1. Ape agevolata senza penalizzazioni: con «volontaria» 4,5% in meno
L’anticipo di pensione (Ape) potranno chiederlo dal prossimo maggio coloro che hanno compiuto 63 anni. Sono previste due forme di Ape. La prima è «agevolata»: un «reddito ponte» a carico dello Stato, senza penalizzazioni per importi fino a 1.350 euro lordi. Ne hanno diritto disoccupati con 30 anni di contributi, chi svolge attività gravose da almeno 36 anni, invalidi e lavoratori con disabili a carico. L’Ape volontaria prevede invece penalizzazioni pari al 4,5% medio per ogni anno di anticipo
2. Rendita integrativa e anticipo erogato dai fondi specializzati
Il lavoratore che sceglierà di andare in pensione in anticipo, oltre all’Ape, potrà utilizzare, se ha un fondo di previdenza complementare, anche la Rita, ovvero la Rendita integrativa temporanea anticipata. Potrà cioè chiedere che sia il fondo a erogargli in parte o in tutto l’anticipo di pensione, godendo di una tassazione agevolata del 15% che per gli iscritti di lungo corso potrebbe scendere ulteriormente. Per potere beneficiare della Rita bisognerà avere gli stessi requisiti di età e contributi previsti per l’Ape
3. Corsia preferenziale per i «precoci» (impiegati prima dei 18 anni)
I lavoratori impiegati in attività cosiddette usuranti (notturne o particolarmente pesanti) e i precoci, cioè quelli che hanno almeno 12 mesi di contributi versati prima dei 18 anni, potranno accedere all’Ape agevolata sociale con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, se disoccupati, disabili o appartenenti alle categorie del lavoro gravoso. Verranno inoltre rimosse per i precoci le penalizzazione previste per chi va in pensione anticipata prima dei 62 anni
4. Quattordicesima, aumento del 30% e 1,2 milioni di beneficiari in più
La platea dei beneficiari della quattordicesima salirà a 3,3 milioni di persone (da 2,1 milioni) attraverso un aumento del 30% dell’importo per chi già la riceve (ovvero i pensionati fino a 750 euro al mese) e una estensione della platea fino a 1.000 euro mensili. I nuovi importi oscilleranno, in base agli anni di contributi versati, tra 437 e 655 euro per gli attuali beneficiari e tra 336 e 504 euro per i nuovi arrivati. Sale a 8.125 euro, come per i lavoratori dipendenti, la no tax area per i pensionati
5. Iva, per un anno nessun incremento. Ma nel 2018 servono 10 miliardi
L’aumento dell’Iva resta congelato per il 2017, ma non per gli anni successivi. La manovra che sarà varata oggi stanzia 15,1 miliardi di euro per impedire il primo scatto delle aliquote. Nel 2017 quella ordinaria sarebbe dovuta salire al 24%, e quella agevolata al 12% (per poi salire al 25,5 e al 13% nei due anni successivi). Per ora resteranno ferme al 22 e al 10% , ma dal 2018 il problema si riproporrà. Nel bilancio è previsto un maggior gettito di 10,5 miliardi di euro, che salgono a 19,6 miliardi nel 2019
6. Lotta all’evasione con la voluntary, gettito aggiuntivo per 8,5 miliardi
Gran parte delle coperture della manovra arriverà da nuove entrate e dalla lotta all’evasione. Gli 8,5 miliardi di gettito aggiuntivo sarebbero ottenuti con una nuova «voluntary disclosure» per il rientro dei capitali dall’estero (2,6 miliardi), una nuova spinta sulla fatturazione elettronica tra privati, ma soprattutto dando come acquisti in permanenza i maggiori incassi Iva. Con lo Stato che versa a se stesso l’Iva sulle fatture dei fornitori, il gettito è cresciuto di 4 miliardi nel 2015 e di quasi 5 tra gennaio e agosto di quest’anno
7. Imprese, giù l’Ires l’Ace si attenua Nuovi incentivi per gli investimenti
Dal 2017 l’Ires, l’imposta sul reddito delle imprese, scenderà dal 27,5 al 24%, che diverrà anche l’aliquota «piatta» per il reddito di imprese individuali e società di persone. Per favorire gli investimenti in beni strumentali sarà rafforzato il super-ammortamento, ci saranno incentivi per la ricerca, il rifinanziamento del Fondo centrale di garanzia e della Legge Sabatini. Verrà invece ridotto il sostegno garantito dall’Ace, l’aiuto alla crescita delle imprese, con una riduzione dell’aliquota degli utili non distribuieti deducibile dal reddito
8. Tagli definiti per 2,6 miliardi A rischio 1 miliardo sulla Sanità
I tagli di spesa previsti fin qui dalle tabelle del ministero dell’Economia si limitano ad appena 2,6 miliardi nel 2017. Anche se nel conto presentato da Pier Carlo Padoan al Parlamento figurano 7,2 miliardi di “ulteriori coperture” non specificate. Si dà per scontata una nuova stretta sugli acquisti centralizzati, ma quasi certamente si arriverà a incidere anche sulla Sanità. Il Fondo sanitario, 111 miliardi quest’anno, salirebbe solo di un miliardo, e non due, come previsto: un aumento, ma anche un risparmio contabile di un miliardo