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Data: 13/10/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia verso la svolta con nuovi azionisti

ROMA Si rafforza la presenza dei banchieri doc nella cabina di pilotaggio di Alitalia per preparare la fase 2 della gestione Etihad che potrebbe coinvolgere nuovi partner. Lunedì 24 sarebbe previsto il board presieduto da Luca Cordero di Montezemolo e, secondo quanto risulta al Messaggero, dovrebbe procedere alla cooptazione di Gaetano Miccichè e Federico Ghizzoni. Il primo, presidente di Banca Imi, prende il posto di Paolo Andrea Colombo, vicepresidente di Intesa Sanpaolo, dimessosi da pochi giorni: per Miccichè si tratta di un rientro a bordo visto che è già stata consigliere tre anni fa. Ghizzoni sostituisce Jean Pierre Mustier che ha preso in luglio il suo posto alla guida di Unicredit e ha lasciato l'incarico nella compagnia aerea quasi subito per concentrarsi nel rilancio di piazza Gae Aulenti. I due istituti sono il primo e il terzo azionista di Alitalia Cai: Intesa con il 20,59%, Unicredit il 12,99% e hanno già speso rispettivamente 300 e 150 milioni. Cai attraverso Midco, ha il 51% della società aerea della quale Etihad possiede il 49%, acquisito a partire da gennaio 2015.
Nonostante l'impegno e l'expertise del socio di Abu Dhabi che ha partecipazioni in altre sette compagnie aeree internazionali, anche in conseguenza della conflittualità interna ai piloti dell'Anpac che hanno bloccato i voli il 22 settembre con un'iniziativa di «pura follia» come l'ha bollata l'ad Cramer Ball, i conti non tornano. E anche se James Hogan continua a ritenere il ritorno all'utile nel 2017, Alitalia deve disegnare una nuova rotta per consolidare la prospettiva. Di qui la necessità di un nuovo piano che venga sostenuto da capitali freschi facendo nascere il dilemma. I soci italiani guidati dalle banche non ne vogliono sapere di sopportare altri oneri dopo che, per aprire le porte ad Etihad, ad agosto 2014, hanno varato una manovra di 1,7 miliardi, dei 995 milioni sotto forma di aumento di capitale.
Quindi se i soci italiani non sono disponibili a spendere ancora, vogliono approfittare di una delle finestre che a breve si aprono all'interno del patto parasociale che unisce Cai a Etihad e prevede un lock-up a cinque anni al quale non è vincolato Poste. In caso di volontà di disimpegno e/o di nuovo aumento, i soci di Cai possono proporre l'ingresso di altri partner che non siano compagnie aeree a condizione che ci sia il gradimento di Etihad. Ecco perchè l'ingresso di due banchieri di alto profilo con solide rapporti e capacità relazionali va collegato alla ricerca di nuovi alleati necessari per far fronte alle esigenze patrimoniali. Alitalia avrebbe chiuso il primo semestre in rosso, sembra superiore al budget e per fine anno, la perdita, secondo una cifra che gira tra i soci di Cai, potrebbe superare i 300 milioni.
Quanto serve di nuovo capitale non è stato ancora definito, ma potrebbe essere necessaria un'iniezione di 250-300 milioni difronte alla quali, Etihad avrebbe fatto sapere di tirare fuori il corrispettivo di 122-147 milioni. La stessa cosa non può dirsi per Cai. E pur potendo gli arabi non possono versare di più non potendo salire in maggioranza (lo vietano le norme europee che non permettono a un vettore extra comunitario di avere il controllo).

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