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Pescara, 25/11/2024
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Data: 25/10/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Costi della politica - Lombardi: «Tagliamo subito le indennità. Il Pd dovrà scegliere». Intervista alla parlamentare 5Stelle, la sua proposta in Aula «Ridurre il trattamento economico a deputati e senatori»

ROMA «In tv Renzi fa propaganda mentre in Aula i suoi fanno melina». Sui costi della politica e gli stipendi dei parlamentari, il M5S sfida il Pd a votare la sua legge. L’obiettivo di Grillo è di mettere all’angolo Renzi obbligandolo a confrontarsi con la proposta di Roberta Lombardi: taglio dell’indennità a 3.000 euro netti e poi rimborsi, rendicontati scontrino alla mano. Ieri è partita la discussione generale alla Camera con l’epilogo probabile di un ulteriore ritorno in commissione. Oggi in Aula si dovrebbe cominciare a votare con Beppe Grillo e gli attivisti in tribuna e davanti a Montecitorio per incalzare il partito democratico. Roberta Lombardi, primo capogruppo M5S della legislatura, è la firmataria e relatrice mancata della proposta che taglia il trattamento economico di deputati e senatori. Lombardi, però la politica costa, l’ha detto pure lei: vi siete accorti anche voi che i volontari non bastano? «È vero ma una cosa è il lavoro volontario dei militanti, dei cittadini che è a costo zero. Altro livello è di chi fa politica per professione, protempore, dove ci sono dei costi come in qualunque altro lavoro, i rimborsi, ma direi che 3.000 euro è un signor stipendio». Eppure ci sono alti dirigenti dello Stato che hanno un tetto di 240mila euro l’anno. Le due cifre non sono paragonabili. «Magari fosse un tetto vero, invece è stato aggirato spesso. Noi diciamo che un lavoro fatto bene deve essere pagato ma la politica, da Monti fino ad oggi ha chiesto dei sacrifici a tutti, sempre pronta a prendere ma mai a dare il buon esempio. Se abbassiamo il loro stipendio, magari si avvicinano ai problemi e i bisogni reali dei cittadini». Renzi ha polemizzato con Di Maio, accusandolo di assenteismo, dice che alla fine siete uguali agli altri e rilancia: indennità in base alle presenze. «Evidentemente non hanno argomenti, non è credibile, anzi forse non è più il segretario del Pd perché quello che dicono i suoi in commissione invece va in direzione contraria e difendono l’indennità sostenendo che è uno status del parlamentare». Voi davvero eravate disposti al compromesso? «Da relatore avevo individuato due principi: riduzione e trasparenza sui rimborsi. Ho detto discutiamo, ragioniamo su diversi parametri e arriviamo a un testo base condiviso. E invece…». Vi dicono: discutiamone dopo perché il vostro è un trucco per coprire i guai interni. «Intanto il calendario lo decidono loro. Noi da tre anni ci siamo già ridotti i nostri stipendi destinandone una parte a favore delle micro imprese in un fondo gestito dal ministero dello Sviluppo economico. 18 milioni di euro sono lì e non sono chiacchiere». Sostengono che c’è poco tempo e la legge di Bilancio incombe. «Invece sarebbe un’ottima occasione, 87 milioni l’anno potrebbero coprire molte iniziative. La verità è che il fantastico mondo di Renzi si ferma il 4 dicembre». Vi sfidate sui costi ma sullo sfondo c’è lo scontro sul referendum, giusto? «Se incentrano tutta la campagna referendaria sui costi della politica, noi rispondiamo che la nostra proposta non taglia diritti e contrappesi costituzionali e fa risparmiare molto di più: 87 milioni l’anno. Se chiedete a un cittadino se preferisce stravolgere la Costituzione o tagliare gli stipendi ai parlamentari, la risposta è semplice».

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