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Pescara, 25/07/2024
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Data: 09/10/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Inceneritore, la Regione a Palazzo Chigi: «All'Abruzzo non serve»

PESCARA Adesso si dicono tutti sorpresi dalla mossa del governo nazionale che, con il Decreto pubblicato il 5 ottobre scorso sulla Gazzetta ufficiale, cala sull'Abruzzo un impianto di incenerimento dei rifiuti che nessuno dice di volere. Aspetto curioso, perché è alquanto improbabile che al tavolo della Conferenza Stato-Regioni non si sia mai aperto l'argomento. Anche perché il Decreto affronta minuziosamente la questione del recupero dei rifiuti urbani sul territorio nazionale, suddividendo i bisogni per macro-aree e singole regioni. Tutto viene riassunto in tre tabelle e in quella C figura appunto l'Abruzzo, assieme a Umbria, Marche, Lazio e Campania tra le località individuate per la realizzazione di nuovi impianti di incenerimento o il potenziamento di quelli già esistenti. E chi ha fornito al governo nazionale i dati sul ciclo dei rifiuti se non le Regioni? Chi ha trattato la partita degli impianti di smaltimento?
SORPRESE Lo stesso Luciano D'Alfonso si dice sorpreso dalla mossa del governo: «Mercoledì sarò a Palazzo Chigi per chiarire tutto e lo farò nell'esclusivo interesse degli abruzzesi». Mario Mazzocca, che in Regione ha la delega all'Ambiente, ha trascorso la giornata di ieri a leggere minuziosamente il Decreto, continuando a scuotere il capo soprattutto su un punto: «Per fare funzionare un inceneritore occorre produrre almeno 100.000 tonnellate di rifiuti. All'Abruzzo ne vengono attribuite 120.000, mentre la nostra regione ne smaltisce meno di 60mila e con il potenziamento della raccolta differenziata questa cifra è destinata a scendere, non a salire». Un impianto che non si reggerebbe neanche sotto il profilo economico-finanziario per il sottosegretario della giunta D'Alfonso: «L'Abruzzo produce una quantità di indifferenziata che si riduce costantemente giorno per giorno, del tutto insufficiente a supportare la produttività di un impianto di incenerimento». A meno che, ammicca Mazzocca, non ci sia dell'altro: «Ad esempio l'interesse di regioni vicine, come il Lazio, alle prese con evidenti criticità nella gestione del sistema dei rifiuti». Teoria che il M5S rispedisce al mittente, con il consigliere regionale Sara Marcozzi che invita ancora una volta Mazzocca ad assumersi le proprie responsabilità: «La Raggi e Roma non c'entrano nulla. La colpa è riconducibile all'inerzia del governo regionale. Dal testo del Decreto si evince facilmente che la previsione di un inceneritore è causata dalla mancata modifica del Piano regionale di gestione dei rifiuti».
Questo, spiega il M5S, è ciò che hanno fatto la Liguria, il Piemonte e il Veneto, riuscendo a scongiurare il pericolo inceneritore già all'atto della presentazione della prima bozza del decreto attuativo: infatti, gli impianti previsti erano 11 e oggi sono scesi a 8. L'Abruzzo avrebbe potuto sfilarsi per tempo e non lo ha fatto, questa l'accusa, mentre adesso tutto si complica. Con la pubblicazione del Decreto, se un privato dovesse presentare in Regione domanda per la realizzazione di un impianto di incenerimento dei rifiuti, l'unico strumento per contrastarlo sarebbe oggi la risoluzione contraria approvata nei mesi scorsi dal consiglio regionale, che varrebbe però ben poco contro l'atto del governo.


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