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Data: 05/10/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ma sulla Muraro Raggi non arretra «Resta anche se c'è rinvio a giudizio». Rifiuti, la rete della Muraro nelle carte di Mafia Capitale

ROMA Virginia Raggi e i suoi hanno costruito un muro talmente alto a difesa di Paola Muraro, anche contro i vertici del Movimento 5 Stelle, da consegnare alla storia frasi che un tempo sarebbero state impensabili tra i grillini: l'assessore deve restare anche se arriva la richiesta di rinvio a giudizio. Per questo ieri la Muraro replicava a muso duro a chi le domandava se stesse pensando di dimettesi: «Se la sindaca mi ha chiesto un passo indietro? No, ho il suo pieno sostegno». Ieri un fedelissimo della Raggi, il consigliere comunale e presidente della commissione sport, Angelo Diario, ha insistito: la Muraro non deve dimettersi. Ma è indagata... «Appunto, non è stata condannata». E se arrivasse la richiesta di rinvio a giudizio? «Confermo, non dovrebbe dimettersi, non sarebbe una condanna». Eppure, nel consiglio regionale del Lazio i 5 Stelle chiesero le dimissioni da presidente della Commissione bilancio di un esponente del Pd quando ancora addirittura non era certo che fosse indagato. «Ogni caso - replica il fedelissimo della Raggi - va affrontato esaminandolo nel dettaglio. Io ritengo che nulla sia cambiato nella vicenda di Paola Muraro, dunque non si deve parlare di dimissioni».
LA RIFLESSIONE
Non tutti i 29 del Movimento 5 Stelle sono su questa linea, mentre emergono notizie sul fatto che Paola Muraro è indagata anche in un filone che tocca personaggi di Mafia Capitale. Una decina di consiglieri ha chiesto di fare una riflessione. Però la linea della Raggi è quella di non cedere neppure di fronte all'avanzata dell'inchiesta della magistratura, nonostante la preoccupazione ormai da allarme rosso di Grillo e Casaleggio, che temono un effetto dirompente per il movimento. Così ieri l'assessore ha potuto tranquillamente ripetere, a latere di un'audizione in commissione Ambiente: «Continuo a lavorare per Roma». Arrivando anche a lanciare una proposta che, vista da Palazzo Chigi, suona quasi provocatoria: internalizzare Roma Multiservizi - società per il 51 per cento di proprietà dell'Ama, l'azienda che si occupa di rifiuti - nell'amministrazione capitolina: esattamente il contrario di quanto previsto nel piano di riequilibrio dei conti del Campidoglio, concordato nel 2014 con il Governo, che imporrebbe invece la cessione delle partecipate di secondo livello.
LA DIFESA
E' tutto un fiorire di esponenti del partito «la Muraro non è un problema». Da Palazzo Senatorio il vicesindaco Daniele Frongia risponde con un secco «no» a chi gli chiede se il caso Muraro stia creando imbarazzi in giunta. L'assessore allo Sviluppo economico Adriano Meloni gli fa eco: «Muraro in bilico? Finché non mi dicono qualcosa di diverso è una mia collega, lavoriamo insieme. Io non ho seguito le indagini, ma so che è una persona estremamente competente, sul pezzo ed è un piacere lavorare con lei. C'è un accanimento dei media». La sensazione è che, tra chi vorrebbe dimissionare subito l'assessore e chi parteggia per la resistenza (sul profilo Fb della Muraro in tanti la spronano ad andare avanti) a prevalere sia la linea attendista del «prima leggiamo le carte e poi decidiamo». Ossia proprio quella che, giusto un mese fa, la sindaca illustrò nella sua audizione in commissione Ecomafie.
I DUBBI
In effetti qualche giorno fa l'inquilina del Campidoglio ha avuto qualche tentennamento, raccontano i suoi fedelissimi. Non che si fosse persuasa a mollare la responsabile dell'ambiente, ma perché nel suo inner circle erano ormai in tanti a consigliarle di sostituire la Muraro, per allentare la pressione sulla giunta romana. Le cose sono nuovamente cambiate domenica: l'affondo di Matteo Renzi su ipotetici legami con Mafia Capitale e la risposta della stessa Raggi, con tanto di querele incrociate, hanno irrigidito la prima cittadina della Capitale, convinta che «non si può cedere in questo momento», anche perché sembrerebbe un cedimento di fronte alle parole del premier.

