Dieci anni senza vedere la luce. Con bilanci chiusi sempre in rosso. Un rosso pesante: oltre 1 miliardo bruciato. E un debito complessivo che schizza esercizio dopo esercizio fino a superare un conto a nove zeri: 1,3 miliardi certificati al 31 dicembre del 2015. Un buco nero nelle casse dell'Atac che col tempo ha portato l'azienda capitolina dei trasporti pubblici a un passo dal baratro del fallimento. Oggi ancor più d'attualità dopo l'avvio di un'operazione che potrebbe portare all'arrivo di un commissario straordinario indicato da Palazzo Chigi così come richiesto da un ordine del giorno bipartisan passato l'altro giorno in Senato. Opzione su cui il Campidoglio a trazione 5 Stelle ha già messo in chiaro di non volerne sapere.
Resta il fatto che dal 2006 in poi gli esercizi finanziari dell'Atac chiudono sempre in perdita. Con l'annus horribilis che è arrivato nel 2010 quando la fusione di Atac Spa con Trambus e Met.Ro Spa fa registrare il passivo record di 319 milioni. Da allora in poi l'andamento dei conti è altalenante, ma sempre con la costante del rosso. Il 2010 è dunque l'anno di rottura per Atac. A seguito della fusione i dipendenti diventano oltre 11mila unità.
LA SITUAZIONE L'indebitamento netto passa da 173,9 milioni euro a 345,4 milioni. I costi del personale salgono a oltre 575 milioni l'anno. Il bilancio di esercizio 2010 si chiude con una perdita di 319,1 milioni di euro. L'anno dopo il rosso è di 179 milioni. Nel 2012 si scende ancora fino a 156 milioni. Nel 2013 un leggera impennata fino a 219 milioni. Poi di nuovo un trend decrescente: 141,3 milioni nel 2014, che nel 2015 diventano 79,1. Il resto è storia più recente. Il 2016 si sta chiudendo con dati preoccupanti. La proiezione del passivo di quest'anno, ossia la differenza tra ricavi e costi, secondo alcune fonti interne all'azienda potrebbe aggirarsi, come tendenziale, attorno ai 120 milioni. Proiezione pessimista che prende atto di 50 milioni di crediti inesigibili. C'è chi invece riposiziona il rosso a meno della metà. Ma c'è anche un problema di interessi che l'Atac ormai è costretta a pagare alle banche: interessi anche del 4,60 per cento. Un quinquennio da dimenticare, dunque quello 2010-2015, per la partecipata del Campidoglio. Ma anche i bilanci ante-2010, quelli ante maxi-fusione sono in chiaroscuro. Più scuro che chiaro.
ANTE-2010 Anche dal 2006 al 2009 le perdite sono puntuali. Lo dicono gli schemi del bilancio che comprendono le risultanze economiche e patrimoniali di Trambus S.p.A., Trambus Electric S.p.A., Trambus Engineering S.r.l. e Met.Ro.S.p.A. e nel contempo includono le risultanze economiche di tutte le attività svolte da Atac. Andando a ritroso: l'esercizio 2009 chiude con un risultato negativo di 91,2 milioni di euro. L'anno precedente si era registrato un -82,8 milioni. Ancora. Il bilancio chiuso al 31 dicembre del 2007 presenta una perdita netta di 93,9 milioni di euro, inferiore di circa 29,2 milioni rispetto a quella registrata nell'esercizio precedente (- 24%).
E quindi il debito complessivo. Pari a 1,5 miliardi nel 2014, ridotto a 1,3 a fine 2015. Un'esposizione di 182 milioni verso le banche (di cui 11 esigibili oltre i 12 mesi), di 325 milioni verso i fornitori, di 477 verso gli enti controllanti. Il Campidoglio ha da poco congelato il debito di 429 milioni che l'azienda ha nei suoi confronti rinviando di due anni il piano di rientro dell'azienda. Una boccata d'ossigeno per un malato che comunque continua a versa in condizioni gravissime.