Un camion dopo l'altro, giorno dopo giorno, mezzi che arrivano, scaricano le macerie del terremoto e via, senza autorizzazioni, senza alcuna verifica e peraltro non in una zona qualsiasi, in un terreno isolato, ma in un'area di 20mila metri quadrati, in un terreno all'interno dell'aeroporto dei Parchi di Preturo. Oltre 300 sversamenti illeciti ripresi dalle telecamere nascoste dallo Sco della Squadra mobile: mattonelle, mattoni, pezzi di tubi, frammenti del dolore dell'Aquila devastata dal terremoto e impastata con la terra con l'obiettivo di realizzare a costo zero l'ampliamento della pista di atterraggio dello scalo aeroportuale. Una discarica a cielo aperto che è andata avanti per mesi.
Ora per questa vicenda il Gup del Tribunale dell'Aquila, Giuseppe Romano Gargarella ha rinviato a giudizio sei le persone: Giuseppe Domizio Musarella, 50 anni, di Reggio Calabria, amministratore unico della società Xpress, società che gestisce l'area aeroportuale di proprietà del Comune; Mario Corridore, 64 anni, ingegnere comunale, referente per l'Ufficio sviluppo della struttura aeroportuale e responsabile del procedimento; Ignazio Chiaramonte, 39 anni, di Reggio Calabria, direttore commerciale della Xpress; Piero Negrini, 33 anni, dell'Aquila, socio accomandatario della società Delta Impianti; Rachele e Antonio Lunari, 25 e 55 anni, di Rieti, amministratore unico e titolare dell'omonima ditta individuale di autotrasporti.
A vario titolo i sei indagati devono rispondere di traffico illecito di rifiuti speciali in discarica abusiva. In particolare Musarella, Corridore e Chiaramonte «ricevevano i materiali facendoli scaricare nella zona Nord dell'aeroporto di Preturo», mentre Negrini e i due Lunari sonio accusati «di aver trasportato e scaricato i rifiuti speciali». Secondo l'accusa, l'operazione illecita avrebbe permesso alle aziende un ingiusto profitto di 36mila euro, corrispondente al risparmio delle spese che avrebbero dovuto sostenere per lo smaltimento illecito dei rifiuti e all'utilizzo illecito degli stessi rifiuti per la realizzazione a costo zero della Resa (Runway End Safety Area), area di sicurezza di fine pista che ha lo scopo di ridurre il rischio di danni agli aeromobili e quindi ai loro occupanti che dovessero arrivare troppo corti in atterraggio o uscire di pista in decollo o in atterraggio prescritta dall'Enac (Ente nazionale per l'Aviazione Civile). Secondo l'accusa, all'arrivo dei detriti, invece di farli verificare, risparmiavano e sversavano direttamente nel terreno dell'aeroporto.
I DANNIIl Comune dell'Aquila (rappresentato dall'avvocato Domenico De Nardis) si è costituito parte civile, chiedendo il risarcimento quantificato in 550 mila euro non solo per il danno all'immagine ma anche per l'impossibilità da parte dell'amministrazione comunale di «portare a conclusione l'opera pubblica di allungamento della pista aeroportuale, essenziale per lo sviluppo del territorio». Il processo è stato fissato per il mese di maggio del nuovo anno.
Infine verrà definita martedì prossimo,sempre dal Gup Gargarella, in sede di udienza preliminare nei confronti di 6 indagati, accusati di turbativa d'asta nell'aggiudicazione della prima parte (33 milioni di euro) del mega appalto per la realizzazione dei nuovi sottoservizi del centro storico con la costruzione nel solai dei sottoservizi intelligenti.