ROMA Il ring del grande scontro tra Pd e 5 stelle è pronto. E già sembra di sentire le grida che, dentro e fuori Montecitorio, i grillini rivolgeranno ai democrat: «Vergogna! Ladri! Difensori della castaaaa!!!». Oggi in aula alla Camera arriva il disegno di legge pentastellato («La nostra bomba atomica!», così la chiamano) sul dimezzamento degli stipendi dei parlamentari e ci sarà, si fa per dire, da divertirsi. Il voto domani, con Beppe Grillo e alcuni attivisti sugli spalti e sulla piazza tutti gli altri a dare manforte ai loro deputati impegnati a dimostrare che loro i soldi agli onorevoli li vogliono diminuire, mentre il Pd li vuole mantenere come prima. Matteo Renzi, consapevole della pericolosità della partita, ieri ha deciso di fare la prima mossa. Lanciando una proposta nell'intervista a Lucia Annunziata su RaiTre: «L'indennità dei parlamentari va calcolata sulla base delle presenze in aula». Ovvero: chi ci sta di più guadagna di più, chi ci sta di meno guadagna di meno.
L'AVVERSARIO
La proposta di risparmio valida erga omnes ha un obiettivo polemico immediato: Luigi Di Maio. Nell'anticipo del ring, insomma, a ingaggiare battaglia sono il premier e l'aspirante premier a cui Matteo dà dell'assenteista. Renzi: «Di Maio, ad esempio, ha il 37 per cento delle presenze in aula e allora diamogli il 37 per cento dell'indennità». E ancora: «I 5 stelle giocano a fare i puri ma sono come tutti gli altri». Renzi se la prende con Di Maio anche perché il vice-presidente grillino della Camera, poco prima, intervistato da Maria Latella su SkyTg24, non aveva fatto altro che punzecchiare il capo del governo: «Renzi venga a Montecitorio e faccia votare la proposta di Roberta Lombardi sugli stipendi che fa risparmiare agli italiani 87 milioni ogni anno». E ancora: «La riforma del Senato fa risparmiare 50 milioni di euro ma ci sono voluti due anni per approvarla. Noi, in tre ore di discussione alla Camera e in tre ore al Senato possiamo far risparmiare ai cittadini quasi il doppio». Renzi contrattacca: «I 5 stelle buttano la palla in corner quando sono in difficoltà. La loro proposta, nel merito, rischia di non funzionare. Perché ai parlamentari, invece di dare l'indennità piena, non la diamo per le effettive presenze in aula?».
Proprio nell'aula di Montecitorio, oggi e domani, per il Pd non sarà facile opporsi al dimezzamento degli stipendi degli onorevoli senza dare l'impressione di difendere la casta. Oltretutto in diretta tivvù. La presenza di Grillo sul loggione renderà ancora più aspra la battaglia. «Se mi dessero il permesso, dalla tribuna degli ospiti scenderei giù nell'emiciclo per abbracciarvi uno per uno», così dice il leader e comico nel suo videomessaggio rivolto ai parlamentari 5 stelle.
Di Maio sarà in prima linea ma proprio lui in fatto di soldi e di spese eccessive è costretto a difendersi in queste ore. Per non dire degli attacchi politici («Protagonismo esasperato») che gli rivolgono i suoi colleghi dell'ala ortodossa in rivolta: Fico e tanti altri. La discesa a Roma di Grillo serve pure a blindare, ma chissà fino a quando, Giggino.
PREVISIONI
La proposta dei 5 stelle naturalmente non passerà, visti i numeri a Montecitorio. Ma a loro interessa l'incasso politico: ovvero dimostrare che il Pd difende la vita agiata e i lussi degli inquilini del Palazzo, mentre i portavoce del popolo arrabbiato vogliono dare un taglio ai privilegi e ai soprusi della casta. «Martedì, data del voto, sarà una giornata storica», annuncia Grillo dal blog: «Si metterà finalmente fine alle porcate del Palazzo».
In verità, più che una giornata storica, sarà l'ennesimo passaggio - molto arroventato - della disputa sul referendum costituzionale. Nella quale lo storytelling molto grillino della semplificazione, della riduzione delle poltrone e quindi dei costi della politica, dell'abolizione degli enti esosi come il Cnel se l'è presa Renzi. Dunque - questo il tam tam di reclutamento per la grande battaglia d'aula sul dimezzamento degli stipendi - occorre reagire riconquistando una bandiera assai pop.