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Pescara, 25/07/2024
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Data: 27/10/2016
Testata giornalistica: Il Centro
«Non siamo tutti dei fannulloni». Sulmona, viaggio nel Comune degli assenteisti, l’ira di chi lavora seriamente. Le storie: il ragioniere senza titolo e il raccomandato dalla qualifica inventata. Le reazioni in città. «E ora licenziateli tutti e assumete i giovani». Nessun garantismo e tanta rabbia: se la legge esiste, a casa tutti senza pietà

SULMONA C’è una sorta di muro invisibile in Comune. Una barriera che divide i buoni dai cattivi. Quelli che hanno sempre fatto il proprio dovere e gli altri che consideravano il lavoro in Comune un optional rispetto alle attività e agli impegni strettamente personali. «Tanto alla fine del mese lo stipendio è sempre assicurato». E questo muro è diventato ancora più percepibile ed evidente da martedì mattina con i dipendenti, quelli “buoni”, che non riescono a mandare giù il boccone amaro di essere finiti sulle cronache nazionali, e di essere additati da tutti come persone che non fanno il proprio dovere, che rubano i soldi dello stipendio. Tanto che ieri mattina qualcuno non ce l’ha fatta più a trattenersi invitando chi di dovere a tirare fuori i nomi dei dipendenti assenteisti. «Non è possibile che qui si faccia di tutta l’erba un fascio», andava ripetendo per l’intera mattinata un dipendente comunale tra i più ligi al dovere. «Tutti sapevano tutto ma nessuno ha mai avuto il coraggio di parlare», ha rivelato un altro sottolinenando di non voler comparire sui giornali per possibili ritorsioni dei colleghi. «Soprattutto i politici che nel corso degli anni hanno favorito questa situazione con l’assunzione di persone che gli garantivano parecchi consensi elettorali, chiudendo gli occhi davanti alle cattive abitudini di dipendenti che hanno fatto da sempre quello che gli pareva». Un altro ancora ha rivelato il caso di un collega che sarebbe stato distaccato a Sulmona da un altro ente di un’altra città con una qualifica inventata. Insomma, un diplomato del liceo classico che sarebbe diventato di colpo ragioniere senza mai frequentare alcun corso tecnico-commerciale. E altri casi di vigili urbani trasferiti negli uffici a districarsi nel traffico delle determine e e delle delibere. Insomma, il problema dell’assenteismo non sarebbe altro che la punta di un iceberg che nasconderebbe tantissime altre violazioni di legge tollerate da sempre nel comune di Sulmona. Intanto il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Sulmona, Giuseppe Bellelli, getta acqua sul fuoco e invita tutti a evitare conclusioni affrettate: «Al momento è ancora prematuro affermare quale sia la portata del fenomeno e non è il caso fare dei numeri. Stiamo esaminando le posizioni di tutti i dipendenti attenzionati e solo tra qualche settimana, dopo aver valutato attentamente ogni singolo caso, potremo dire se ci sono state violazioni e quali e quanti dipendenti del Comune sono coinvolti. Posso dire che l’inchiesta non è chiusa ed è ancora presto per tirare le somme». Nel frattempo anche gli amministratori comunali provano a mostrare i pugni imponendo ai dipendenti comunali nuove regole, sicuramente più restrittive. A partire dall’uso del telefonino personale che è consentito solo per necessità assoluta e urgente, come pure utilizzare per motivi personali il telefono di servizio. Altra prescrizione riguarda l’uso strettamente personale del badge che attesta la presenza in servizio e qualsiasi movimento del dipendente, sempre però autorizzato dal dirigente, evitando di violare norme penali e di incorrere in sanzioni anche disciplinari e contabili. Anche la pausa caffè è consentita ma solo quando l’orario di lavoro superi le sei ore. Per rimediare ad assenze temporanee, ma pur sempre assenze dal proprio ufficio, la circolare impone anche la presenza in ufficio durante gli orari di ricevimento del pubblico. È accaduto anche spesso che alcuni cittadini abbiano trovato stanze vuote in orari di sportello o addirittura sbarrate le porte di alcuni uffici. L’organizzazione del lavoro, comprese le ore di straordinario, sono rimesse al potere decisionale dei dirigenti. Pugno di ferro dell’amministrazione comunale anche sul diritto dei dipendenti ai buoni pasto, uno dei punti più importanti sul quale la Guardia di finanza ha puntato il proprio mirino nell’inchiesta. «Il buono pasto è corrisposto ai dipendenti che prestino attività lavorativa al mattino con prosecuzione nelle ore pomeridiane, con una pausa non superiore a due ore e non inferiore a trenta minuti», si legge nella circolare, «poiché nel Comune di Sulmona sono previsti due rientri pomeridiani, il lunedì e il giovedì, in detti giorni è riconosciuto il buono pasto ai dipendenti aventi diritto. Al di fuori dei giorni suddetti, poiché la medesima disciplina si applica anche nei casi di attività per prestazioni di lavoro straordinario o per recupero, verrà riconosciuto il buono pasto solo se il lavoro straordinario o quello prestato per recupero sia stato preventivamente autorizzato dal dirigente di riferimento».


Le reazioni in città. «E ora licenziateli tutti e assumete i giovani». Nessun garantismo e tanta rabbia: se la legge esiste, a casa tutti senza pietà

SULMONA Al bar, in ufficio, per telefono, in strada e nella case. Ovunque in città non si parla d’altro che dell’inchiesta della Guardia di finanza che ha stanato 46 furbetti del cartellino al Comune di Sulmona. Sui cellulari e sui monitor dei pc scorrono senza sosta le immagini del video diramato dalle Fiamme gialle in cui gli statali assenteisti sono intenti a fare shopping, la spesa o colazione al bar in orario di ufficio. E in città è già scattata la corsa all’indovina chi timbra il cartellino per due o tre volte di seguito. Molti sono stati già scoperti in una realtà abbastanza piccola in cui ci si conosce più o meno tutti. E il sentore comune, parlando con le persone, stando in strada fra la gente, è quello della scoperta dell’acqua calda. Nel senso che la gran parte delle persone racconta di un mal costume diffuso, che da anni si ripeteva sotto gli occhi di tutti. Nello stesso tempo, però, il garantismo sembra non albergare da queste parti e la richiesta unanime è quella della linea dura. Come Stefano Ranucci che da libero professionista invoca un repulisti generale. «Io spero in un licenziamento in tronco», dice, «per fare spazio a chi vuole lavorare». Il tema su cui quasi tutti si arrovellano, infatti, è proprio quello del privilegio di un posto fisso in una zona in forte crisi occupazionale da anni. «Se la legge esiste, a casa tutti senza pietà», rincara Vincenzo Amabile, «spazio ai giovani». C’è anche chi invoca una nuova selezione pubblica. «Che si faccia un nuovo concorso così si sostituiscono i furbetti», suggerisce Gabriella Esposito, dipendente Asl. La gran parte dei cittadini, però, chiede a gran voce i nomi dei professionisti del cartellino truccato. Come fa Max Barretta dal suo parrucchiere in corso Ovidio. «Vogliamo tutti i nomi», invoca, «così da poterli riconoscere con certezza certi soggetti». E mentre il video fa il giro dei cellulari e si scommette su chi sia l'impiegato di turno, c'è anche chi sottolinea la scarsa furbizia dei protagonisti. «Vergognoso», commenta Antonio Ludovico, libero professionista, «e poi devono essere proprio dei geni, come se non si sapesse che oggi le telecamere le mettono ovunque». Nel frattempo, i protagonisti del “cortometraggio” sul caso Sulmona stanno facendo il giro del web e dei media nazionali.



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