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Data: 26/10/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Furbetti del cartellino al Comune di Sulmona. Finisce sotto inchiesta più o meno la metà dei dipendenti del municipio. Ecco i retroscena dell’inchiesta: il ciclista con il caschetto e la spesa al mercato durante l’orario di ufficio. Usciva dal lavoro per incontri galanti con la sua amante

SULMONA Un uragano giudiziario si è abbattuto da ieri sul Comune di Sulmona. Quasi la metà dei dipendenti, su un totale di 135, è finita sotto inchiesta per assenteismo. Circa il 35% del totale della forza lavoro dell’ente, numeri che danno l’esatta dimensione del fenomeno, che secondo gli investigatori, sarebbe radicato negli anni. Le accuse ipotizzate a vario titolo dalla procura della Repubblica di Sulmona sono di truffa aggravata e false attestazioni o certificazioni nell’utilizzo del badge da parte di dipendenti pubblici. Della vicenda è stata interessata anche la Procura regionale della Corte dei Conti dell’Aquila per il recupero dei compensi illecitamente percepiti. Le indagini svolte dalla Guardia di finanza della compagnia di Sulmona, coordinate e dirette dal sostituto procuratore Stefano Iafolla e dal procuratore Giuseppe Bellelli, hanno consentito di rilevare, in un arco temporale ampio di circa sette mesi, gravi irregolarità che sarebbero state commesse da parte dei dipendenti. Le posizioni di un’altra dozzina sono ancora sotto osservazione. In particolare gli indagati si allontanavano, senza alcuna giustificazione, dal posto di lavoro subito dopo aver registrato la loro presenza mediante il badge. Erano soliti assentarsi per tornare nella propria abitazione per consumare il pasto, sbrigare faccende personali e trascorrere parte del tempo al bar e a fare spese. Alcuni si assentavano dal posto di lavoro in modo prolungato e ingiustificato, più volte al giorno; altre volte, con la complicità del collega presente in ufficio, ovvero con la connivenza di altro personale esterno al Comune, registravano l’inizio o la fine del servizio pur essendo assenti, consentendo ai colleghi di raggiungere in netto ritardo l’ufficio e di allontanarsene in largo anticipo; alcuni dipendenti hanno prodotto comunicazioni e giustificazioni, per iscritto o verbalmente, attestando falsamente la presenza in servizio, ovvero di inizio e fine servizio; hanno fruito di buoni pasto di cui non avevano diritto. Insomma, oltre ad arrivare tardi al lavoro ottenevano anche il beneficio economico del buono pasto. E su questo fronte d’indagine entrerebbero anche tre dirigenti comunali, che risulterebbero indagati per omesso controllo. Le indagini condotte anche grazie ad una minuziosa attività di video-registrazione effettuata con telecamere installate nel perimetro di alcune sedi di servizio comunali, supportate da ulteriori attività di riscontro, quale analisi dei tracciati dei cartellini magnetici, pedinamenti, appostamenti ed osservazione dei soggetti interessati. Addirittura, in qualche caso, ad alcuni dei soggetti allontanatisi dal posto di lavoro ingiustificatamente, è stata controllata la regolare emissione degli scontrini fiscali a seguito degli acquisti fatti, assentandosi dal posto di lavoro. Le risultanze investigative sono state successivamente poste in correlazione con i turni riportati nei prospetti mensili di ciascun dipendente ed acquisite in Comune. Un’inchiesta molto difficile e complicata che gli uomini del tenente Luigi Falce sono riusciti a chiudere tra tantissime difficoltà rischiando anche di essere scoperti dai dipendenti comunali finiti sotto tiro, che venivano seguiti dalle Fiamme gialle in ogni spostamento fuori dal posto di lavoro.

Ecco i retroscena dell’inchiesta: il ciclista con il caschetto e la spesa al mercato durante l’orario di ufficio. Usciva dal lavoro per incontri galanti con la sua amante

SULMONA Lasciava il suo posto per incontri galanti con l’amante. Incontri che duravano anche per molte ore. Un’altra volta trovava il tempo per recarsi al mercato, e noncurante di incontrare gente conosciuta, faceva tranquillamente shopping tra le bancarelle di piazza Garibaldi. In qualche occasione anche insieme a qualche collega d’ufficio. Un altro dipendente, dopo aver timbrato il cartellino, tornava frettolosamente a casa per curare gli affari di famiglia. Sono alcuni degli episodi più eclatanti scoperti dalla Guardia di finanza nel corso dei sei mesi d’inchiesta che hanno portato alla luce un radicato sistema di assenteismo nel Comune di Sulmona. Più o meno la metà dei dipendenti utilizzava l’orario di lavoro per affari personali o per svolgere le più disparate attività: frequentare la palestra, andare a parlare a scuola per controllare l’andamento scolastico dei propri figli o tornare nella propria abitazione per svolgere faccende di casa, rimaste arretrate dai giorni precedenti. Un altro dipendente lasciava la sua stanza per curare un’attività a conduzione familiare. Il video registrato dalle telecamere della Guardia di finanza ha trasmesso immagini che hanno provocato la ferma condanna dei cittadini. Un video che a molti dipendenti non lascia scampo. Molti, tra dipendenti e funzionari, si sono riconosciuti nel video diramato dalle Fiamme gialle girato nel corso dei sei mesi d’inchiesta. Alcuni, davanti all’evidenza delle immagini hanno anche pianto, non nascondendo la forte preoccupazione per i provvedimenti che potrebbero arrivare da parte del Comune e dalla Corte dei Conti. Provvedimenti che il sindaco ha già annunciato di voler prendere nei confronti dei dipendenti cosiddetti “infedeli”. Ha fatto scalpore l’immagine di una dipendente che timbrava il cartellino di arrivo al lavoro coprendosi con l’ombrello aperto per nascondere, sospettano gli investigatori, il numero delle timbrature. E ancora un altro comunale che “striscia” frettolosamente il cartellino indossando un casco per bici, per poi tornare indietro e andare via. Immagini eloquenti che hanno provocato la ferma reazione degli utenti dei social. Commenti e parole molto dure con invettive nei confronti dei presunti assenteisti rimproverati di comportamenti riprovevoli assunti solo perché titolari di posti pubblici. Gli internauti sostengono infatti che se avessero lavorato per conto di aziende private questa condotta i dipendenti del Comune non l’avrebbero mai potuta avere. «Sarebbe ora che chi non ha voglia di lavorare......lasci il posto a chi può farlo», scrive Claudio Oldena su Facebook, «nel rispetto di chi paga per i vari servizi messi a disposizione del cittadino onesto». «Era ora che si cominciasse a fare pulizia considerando tutti i padri di famiglia che non hanno un lavoro», aggiunge Mirella Teti. «Sono quegli stessi dipendenti che quando il cittadino ha bisogno anche solo di un’informazione sbuffano, perché magari hanno fretta di andare a fare la spesa», conclude un altro degli utenti social. Da ieri mattina, appena circolata la notizia, la città ha reagito con un moto generale di sdegno verso i dipendenti infedeli

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