ROMA Niente tasse per chi investe nelle imprese italiane invece che in titoli di Stato o in altre obbligazioni. La spinta all'economia italiana nel 2017 dovrebbe arrivare anche da questa misura che già in primavera era stata inserita nel cosiddetto piano Finanza per la crescita e ora viene travasata direttamente in legge di bilancio. La novità sui cosiddetti Piani individuali di risparmio (Pir) si affianca quindi alla proroga del super-ammortamento (che diventa iper al 250 per cento per le imprese che innovano in linea con il piano Industria 4.0), al rinnovo con ulteriori modalità dell'eco-bonus, al rifinanziamento del fondo centrale di garanzia per l'accesso al credito delle piccole e medie imprese, alla detassazione del salario di produttività, estesa nell'importo fino a 4 mila euro mentre il limite di reddito per essere ammessi al beneficio sale da 50 mila a 80 mila euro.
LE STIME
Il debutto dei Pir nasce da un'esigenza annosa del mondo produttivo italiano ed in particolare delle piccole e medie imprese che non hanno la possibilità di quotarsi in Borsa o di emettere obbligazioni classiche: trovare un canale di finanziamento alternativo a quello bancario. Per convogliare in questa direzione una parte del risparmio degli italiani, che attualmente trovano certamente meno appetibili i titoli di Stato, il governo offre l'incentivo dell'esenzione dall'imposta sui rendimenti, che per cedole delle obbligazioni ordinarie è pari al 26 per cento.
Nello schema messo a punto già nei mesi scorsi la soglia entro la quale scatterebbe la detassazione era fissata a 30 mila euro l'anno, fino ad un massimo di 150 mila nel corso del tempo. Mentre le aziende per essere ammesse a questo tipo di finanziamento dovranno avere un fatturato non superiore ai 300 milioni. In base alle stime fatte dal ministero dell'Economia e da quello dello Sviluppo economico la massa di risparmio che si dirigerebbe verso le imprese può arrivare a 10 miliardi.
Un altro tipo di detassazione, non totale ma comunque è interessante, è quella riservata al cosiddetto salario di produttività. Si tratta delle voci di stipendio non fisse ma legate in vario modo agli aumenti di produttività: possono essere premi individuali ma anche somme derivanti da accordi aziendali. Su questi importi viene applicata un'imposta sostitutiva del 10 per cento al posto della più alta aliquota marginale Irpef. Per il 2016 la quota massima di retribuzione ammessa alla detassazione era fissata a 2.000 euro, incrementabili a 2.500 in caso di appositi accordi aziendali. Per il prossimo anno il limite sale a 4.000 euro, quindi sostanzialmente raddoppia. Finora poi potevano usufruire di questa possibilità solo coloro che avevano un reddito fino a 50 mila euro, il prossimo anno il tetto arriverà a 80 mila permettendo quindi di includere una fascia più ampia di lavoratori.
Per quanto riguarda gli interventi sulle pensioni, ieri il premier ha confermato le indiscrezioni relative all'entità della penalizzazione per chi volontariamente sceglie di andare in pensione anticipata con il meccanismo del prestito (Ape): «Sarà del 5% all'anno. In tre anni è poco meno del 15%» ha detto.
Tra le misure confermate per il prossimo anno c'è anche il bonus cultura destinato ai diciottenni (che relativamente al 2016 sta faticosamente debuttando in questi giorni) finanziato con 270 milioni invece dei 290 previsti finora.
L'IMPEGNO
Il valore delle misure destinate a spingere lo sviluppo è destinato ad aumentare nel 2018 e nel 2019. E questo ha spinto il governo a lasciare in vigore per quegli anni gli aumenti Iva, la cui entrata in vigore viene di fatto rinviata nel tempo. Il ministro Padoan nel corso dell'audizione parlamentare di ieri ha detto però che anche queste clausole saranno rimosse, in un momento successivo. Al momento quindi restano in piedi incrementi dell'imposta del valore aggiunto per 10,5 miliardi nel 2018 e 19,9 nel 2009: per vederli scongiurati occorrerà aspettare un altro anno.