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Pescara, 25/11/2024
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Data: 13/10/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, uscire in anticipo sarà meno costoso. Più flessibilità e 14esime, così la nuova previdenza. Sì al deficit al 2,4%

ROMA Le ultime nebbie dovrebbero diradarsi domani, dopo un incontro decisivo tra il governo e i sindacati. Ma la novità più interessante, l'ha già preannunciata Matteo Renzi, spiegando che per i prepensionamenti volontari attraverso l'Ape, il prestito pensionistico, che sarà inserito in manovra, il costo della penalizzazione non sarà superiore al 5% annuo. Lasciare il lavoro in anticipo, insomma, sarà più vantaggioso di quanto le simulazioni circolate nelle scorse settimane lasciavano presupporre, con costi stimati fino al 7-8% l'anno. Il meccanismo dell'anticpo ormai è noto fin nei suoi dettagli. In via sperimentale, per i prossimi due anni, chi è nato tra il 1951 e il 1953 potrà lasciare prima il lavoro rispetto alla normale età di pensionamento, ossia 66 anni e 7 mesi, fino ad un massimo di tre anni e sette mesi. Questo significa che si potrà andare in pensione, con il meccanismo del prestito, a 63 anni compiuti. Lo si potrà fare ottenendo dalle banche (ma erogato dall'Inps) un assegno pagato per 12 mesi all'anno pari al 95% della futura pensione. Una volta raggiunti i 66 anni e 7 mesi, quel prestito andrà restituito in tredici rate mensili ogni anno per i successivi 20 anni. Siccome c'è da pagare un interesse alle banche (il 2,5%) e un'assicurazione in caso di premorienza (1%), la somma finale da rimborsare è più alta della semplice quota capitale presa a prestito. Proprio per invogliare i lavoratori ad utilizzare il meccanismo, il governo ha deciso di mettere un tetto massimo del 5% al peso della rata sulla pensione. Significa che se una persona incasserà una pensione di mille euro al mese, pagherà al massimo 50 euro se l'anticipo è di un anno, 100 se è di due anni e 150 se è di tre anni. Probabilmente, per tenere la rata così bassa, il governo dovrà farsi carico, attraverso delle detrazioni fiscali, di una parte degli interesse da restituire al settore bancario a meno di non ottenere un significativo sconto sul tasso applicato.

LE ALTRE STRADE Le altre due gambe del progetto sono l'Ape sociale, che per i disoccupati di lungo corso e per i lavoratori con disabili a carico, azzererà il rimborso della rata fino a 1.300 euro di reddito. E, infine, c'è l'Ape aziendale. Le imprese che vorranno ristrutturare sfoltendo il personale, potranno anticipare i pensionamenti facendosi carico del prestito. Il pacchetto pensioni vale sei miliardi in tre anni, 1,6 dei quali soltanto il primo, ed è inserito in un capitolo della manovra, quello ribattezzato «nuove politiche» del valore complessivo di 3,15 miliardi di euro.
Ieri intanto, il Parlamento ha dato il via libera alla nota di aggiornamento del Def e ha autorizzato il governo ad innalzare il deficit fino a un massimo del 2,4% nel 2017 per interventi di natura eccezionale legati al terremoto e all'emergenza migranti. Sabato il governo presenterà la manovra e contemporaneamente dovrà inviare alla Commissione Europea il documento programmatico di bilancio. Dalla maggioranza stanno arrivando molte pressioni affinché in questo documento il governo porti la stima del deficit al 2,2%. Ieri c'è stato un vertice tra Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan in cui si è discusso di questa e di altre questioni legate alla manovra. Alla fine il governo potrebbe decidere di rivedere l'indebitamento al rialzo anche per non andare in Europa con una traumatica rottura con l'Ufficio di Bilancio.

Più flessibilità e 14esime, così la nuova previdenza

ROMA L'intero pacchetto è stato ribattezzato «nuove politiche». Contiene tre capitoli: le pensioni, i contratti pubblici e il capitale umano, ossia la detassazione del salario di produttività. Dei 3,15 miliardi di euro che il governo ha deciso di destinare a questo pacchetto, la metà, circa 1,6 miliardi, andranno a finanziare le novità in materia di previdenza. A cominciare dalle misure sociali, prima fra tutte l'aumento delle quattordicesime, che da sole valgono 700 milioni di euro di maggiore spesa. Chi percepisce un assegno fino a 750 euro al mese, già oggi incassa una mensilità extra pagata a luglio, che varia 336 euro a 504 euro a seconda degli anni per i quali si sono versati i contributi. Queste quattordicesime saranno aumentate del 30%. Significa che l'assegno massimo salirà fino a circa 650 euro. Chi invece ha un reddito da pensione tra i 750 euro e i 1.000 euro mensili, e dunque oggi è escluso dal beneficio della quattordicesima, inizierà a incassarla. Ma l'importo sarà pari a quello delle vecchie quattordicesime, senza la maggiorazione del 30%.
Un altro punto caratterizzante del pacchetto previdenza, sarà la possibilità di cumulare gratuitamente i contributi versati in gestioni diverse. Questo permetterà di anticipare la pensione.
IL MECCANISMODal meccanismo rimarranno però escluse le casse professionali. Inoltre, per i dipendenti pubblici, la liquidazione del Tfs, il trattamento di fine servizio, avverrà solo al momento della maturazione dei requisiti precedenti al cumulo. Siccome il Tfs viene liquidato 24 mesi dopo l'uscita dal lavoro, il ritardo prima di ottenere la liquidazione potrebbe salire anche a 4-5 anni. C'è poi il capitolo dedicato ai lavori usuranti. Innanzitutto verrà permesso di uscire prima in base alle vigenti norme, anche se nell'ultimo anno non si è più svolto il lavoro usurante. Ma la loro via d'uscita privilegiata, dovrebbe essere quella dell'Ape social, il prestito pensionistico con rimborso delle rate a carico dello Stato.
Questo scivolo sarà sicuramente consentito ai disoccupati senza più ammortizzatori, ai lavoratori disabili e ai lavoratori con un disabile a carico. Ma si sta definendo anche una platea di lavori «gravosi» che potrebbero ottenere l'Ape social: dagli edili, agli infermieri fino alle maestre d'asilo.
Alcuni nodi ancora da sciogliere rimangono anche per i cosiddetti «lavoratori precoci», coloro che hanno iniziato la loro attività in età giovanissima. Per quelli che hanno cumulato almeno 52 settimane di contributi prima dei 19 anni di età, verrà riconosciuto un bonus che permetterà di lasciare il lavoro con 41 anni di versamenti. Sempre sul versante sociale c'è anche l'innalzamento della «no tax area», il limite di reddito al di sotto del quale il pensionato non è tenuto a pagare tasse. La soglia sarà portata a 8.125 euro, sostanzialmente in linea con quella in vigore per i redditi da lavoro. Una misura che avrà un impatto sui conti di circa 260 milioni di euro.

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