rapporto al Pil al 2,4 per cento, è previsto poi scendere nel 2017 al 2.Macome ha spiegato il premier Renzi, a questo livello si potrà aggiungere, dietro autorizzazione di Bruxelles, un ulteriore importo fino ad un massimo dello 0,4% del Pil, per le spese escluse dal Patto di Stabilità relative all’emergenza migranti e alla ricostruzione delle zone terremotate. Dunque di fatto ancora 2,4%, al di sopra dell’1,8 che era stato concordato con la Ue. Siccome il disavanzo tendenziale sempre per il prossimo anno è stimato all’1,6 per cento, lo slittamento al 2,4 comporta uno 0,8 per cento (13-14 miliardi) di maggior deficit. Su una manovra di 23-24 miliardi, restano quindi da trovarne 10 con coperture effettive. Ma l’impatto ci sarà anche sull’altra grandezza finanziaria rilevante, che anzi è forse la più decisiva nel caso italiano: il debito pubblico. Dal 132,3 per cento del 2015 risalirà quest’anno al 132,8 per scendere al 132,2 nel 2017. Insomma - ha riconosciuto il ministro Padoan - a causa della bassissima inflazione e della scelta di rallentare le privatizzazioni su un mercato molto volatile non verrà rispettato l’obiettivo di ridurre il rapporto già dal 2016. Pur con questi vincoli, il governo potrebbe comunque sfruttare per il terzo anno consecutivo una dose di flessibilità (non legata alle clausole di riforme e investimenti ma agli eventi eccezionali) salvaguardando in qualche modol’obiettivo di una discesa del disavanzo strutturale, ovvero considerato al netto dell’andamento (non favorevole) del ciclo economico e delle voci una tantum. Negli ultimi giorni il ministero dell’Economia, consapevole dello scenario complicato, ha cercato di circoscrivere il menu della prossima manovra. A farne almeno in parte le spese è uno dei dossier politicamente più rilevanti, ovvero quello relativo alla previdenza. La dotazione finanziaria, che i sindacati avrebbero voluto portare a 2,5 miliardi, e che un’intesa non formalizzata tra le parti aveva fissato a quota 2, dovrebbe invece scendere a 1,5. Di conseguenza ci sarà meno spazio in particolare per venire incontro ai cosiddetti “precoci” ovvero quei lavoratori che hanno iniziato la propria attività prima dei 18 anni.
LE COPERTURE Nel dettaglio delle coperture finanziarie, la novità della prossimamanovra è il ritorno di una posta esplicita collegata alla lotta all’evasione fiscale. Le entrate dovrebbero crescere di un paio di miliardi grazie in particolare alle misure (raccomandate anche da Fmi e Ocse) per avvicinare il gettito teorico di questa imposta a quello effettivo: obiettivo da raggiungere attraverso un potenziamento del sistema di dichiarazioni. Attualmente in Italia è prevista solo quella annuale, mentre non ci sono scadenze mensili o trimestrali. Dalla riapertura della voluntary disclosure si attende poi una cifra che oscilla tra 1 e 2 miliardi, comunque una tantum. Sul fronte della spesa saranno ulteriormente potenziate le misure di revisione della spesa, ma non è esclusa la limatura per 1 miliardo del Fondo sanitario nazionale: ne ha accennato indirettamente lo stesso premier Renzi, indicando un livello pari a 112 miliardi contro i 113 previsti.

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