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Data: 02/10/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, meno costi e stipendi ridotti

ROMA Gli arabi di Etihad hanno preso tempo per mettere a punto il nuovo piano industriale Alitalia. E lunedì, salvo ripensamenti dell'ultima ora, cominceranno a discuterne in cda anche se il tema, almeno ufficialmente, non è all'ordine del giorno. Si farà il punto invece sui conti trimestrali, che dovrebbero chiudere con una perdita intorno ai 100 milioni di euro, in linea o quasi con le stime. Non è invece in linea con le previsioni l'andamento del mercato.
Frenato dalle tensioni geo-politiche (terrorismo in primis) e da una situazione economica generale ben peggiore di quella immaginata solo un paio di anni fa, quando il piano di salvataggio fu varato Per questo l'ad Cramer Ball, d'intesa con il presidente Luca Cordero di Montezemolo, stringerà i bulloni, taglierà i costi e proverà ad aumentare i ricavi. In considerazione del fatto che la compagnia, nonostante il salto di qualità di questi mesi e l'incremento dei passeggeri, continua a perdere ogni giorno 500 mila euro e che l'ultimo sciopero, quello del 22 settembre, è costato almeno 6 milioni di euro. Minando in una fase congiunturale già complessa, le relazioni tra azienda e una parte dei sindacati, Anpac in testa.

I PUNTI CHIAVE Gli arabi non hanno però nessuna intenzione di mollare la presa. Anzi. Le tensioni sindacali e qualche piccolo problema di liquidità, tra l'altro già in fase di risoluzione, non impediscono di programmare un rilancio in grande stile. Rilancio che passa da un lato dall'ampliamento delle flotta e delle rotte sulle tratte internazionali, dall'altra da una riduzione mirata del costi, in particolare di quello del lavoro, qualche esternalizzazione, l'It in testa, e una stretta sui pochi benefit rimasti. Piccoli sacrifici che saranno richiesti ai nuovi assunti - il piano Etihad ne prevede circa 1.000 tra gli assistenti di voli e 300 tra i piloti - con un contratto legato alla produttività. In arrivo quindi, secondo fonti sindacali, stipendi più bassi per i neo assunti rispetto a chi già lavora in Alitalia. Il tutto rientrerà nella piattaforma complessiva che prevede il rinnovo del contratto, in scadenza a fine anno. I confederali hanno già fatto capire di essere d'accordo, ma solo a patto che i tagli di stipendio, la cifra dovrebbe essere dell'ordine del 7-10%, siano a tempo. Nulla di strutturale quindi. E, sopratutto, nessun abbassamento delle tutele contrattuali vigenti. Di certo l'elemento produttività, già presente nei contratti dei piloti, avrà un ruolo sempre maggiore anche per il personale di terra. Proprio in questo settore, tra l'altro, ci sarebbero degli esuberi da gestire. Insomma, la «fase due» del piano industriale che guida la rotta Alitalia dal dicembre 2014 è sulla rampa di lancio. Anche se il varo definitivo potrebbe arrivare solo a fine mese, dopo le rituali verifiche con i sindacati.

I PALETTI La linea guida del piano, spiegano fonti aziendali, resta il pareggio di bilancio nel 2017. Traguardo che i sindacati mettono invece in dubbio. Come accennato, l'amministratore delegato della compagnia italo-araba metterà sul tavolo della trattativa l'ingresso in flotta di aerei di lungo raggio (fino ad una ventina di velivoli) oltre alle nuove assunzioni di piloti e assistenti di volo proprio per ottenere flessibilità sul costo del lavoro. Se al momento Cgil, Cisl e Uil sembrano più disponibili al confronto, Anpac e sigle autonome hanno già mostrato i muscoli e promettono battaglia. Un clima teso, che potrebbe indurre l'ala più dura dell'azienda a forzare la mano, visto che fino ad oggi i nuovi azionisti hanno investito qualcosa come 1,7 miliardi per salvare Alitalia. A quasi due anni dall'ingresso in cabina di pilotaggio Etihad vuole cambiare passo. Preferibilmente con il sostegno dei sindacati, altrimenti, c'è da giurarci, farà da sola.

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