ROMA Tagliare gli stipendi dei parlamentari? «Il governo condivide l’idea di ridurre i costi della politica ma l’importante è vedere come, io partirei dalle presenze e per esempio Di Maio...». Duello a distanza tra Matteo Renzi e Luigi Di Maio sulla proposta di legge targata M5S che oggi approda a Montecitorio. Da giorni il blog di Grillo accusa il Pd di fare melina per rinviare il via libera ai tagli degli stipendi degli onorevoli, una proposta votata in rete dai simpatizzanti M5S. Ma Renzi non ci sta. E prova a rilanciare. «Il Pd è favorevole ma dipende come si fa: io faccio la mia controproposta, diamo l’indennità in base alla presenza, Luigi Di Maio per esempio ha il 37% delle presenze», dice. Renzi, ospite di In Mezz’ora, provoca il Movimento cinque stelle. Alla Camera martedì a tifare per il sì dell’aula ci sarà anche Beppe Grillo, insieme a molti militanti grillini sollecitati a venire a Roma per chiedere di approvare la legge che, come ha ribadito ieri Luigi Di Maio dagli studi di Sky, potrebbe far risparmiare agli italiani 87 milioni di euro all’anno. Molto più di quanto si risparmierebbe con la fine del bicameralismo se vincesse il Sì al referendum il prossimo 4 dicembre, secondo i calcoli dei pentastellati. «Se Renzi tiene tanto ai soldi dei cittadini venga in aula e inviti la maggioranza a votare la legge presentata da Roberta Lombardi», dice Luigi Di Maio ospite di Maria Latella. Una provocazione che Renzi accetta. Fino a un certo punto però. «Di Maio e Di Battista prendono il doppio di quello che prendo io come presidente del Consiglio, quindi se Di Maio fa il 37% di presenze perché si deve prendere l’indennità intera? Invece di inventarsi la missione, la presenza istituzionale... I 5stelle giocano a fare i puri ma sono uguali a tutti gli altri», sentenzia il premier. Oggi è fissato l’incontro con l’Anm, l’associazione nazionale magistrati. Un altro fronte aperto per palazzo Chigi. «Noi abbiamo messo più soldi sulla giustizia, abbiamo fatto il processo digitale. Che scioperino, ma facciano le sentenze». In tv il segretario del Pd torna anche ad attaccare il fronte del No. «Ciascuno si tiene i propri endorsement, c’è chi si tiene D’Alema e chi si tiene Obama», dice Renzi tornando sulla recente visita alla Casa Bianca. «Si parla di referendum del Sì e del No ma molti ignorano la domanda», insiste il premier davanti alla Annunziata, sfoggiando una mossa alla Berlusconi, ovvero tirar fuori un cartoncino bianco con stampato in nero il quesito referendario. Renzi insiste su tutti i motivi per i quali il 4 dicembre bisogna votare Sì. Drammatizzando un concetto: «Il No è per sempre». E nel mirino c’è anche Pier Luigi Bersani, dopo che l’ex segretario del Pd aveva definito «norma Corona» il condono contante poi sparito dal decreto fiscale. «Una definizione da esperti di birra», ha ironizzato Renzi, richiamando uno scatto fotografico che ritraeva Bersani avanti a una birra a un tavolino di un bar. Una battuta che ha fatto infuriare la minoranza del Pd. Siamo «al dileggio», attacca Federico Fornaro. «Bersani esperto di birre? Meditate gente meditate e al referendum votiamo No», scrive su Twitter Migel Gotor richiamando una celebre frase di Renzo Arbore. Altrettanto ironico Pippo Civati. «Stasera per solidarietà a Bersani mi bevo una birra, una Peroni che non c’entra con Peronismo eh...».