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Pescara, 25/07/2024
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Data: 25/10/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Lo scontro a montecitorio. M5S: «Difendete la casta». I dem: «Fate demagogia»

ROMA «Il Pd ci deve dire cosa vuole fare sulla nostra proposta sul taglio delle indennità. Per noi va votata il prima possibile. Se vogliono modifiche sono ben accette se invece vogliono rimandare il testo in commissione significa affossare tutto e tenersi il malloppo». Nel giorno in cui inizia la discussione a Montecitorio del ddl M5S per dimezzare le indennità dei parlamentari, Luigi Di Maio si rivolge direttamente al presidente del Consiglio per sapere se i suoi hanno intenzione di votare a favore del provvedimento o meno. Per i 5 Stelle si tratta di una delle battaglie più importanti da quando sono entrati in Parlamento e su cui intendono concentrare la campagna elettorale in vista del referendum. Nel vivo della proposta si entrerà oggi. La seduta di ieri, con all’ordine del giorno la discussione generale, si è infatti conclusa senza bagarre o contestazioni varie. In un’aula di Montecitorio praticamente deserta (presenti in massa solo i deputati 5 Stelle e quelli di Sinistra Italiana, pochi i deputati del Pd, deserti i banchi del centrodestra) sono andate in scena le schermaglie tra i pentastellati che accusano i dem di voler difendere i privilegi della “casta” e gli esponenti del Pd che vedono solo proposte “demagogiche”. Il M5S parla di “giornata storica” e invita gli attivisti a scendere in piazza oggi alle 15 davanti Montecitorio. Mentre Grillo, che è già arrivato nella Capitale e che oggi siederà nella tribuna degli ospiti alla Camera, in un nuovo post corredato da una sua foto vestito da frate, rinnova il suo appello ai dem a votare la legge: «Renzi è stato sordo al nostro appello, per questo mi rivolgo direttamente ai parlamentari del Pd e di tutti partiti: lasciatevi andare a uno slancio di generosità e votate la legge del Movimento 5 Stelle per dimezzare il vostro stipendio. In cambio riceverete gli abbracci dei cittadini e il mio personale. Fate quel che è giusto. Siate generosi. I cittadini vi guardano, non deludeteci». I 5 Stelle ce la faranno? Di fatto il ddl Lombardi approda in Aula senza relatore e con un carico di un centinaio di emendamenti, in sostanza con pochissime possibilità di passare al primo colpo. La maggioranza ha i numeri e di sicuro oggi sarà rispedito in commissione. Ma Renzi dovrà fare i conti con le ricadute mediatiche dell’operazione grillina in piena campagna referendaria. E il botta e risposta con Di Maio continua. Il vicepresidente della Camea, in un post su Facebook, si rivolge direttamente al premier che a In mezz’ora di Lucia Annunziata lo aveva accusato di assenteismo, con “il 37% di presenze in Aula”, proponendo allora di tagliare gli stipendi in proporzione alle assenze. «Va benissimo» replica Di Maio «però si parte dalla base dello stipendio dimezzato, perché oggi già esiste una norma per cui se non partecipi a una giornata di voti ti tolgono 250 euro, però se il tuo stipendio base è 10mila euro lordi più rimborsi, capirai che 250 euro che ti tagliano sono relativi...». E anche sul dato personale di Di Maio Renzi avrebbe detto un’inesattezza: «In realtà io ho solo il 12% di assenze. Quando non voto, mi trovo o a presiedere o a svolgere un’altra serie di funzioni che mi vedono in missione».

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