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Data: 30/09/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Scontrini-gate, la Procura chiede tre anni per Marino

ROMA Si chiude con una richiesta di condanna che non lascia spazio alle interpretazioni la tormentata vicenda giudiziaria dell'ex sindaco di Roma Ignazio Marino: tre anni un mese e dieci giorni - sui quali ora pende il giudizio del gup Pierluigi Balestrieri atteso per il prossimo 7 ottobre - che sommano sia il cosiddetto caso Scontrinopoli, ovvero le cene private a spese dell'amministrazione capitolina per le quali è accusato di falso e peculato, sia i compensi fittizi destinati ai collaboratori della Onlus Imagine che gli sono costati l'imputazione di concorso in truffa. L'ex primo cittadino ha beneficiato del sommarsi di due sconti di pena nel calcolo dei pm Pantaleo Polifemo e Roberto Felici, visto che per entrambe le vicende ha scelto il giudizio abbreviato. L'ultimo schiaffo gli viene dal suo ex ufficio: l'avvocato che rappresenta il Campidoglio ha chiesto seicentomila euro di danno complessivo, cinquecentomila per danno d'immagine e altri centomila per danno funzionale.
L'avvocato che difende l'ex sindaco, Enzo Musco, si è detto fiducioso di come ha impostato la difesa: «Credo di aver demolito, con il collega avvocato Franco Moretti, l'impianto accusatorio assolutamente generico e lacunoso della procura di Roma sia per la vicenda Onlus sia per le cosiddette spese di rappresentanza». Ignazio Marino, invece, che pure era presente all'udienza a porte chiuse, ha preferito non commentare.
LA DIFESA
Proprio la strategia scelta nel rispondere alle accuse, spesso smentendo fatti noti o atti giudiziari, è stata probabilmente il principale punto debole del comportamento dell'ex sindaco quando l'anno scorso emerse prima la vicenda Onlus e quindi quella delle cene a spese dell'amministrazione capitoline. Nel secondo caso, quello che davvero ha determinato lo scontro con il Pd, la prima denuncia parlava di sole sette cene con amici e parenti pagate dall'amministrazione comunale come fossero incontri istituzionali. Dopo aver presentato e poi ritirato le dimissioni, una volta saputo di essere indagato per peculato, Marino sceglie di presentarsi spontaneamente a piazzale Clodio per dare la propria versione dei fatti.
COLLABORATRICE INDAGATA
E qui compie forse l'errore principale: invece di difendersi dall'accusa, l'allora sindaco dice che le firme sotto le richieste di rimborso spese sono state firmate dai suoi collaboratori a sua insaputa. E' a questo punto che partono le ulteriori indagini affidate al colonnello Carlo Tomassini e al maggiore Roberto Lupo del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Roma e il numero di cene sospette, ora contestate a processo, cresce esponenzialmente. I collaboratori del sindaco, convocati, dicono al pm che era lui a consegnar loro gli scontrini sui quali chiedere il rimborso. Marino viene indagato anche per falso e, alla conclusione delle indagini, i convivi contestati passano da sette a cinquantasei. Nella rete delle spiegazioni alle quali la procura non ha creduto resta impigliata la collaboratrice Claudia Cirillo: conferma di aver accompagnato ad una cena di lavoro il primo cittadino che stando ad altre testimonianze era invece con la moglie. E' indagata per false dichiarazioni al pm e ora potrebbe essere rinviata a giudizio.
Passano dieci giorni, e il 29 ottobre c'è un nuovo incidente. L'avvocato Musco annuncia che il sindaco ha ricevuto una richiesta di archiviazione per l'accusa di concorso in truffa a favore della sua Onlus, Imagine. Qui, Marino è accusato di aver disposto tra il 2012 ed il 2014, la certificazione di compensi riferiti a prestazioni fornite da collaboratori fittizi. Il procuratore Giuseppe Pignatone è costretto a smentire la notizia dell'archiviazione e, dopo poco i due fascicoli processuali vengono uniti in un unico procedimento.
LA CORTE DEI CONTI
In ogni caso, i guai per Marino non sono finiti. Se nel corso dell'indagine ha restituito il totale delle spese fatte, 13mila euro, la Corte dei conti dei conti potrebbe contestargli anche il danno di immagine e il danno funzionale. L'accusa di danno funzionale potrebbe essere rivolta anche all'ex capo del cerimoniale Francesco Piazza: era lui ad organizzare il sistema di rendicontazione col quale il primo cittadino gestiva la carta di credito comunale.

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