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Data: 01/10/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ed.nazionale - Terremoto dell’Aquila assolto Bertolaso «Una pagina di verità»

L’AQUILA Bertolaso assolto dall’accusa di essere in qualche modo “complice” del sisma. Di tutta la vicenda legata ai mancati allarmi e alle presunte sottovalutazioni del terremoto che ha distrutto L’Aquila nel 2009, resta un unico colpevole: Bernardo De Bernardinis, condannato a due anni. Usciti indenni invece gli altri esperti dell’allora commissione Grandi rischi. Compreso l’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, scagionato ieri nel processo bis “per non aver commesso il fatto”. Una formula, quella pronunciata dal giudice del tribunale dell’Aquila Giuseppe Grieco, che lascerebbe comunque pensare che un “fatto” ci sia stato, ovvero la rassicurazione pre-sisma, ma che Bertolaso non ne sia stato protagonista in negativo. Un’assoluzione arrivata a soli sei giorni dalla prescrizione, su cui pure si è polemizzato: Bertolaso aveva annunciato la sua rinuncia, ma il suo legale ha poi fatto dietrofront. La difesa ha comunque rinunciato ai suoi testi per accelerare il verdetto. Cade, dunque, l’accusa di omicidio colposo plurimo e lesioni sostenuta dal Pm Romolo Como (che aveva chiesto 3 anni) e originata da una telefonata all’allora assessore regionale Daniela Stati. Una conversazione nella quale Bertolaso parlava di organizzare una riunione della Grandi rischi all’Aquila, a fine marzo 2009, sei giorni prima del terremoto che avrebbe devastato la città e molti borghi, con il senso di «un’operazione mediatica per rassicurare la gente». Oggi, ad assoluzione incassata, Bertolaso spiega il senso di quelle parole: «La telefonata nasce per confutare alla signora Stati un comunicato stampa che aveva fatto la Regione Abruzzo dicendo che non ci sarebbero stati più terremoti. La mia era una reazione a un comunicato stampa stupido e falso. Sapevo che mi avrebbero sottoposto a indagine».
IL POST «Mi inchino davanti ad un magistrato che è riuscito a mantenersi imparziale nonostante le pressioni » ha commentato a caldo l’ex numero uno del Dipartimento su Facebook, dove ha postato una sua foto con la polo della Protezione civile e la scritta “Assoluzione per non aver commesso il fatto”. «All’Aquila sono state fatte cose straordinarie – ha aggiunto –, basta fare il paragone con Amatrice, dove la gente non sa che fine farà. Spero ora di riconquistare l’affetto dei cittadini. Il pensiero va alle vittime. Dopo tanti anni di fango spero si ristabilisca la verità di un’operazione unica nella storia del Paese». Per il suo legale, Filippo Dinacci, «si tratta di un atto di giustizia perché questo processo non si doveva nemmeno iniziare. Adesso qualcuno dovrà chiedere scusa». In una città che ha clamorosamente snobbato il verdetto (pochissimi i presenti in aula), resta l’ennesimo dolore dei familiari delle vittime: Vincenzo Vittorini, chirurgo che ha perso la moglie e una bimba, ha trovato solo la forza per accasciarsi e restare in silenzio.
IL FIGLIO Suo figlio, Federico, ha dato sfogo alla sua rabbia: «Per la poca esperienza che ho avuto, la giustizia in Italia non funziona: non solo nel nostro processo ma in tutti quelli in cui c’è qualcuno di forte contro qualcuno di debole». Qualcuno si è azzardato a dire che «si tratta di una sentenza già scritta che prende per i fondelli». «È una assoluzione che fa cadere le braccia», hanno invece commentato con toni polemici gli avvocati di parte civile, Angelo Colagrande e Stefano Parretta. La sentenza ha riacceso anche lo scontro politico: Anna Maria Bernini di Forza Italia ha chiesto che ora «vengano riconosciuti i meriti» di Bertolaso; la senatrice aquilana del Pd, Stefania Pezzopane, ha detto che «è stato assolto per insufficienza di prove, resta l’amarezza per un dispositivo che non affronta le responsabilità politiche».

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