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Pescara, 25/07/2024
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Data: 14/10/2016
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Venti di crisi - Regione: nuova crisi per D'Alfonso, Di Matteo contesta con Abruzzo Civico. Assessore dem con Gerosolimo-Olivieri; anche Paolucci per il rimpasto

L’AQUILA - Venti di crisi tornano a soffiare pericolosamente in seno al centrosinistra che governa la Regione Abruzzo.

A poco più di un anno dall’azione pubblica di forte critica all’operato e alle modalità di gestione del lavoro da parte del presidente, Luciano D’Alfonso, sono ancora i due consiglieri regionali di maggioranza di Abruzzo civico, il peligno Andrea Gerosolimo, assessore regionale al Lavoro, e il chietino Mario Olivieri, presidente della commissione Sanità, a denunciare di nuovo situazioni e modi di fare che a loro dire non vanno affatto.

Insieme ai due civici, sull’Aventino è salito un esponente di spicco del Partito democratico, l’assessore regionale ai Lavori pubblici Donato Di Matteo, consigliere regionale della dalfonsiana Pescara che da tempo è in rotta con il governatore.

È proprio il nome, di rilievo, di Di Matteo l’unica differenza con la precedente ‘messa in mora’, quando il terzo contestatore era Luciano Monticelli del Pd, pedina determinante di una crisi sfociata in 3 mesi di blocco dell’attività amministrativa e politica, rientrata solo dopo il rimpasto di Giunta con l’ingresso di Gerosolimo al posto di Mario Mazzocca (Sinistra ecologia libertà), diventato sottosegretario alla Presidenza della Giunta messo a disposizione per “ordini di scuderia’ dal consigliere regionale dem Camillo D’Alessandro.

Sul banco degli imputati, ora come allora, il governatore D’Alfonso, ritenuto anche dai suoi della maggioranza invadente e accentratore.

A lui viene imputata “la mancanza di confronto e di condivisione delle scelte”, ma sotto la lente di ingrandimento e della critica è finita anche la gestione del Consiglio regionale da parte del presidente, Giuseppe Di Pangrazio.

I ribelli fanno sul serio e chiedono “un tempestivo impulso da parte di D’Alfonso affinché ci coinvolga positivamente nelle scelte della Regione”.

La nuova ondata critica, a quasi due anni e mezzo dall’inizio del mandato, è stata ufficializzata con una lettera firmata dai tre consiglieri regionali fatta recapitare al presidente che, secondo quanto si è appreso, è andato su tutte le furie.

Molto pesanti le rivendicazioni, anche rispetto a un anno fa: oltre alla “solita” denuncia per una cronica carenza di collegialità e condivisione delle scelte, “ci sono decisioni importanti prese senza confronto”, salta all’occhio l’attacco alla gestione del Consiglio da parte di Di Pangrazio, esponente di avezzano del Pd.

“In tanti episodi - scrivono i tre aventiniani - l’Aula non è stata gestita nel migliore dei modi”.

Dopo l’intervento critico fatto in un’intervista rilasciata ad AbruzzoWeb da parte del consigliere di maggioranza e presidente della commissione Bilancio Maurizio Di Nicola, marsicano del Centro democratico, è la prima volta che tre esponenti del centrosinistra mettono nero su bianco critiche all’inquilino dello scranno più alto di palazzo dell’Emiciclo.

A tale proposito, da settimane si parla, soprattutto nei corridoi del palazzo e con dichiarazioni a taccuini chiusi, di una mozione di sfiducia che, però, non è stata mai presentata.

C’è chi vede in questa sortita un nuovo impulso alla sostituzione di Di Pangrazio, eletto con 26 voti, per la quale servono 16 voti sui 31: considerando che le opposizioni possono contare su 13 seggi, ne servirebbero tre del centrosinistra.

Ma al taglio, che avrebbe del clamoroso, di Di Pangrazio, è contrario il governatore che, pur non avendo avuto sempre buoni rapporti con il collega del Pd, fratello di Gianni, sindaco di Avezzano, non vuole creare un grave incidente politico per il centrosinistra.

Anche se, secondo quanto si è appreso, non sarebbe stato contrario a un cambio con l’odiato Di Matteo alla presidenza del Consiglio e un Di Pangrazio in Giunta.

Le altre criticità denunciate nella lettera, tra le altre cose, sono riferite al piano sociale, all’assegnazione di fondi per il dissesto idrogeologico, alla posizione della Regione rispetto al piano di messa in sicurezza delle autostrade A24 e A25 da parte del concessionario, l’abruzzese e amico di D’Alfonso, Carlo Toto.

E ancora, il piano di riordino delle rete ospedaliera, le condizioni degli ospedali, tra cui quello di Atessa (Chieti), la questione delle guardie mediche rimaste aperte nel Teramano e chiuse da tempo in altre province.

E infine, il flop dell’Abruzzo Open Day Winter sul turismo di qualche giorno fa a Roma, progetto di promozione turistica dal 26 ottobre al 2 novembre “che doveva portare risultati strepitosi”, ma ha un po’ deluso.

Non si sa quale sarà l’evoluzione di questa uscita: per ora i contestatori chiedono l’intervento tempestivo di D’Alfonso.

Sicuramente ci saranno incontri ufficiali, ma soprattutto informali. Un anno fa, i tre ribelli hanno impedito lo svolgimento del Consiglio regionale, per le cui sedute c’è bisogno di 16 consiglieri: senza i tre la maggioranza diventa di 15.

La prima puntata di questo duro braccio di ferro ci sarà nella riunione convocata per martedì 18 ottobre.

Una questione che si incrocia con i desiderata su un altro “tagliando” della Giunta con un secondo rimpasto che D’Alfonso non vuole, a differenza del giovane assessore alla Sanita e al Bilancio Silvio Paolucci, per il quale in effetti serve una scossa.

Certamente è il sintomo che la campagna elettorale per la primavera del 2019 è già cominciata, ammesso che, con la smania dalfonsiana di approdare a Roma come parlamentare e, nei suoi sogni rivelati, ministro, le cose non si anticipino ulteriormente.

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