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Pescara, 25/07/2024
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Data: 30/09/2016
Testata giornalistica: Corriere della Sera
Dai call center agli infermieri. Le regole per le pensioni senza tagli. Si definiscono le categorie dei lavori «gravosi» con l’esenzione del pagamento per l’uscita anticipata. Il pressing dei sindacati per allargare la platea e il nodo delle risorse. Nannicini: nuovo intervento per gli esodati nella legge di Bilancio

Ci sono i muratori e gli infermieri delle sale operatorie e dei pronto soccorso. Ci dovrebbero essere le maestre d’asilo e forse delle elementari. Ma poi, ad affollare la sala d’attesa della riforma delle pensioni, con l’obiettivo di essere considerati «addetti ad attività gravose», ci sono anche i macchinisti dei treni, i facchini, i conciatori di pelli, i marittimi. E pure i centralinisti dei call center, lavoro «giovane» che di pensionati non ne ha ancora ma prima o poi arriveranno anche loro. L’accordo sulla previdenza fra governo e sindacati ha ancora una caselle da riempire. È la definizione, mestiere per mestiere, delle «attività gravose». Non è una questione burocratica.

La ricongiunzione dei contributi versati
I vantaggi
Chi rientrerà in questa categoria avrà più vantaggi dalla riforma in arrivo il prossimo anno. Gli addetti alle attività gravose, ad esempio, avranno diritto all’Ape gratuito, cioè l’uscita anticipata senza tagli sull’assegno. Oppure, se hanno cominciato a lavorare da giovanissimi, potranno andar via con 41 anni di contributi, quasi due in meno rispetto agli altri. Non sono dettagli. A decidere chi è dentro e chi è fuori, chi è «gravoso» e chi no, saranno governo e sindacati. E i sindacati premono per inserire nell’elenco il maggior numero possibile di attività. In particolare quella nei call center, anche per dare un segnale di attenzione ai giovani, visto che nel pacchetto previdenziale per loro non c’è molto. Ma il pressing, come sempre, è un arma a doppio taglio.
Il rischio
I soldi a disposizione per il pacchetto sono fissi: 6 miliardi in tre anni. Allargare le maglie delle attività gravose e far salire più persone sul treno della riforma significa per forza di cose rendere meno «generose» le misure previste. Altrimenti i soldi non bastano. In particolare potrebbe scendere il tetto di reddito per avere diritto all’uscita anticipata senza tagli sull’assegno. Ma il governo, in chiave referendum, vuole evitare lo scontro. Anche sugli esodati, i lavoratori che rischiano di rimanere senza stipendio e pensione.
Gli esodati
Ieri il sottosegretario alla presidenza del consiglio Tommaso Nannicini ha aperto a un nuovo intervento, l’ottavo, per consentire loro di andare in pensione con le vecchie regole. «Salvaguardando altre 25 mila persone — dice Cesare Damiano (Pd), che sul tema si è battuto fin dall’inizio — avremmo comunque un residuo di un miliardo sui fondi già stanziati. Non ci sono ragioni per non farlo».

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