Rifiuti, la rete della Muraro nelle carte di Mafia Capitale

ROMA Da Buzzi a Panzironi e Fiscon, dai contratti d'oro alle intercettazioni. La rete che collega l'assessore Paola Muraro agli imputati eccellenti di Mafia Capitale non era fatta soltanto da relazioni istituzionali, che per la consulente Ama sarebbero state inevitabili, visto il ruolo rivestito fino a due anni fa dai protagonisti dello scandalo giudiziario. Quelle relazioni avvantaggiavano la Muraro, indagata per abuso d'ufficio insieme a Franco Panzironi e Giovanni Fiscon, che riceveva favori dagli ex vertici Ama. La procura sta ancora verificando, ma le maglie di quella rete dovevano essere assai più strette di quanto non sia già emerso perché, nonostante la bufera e le polemiche, nello staff dell'assessore sono finite due persone assunte nella Parentopoli della municipalizzata e licenziate dopo il processo che ha portato alla condanna di Panzironi (cinque anni e tre mesi) e di altri manager Ama. Elena Di Pisa e Gloria Rojo, fedelissima dell'ex ad. Le intercettazioni sono un altro capitolo di questa vicenda e, se nel corso delle indagini su Mafia Capitale la procura non le ha ritenute di rilevanza penale, alla luce dell'indagine che riguarda l'assessore, potrebbero assumere un nuovo significato e raccontare un altro pezzo di questa storia. Non a caso i procuratori aggiunti Michele Prestipino e Paolo Ielo e il pm Alberto Galanti le hanno acquisite, disponendone la trascrizione integrale.
LE CONSULENZE
L'assessore all'Ambiente è consulente di Ama dal 2004 al 2016, per quel periodo risultano compensi per un milione e 136mila euro. Ma c'è un capitolo che riguarda altri incarichi, quelli frazionati, che non rientrano nel conteggio complessivo e, a fronte di un impegno minimo, garantivano all'attuale assessore decine di migliaia di euro. I carabinieri del Noe stanno ancora facendo il punto sul lungo elenco di consulenze che, con la nomina di Panzironi alla carica di ad Ama, crescono nei compensi senza aggiungere nuove mansioni. I contratti, infatti, dopo il 2008, schizzano da 30mila a 80mila euro. Nel 2010 raggiungono i 100mila euro. Accordi di un anno, come referente Ippc per gli impianti di trattamento meccanico biologico di Rocca Cencia e di via Salaria, ma che prevedono anche l'assistenza legale, pagata a prescindere dall'effettivo impegno della professionista. Quanto a Fiscon, l'incarico affidato dall'attuale imputato di mafia capitale, ex dg Ama, prevedeva per Muraro l'assistenza nei processi a spese dell'azienda anche nel caso in cui il Tribunale riconoscesse il dolo del funzionario. Circostanza che renderebbe impossibile ad Ama la rivalsa sui propri dipendenti infedeli. Ci sono poi i contratti satellite degli ultimi anni: quello da 25mila euro per un accesso agli atti in Regione e altri sette, all'esame dei militari, per 500mila euro. Oltre alla consulenza per la bonifica di Ponte Malnome e all'incarico svolto senza una lettera di affidamento, ma ugualmente riconosciuto dall'azienda.
LE TELEFONATE
È da una telefonata del 20 settembre 2013, agli atti di Mafia Capitale, che risulta chiaro come il ruolo di Paola Muraro in Ama non fosse quello di semplice consulente. Perché il ras delle coop Salvatore Buzzi si rivolge proprio all'attuale assessore, chiamandola al cellulare, per chiedere lumi sulla gara da 21,5 milioni per la raccolta dei rifiuti, indetta da Ama. Eppure la Muraro, formalmente non aveva a che fare con gli appalti. Alla maxi commessa concorre il consorzio bolognese Cns, che annovera tra i consiglieri di vigilanza proprio Buzzi. Per la procura, l'accordo prevedeva che, una volta assegnata la commessa, la gestione dei servizi fosse assegnata alle coop. Buzzi vuole sapere a che punto sia la pratica e informare i suoi, a Bologna, sulla richiesta di chiarimenti di Ama. Annotano i carabinieri: «Buzzi chiama Paola Muraro di Ama spa la quale gli riferiva che la richiesta di chiarimenti era stata inviata dal Cns di Bologna, ed entro il giorno dopo alle ore 12 sarebbero dovuti arrivare i chiarimenti, dal momento che la busta B sarebbe stata aperta alle ore 13». Nei giorni precedenti è stata proprio la Muraro, su richiesta di Fiscon, a prendere l'iniziativa, e inviare a Buzzi alcuni sms per fare il punto sulla gara. Ma agli atti ci sono anche tante conversazioni intercettate con Fiscon e Panzironi. É quest'ultimo, diventato presidente di un'altra municipalizzata, a promettere nuovi incarichi alla Muraro.
PARENTOPOLI
Elena De Pisa, una dei 41 assunti per chiamata diretta ad Ama, in barba alla legge Brunetta, e licenziata dopo lo scandalo Parentopoli, a poche ore dalla rimozione era già tornata nella municipalizzata, reclutata dallo «Studio di consulenza ambientale della Muraro». Circostanza immediatamente comunicata all'azienda che autorizza l'ingresso della «collaboratrice» nelle strutture di Rocca Cencia e Salario. La collaborazione va avanti perché adesso, Paola De Pisa fa parte dello staff Muraro. Non è l'unica. Nello staff Muraro c'è anche Gloria Rojo, un'altra dei 41, fedelissima di Panzironi, segretaria dell'ad di Ama. La Rojo era anche azionista di maggioranza della Hgr, società di recupero crediti, creata nello studio legale Sammarco e presieduta da Virginia Raggi.

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