L’AQUILA Subito il tavolo richiesto. Altrimenti scatterà la mobilitazione. Lo ha deciso l’assemblea degli ex lavoratori del polo elettronico che attendono di essere ricollocati dall’Accord Phoenix. Ma il vero protagonista della riunione è stato il sindaco Massimo Cialente, seppur non presente. Le sue dichiarazioni di qualche giorno fa non potevano passare inosservate: «I sindacati devono fare i sindacati», ha affermato il sindaco, »cioè difendere i diritti dei lavoratori, ma senza condizionare le scelte imprenditoriali e senza mettere a rischio l’azienda, altrimenti non c’è più lavoro». La reazione di Fim, Fiom e Uilm non si è fatta attendere: «il sindaco deve fare l’arbitro e non schierarsi», hanno sottolineato i tre rappresentanti di categoria ai lavoratori, «e dopo la nostra presa di posizione piuttosto dura ci aspettavamo di essere convocati dal primo cittadino, per poter spiegare le nostre ragioni. Invece Cialente ha difeso a spada tratta l’azienda, dimostrando anche di conoscere nel dettaglio numeri e figure professionali assunte. E’ il sindaco degli aquilani, non il portavoce dell’Accord Phoenix. Per chi non l’avesse seguita, riassumiamo la vicenda: Fim, Fiom e Uilm hanno firmato una nota in cui accusavano di improvvisazione gli imprenditori dell’Accord che, nella fase di insediamento del sito per lo smaltimento di rifiuti elettronici all’interno dello storico polo elettronico, non starebbero rispettando gli accordi, che prevedevano la riassunzione degli operai ex Finmek, Fida, Intercompel e P&A Service. La dirigenza ha replicato, poi sono intervenuti il consigliere comunale dell’opposizione Giorgio De Matteis, annunciando un’interrogazione parlamentare, e il sindaco, con accuse a De Matteis, ma anche ai sindacati. «Questo progetto industriale, per scelta politica», ha spiegato Alfredo Fegatelli della Fiom, «aveva un fine sociale, cioè il recupero dei lavoratori del polo elettronico. Ora l’azienda sta assumendo anche altro personale, senza aver previsto un percorso di formazione e riqualificazione all’interno del bacino da cui attingere. Ci spieghino perché, allora, hanno rifiutato circa 300 curriculum esterni». Secondo Clara Ciuca della Uilm, «è un diritto-dovere del sindacato far emergere i problemi che si ravvisano: noi abbiamo sollevato dei dubbi su come si sta conducendo l’avvio della fabbrica, esprimendo timori sulla consistenza del piano industriale. Chiediamo risposte, per rispondere a nostra volta a chi ci chiede lavoro». Giampaolo Biondi della Fim sollecita la partecipazione al tavolo di Invitalia: «Sappiamo che a dicembre verrà erogata all’azienda l’ultima tranche del finanziamento pubblico e vogliamo sapere se è tutto in regola. Deve esserci anche il commissario Gianluca Vidal, che ha concesso parte dell’immobile a patto che venisse ricollocato il personale ex Finmek».