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Data: 03/10/2016
Testata giornalistica: La Repubblica
L’allarme della Ragioneria: “Ormai c’è un buco da 1 mld ma la giunta Raggi non si muove”

UN MILIARDO di buco nei conti delle partecipate e la paralisi del Campidoglio. È questo il motivo che ha spinto Stefano Fermante a rimettere il suo incarico di Ragioniere generale nelle mani della sindaca Virginia Raggi. Una bomba ad orologeria, piazzata sotto le già disastrate casse del Comune, che rischia di precipitare Roma dritta nel default. Complice la lentezza della giunta grillina e la mancanza di azioni correttive dovute alla prolungata assenza dell'assessore deputato a fornire il necessario indirizzo politico.

E' Francesco Perrone, funzionario della Ragioneria, a metterlo nero su bianco nella relazione sulle "Criticità economiche finanziarie" del bilancio capitolino, che Fermante ha allegato nella sua lettera di addio alla Raggi. "Il dato, già trasmesso a luglio all'assessore Minenna, aggiornato ad oggi, evidenzia un potenziale squilibrio tra l'allineamento delle partite creditorie e debitorie con le società del Gruppo Roma Capitale che supera, in valore assoluto, il miliardo di euro", scrive il 22 settembre.

Come se non bastasse, "si segnala - dato che desta forte preoccupazione - come vi siano un numero di partite, per un ammontare di oltre 200 milioni di euro, per le quali a oggi le strutture competenti non hanno fornito risposta in ordine alla sussistenza o meno del debito o del credito vantato dalle società del Gruppo ". Si tratta, in sostanza, di poste fantasma: nessuno sa dire se esistono davvero, quale ne sia l'origine o la destinazione.

Il presupposto per lanciare l'allarme rosso in vista del previsionale 2017, che tutti i comuni devono approvare per legge entro fine anno. E ciò alla luce della situazione finanziaria del Campidoglio, già drammatica di suo: a fine maggio - si legge nel report trasmesso dal Ragioniere generale al commissario straordinario Francesco Paolo Tronca alla vigilia delle amministrative - nella casse cittadine erano rimasti appena 13 milioni di euro, "un saldo positivo ampiamente insufficiente ad assicurare l'integrale copertura di spese obbligatorie", denuncia stavolta Fermante. Peraltro positivo solo sulla carta, visto che nel frattempo, "dopo l'approvazione del bilancio di previsione 2016-2018", si sono palesati "ulteriori fabbisogni finanziari che ammontano, a oggi, a circa 28 milioni di spesa corrente" e altri 18 milioni di "debiti fuori bilancio ". Per cui "al momento non si rinvengono ulteriori risorse di entrata idonee a far fronte a tali maggiori esigenze", conclude il Ragioniere. Prospettando un taglio drastico ai servizi.

Ecco perché il miliardo di buco nei conti delle partecipate è devastante: rischia di far saltare tutto. Mettendo tra l'altro in discussione il piano di rientro che nel 2014 - grazie al decreto Sava- Roma - il governo aveva concordato con l'allora giunta Marino per riportare in equilibrio i conti del Campidoglio. Un piano che Tronca ha rispettato solo nella parte relativa al taglio della spesa corrente, rinviando la partita sulle dismissioni alla nuova giunta, convinto che toccasse alla politica occuparsene.

Uno stallo che la paralisi della giunta Raggi ha notevolmente aggravato. Rileva infatti il funzionario Perrone il 22 settembre: "La redazione del bilancio consolidato rende di fatto non veritiera ogni eventuale rappresentazione contabile". Significa che, se non si fa chiarezza nella holding, Roma non è in condizione di redigere il previsionale 2017.

Anche se poi è al successivo punto 3 che il dito entra nella piaga. Laddove si sottolinea che la precedente "lettera trasmessa al sindaco in ordine alla necessità di provvedere ad una programmazione dei rapporti con gli organismi partecipati, a oggi non ha avuto alcun seguito in termini di indirizzi. Al momento non c'è alcuna attività programmatoria. Indispensabile peraltro, considerato che lo "stanziato" (al di fuori di Atac e Ama), per tutti gli organismi partecipati, sul bilancio 2017 vede al momento una diminuzione di circa il 20% (19 milioni in meno) e quindi un'evidente necessità di sopperire alla scarsità di risorse attraverso strategie alternative che garantiscano gli equilibri di gruppo". Cosa che però appare poco realizzabile: quasi tutti i contratti di servizio sono "in scadenza al 31 dicembre" e "molte delle società interessate sono al momento in una situazione di incomprimibilità dei costi nel breve periodo".

Per questo, esorta ancora il funzionario della Ragioneria, servirebbe un "fitto calendario di incontri tra le strutture dell'amministrazione e quelle società" al fine di "elidere ogni anomalia e procedere a fornire pulizia e trasparenza ai bilanci,

condizione indispensabile per rendere attuabile ogni ipotesi di consolidamento dei conti". La conclusione è una stoccata alla Raggi e a Marcello Minenna, andato via dopo neppure due mesi: "È preoccupazione personale che, quanto sopra descritto, sia stato oggetto di una sottovalutazione da parte degli Organi preposti, con tutta probabilità per mancanza della necessaria informazione a oggi fornita in precedenza solo all'assessore al Bilancio pro-tempore".

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