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Pescara, 25/07/2024
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Data: 21/10/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Verso le amministrative - Candidato sindaco: spunta la Pezzopane. Tutto è legato all’esito del referendum di dicembre. Se vince il sì da prima cittadina potrebbe tornare in senato

L’AQUILA C’è un’incognita che aleggia sulla scelta del candidato sindaco del Pd: il referendum costituzionale di dicembre. E così, mentre l’establishment del partito assicura che il nome sarà scelto con le primarie, non appare affatto scontato se le consultazioni riguarderanno l’intera coalizione o soltanto il Partito democratico. Dalla riunione di qualche settimana fa era emerso l’orientamento a voler condividere con gli alleati quanto più possibile programmi e percorsi, ma sarà l’esito del referendum, come si bisbiglia nei corridoi dei palazzi comunali, la vera circostanza dirimente. Se dovesse vincere il “No” lo scenario è tutto da immaginare, senza escludere probabili ripercussioni sulla scena politica nazionale. Se vincesse il “Sì”, e quindi si concretizzasse la riforma dell’assetto parlamentare (con un senato formato da un sindaco per ogni regione, un rappresentante per ogni provincia autonoma, 74 consiglieri regionali e cinque senatori nominati dal presidente della Repubblica), il nome che potrebbe spuntare dal cilindro è quello di Stefania Pezzopane. In caso di elezione la senatrice aquilana se la dovrebbe comunque vedere con altri sindaci abruzzesi interessati a tentare l’esperienza capitolina, ma c’è chi le annette discrete chance di poter tornare a Palazzo Madama, considerato che la scelta dovrà tenere conto di una serie di equilibri a livello regionale. Ipotesi per il momento, scenari di cui si parla negli ambienti politici di centrosinistra e anche di centrodestra dove, inutile negarlo, si spera nella diaspora delle forze che attualmente governano la città. Del resto, lo stesso centrodestra, al momento, non sembra molto compatto visto che da più voci si leva l’invito a ritrovare l’unità. Anche la decisione di andare alle primarie di coalizione, o percorrere quelle di partito è una scelta tutt’altro che scevra da rischi e complicazioni. Fare le primarie di coalizione significherebbe doversi presentare con un solo nome, per poter dare anche agli alleati la possibilità di sottoporre i loro candidati al giudizio della base. E questo comporta che sarà molto difficile fare quadrato su un solo prescelto, con l’inevitabile delusione di altri. Primarie di partito, invece, significherebbe individuare una rosa di aspiranti candidati, e non è affatto scontato che coloro che inevitabilmente usciranno sconfitti dalla competizione decidano di appoggiare il vincitore, anche se è dello stesso colore politico. Uno scenario che riguarda tanto il centrodestra quanto il centrosinistra, con l’incognita del Movimento 5 Stelle che, al contrario, sembra aver ritrovato compattezza dopo la riunione di alcune settimane fa. Su internet, tuttavia, sono ancora visibili i siti dei meet up cittadini (con tanto di commenti e prese di distanza), che contestavano la senatrice Blundo. E poi c’è l’Udc, che non sa ancora con chi correrà, ma che vuole esserci in questa tornata elettorale, all’interno della quale intende riportare i valori cattolici dei centristi moderati.

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