PESCARA «Rimasi molto turbato dalla richiesta dell'assessore De Fanis e decisi di parlarne con un amico, il pm Gennaro Varone, con il quale condividevo la passione per la musica, e lui mi esortò a presentare querela». Sono passati tre anni ma Andrea Mascitti, l'ex imprenditore dello spettacolo che con la sua denuncia innescò l'inchiesta “Il Vate” su presunte tangenti nella cultura, ricorda bene i momenti salienti della vicenda che gli ha cambiato la vita. Ha dovuto abbandonare la sua professione e non sono mancate le difficoltà: «Nell'ambiente non mi rispondono più. Ora per vivere faccio il benzinaio». Con la forza di volontà ha superato i momenti bui e ieri è salito sul banco dei testimoni dell'aula 1 del Tribunale, ripetendo ai giudici le accuse a suo tempo messe a verbale dagli uomini del Corpo forestale dello Stato. «Non riuscendo ad organizzare il premio Nascimbeni con il sostegno del Comune di Orsogna, decisi di rivolgermi all'assessore Luigi De Fanis. Nel corso del primo incontro illustrai l'evento all'assessore, che sembrò apprezzare e parlammo anche di cifre. Presentai un preventivo indicativo di circa 20mila euro. Poi fui richiamato da De Fanis per discutere dei dettagli. Lui iniziò a cancellare alcune voci dal budget e disse che ci voleva una somma per lui, di 4mila euro, che gli servivano per la campagna elettorale». Ad ascoltare in aula il racconto di Mascitti ci sono anche tutti gli imputati: De Fanis, seduto in prima fila; il rappresentante legale dell'associazione Abruzzo Antico Ermanno Falone e la responsabile dell'Agenzia per la promozione culturale della Regione Rosa Giammarco. Manca solo l'imprenditore Antonio Di Domenica. Mascitti è un fiume in piena: «Durante quell'incontro l'assessore mi disse chiaramente che o si faceva in quel modo o non si poteva fare». Il giorno dopo Mascitti presentò querela, rivolgendosi alla Forestale su indicazione di Varone. Una denuncia che fece scattare le indagini della Procura e che poi si arricchì di un altro episodio. «L'assessore», ricorda Mascitti, «mi chiese di prendere parte all'organizzazione di un evento della Regione al Salone del Libro di Torino che sulla base delle mie previsioni sarebbe costato circa 2.500 euro, ma De Fanis mi chiese di arrivare fino a 4.400 euro, spiegando che ci saremmo presi 1.000 euro a testa». Un'altra testimonianza chiave è quella di Michele Brunozzi, assistente capo della Forestale, che, rispondendo ad una specifica domanda del pm Anna Rita Mantini, afferma che dall'intercettazione di una telefonata tra l'ex assessore e la sua ex segretaria-amante Lucia Zingariello è emerso che De Fanis «sapeva di essere sottoposto a indagine». Da chi ha saputo l'ex assessore di essere indagato? Ha chiesto il pm. «Da Chiodi e Venturoni in una riunione di partito ad Atri», risponde Brunozzi. Poco prima anche Mascitti aveva detto ai giudici che De Fanis e Zingariello, «nel corso di alcune telefonate con un linguaggio in codice, mi avevano detto di stare attento perché eravamo tutti intercettati». Sul banco dei testimoni sarebbe dovuta salire anche l'ex segretaria, ma Zingariello, che ha già patteggiato un anno e 11 mesi di reclusione, non si è presentata per motivi di salute. Ascoltati anche gli assistenti capo della Forestale Monica Marinelli e Claudio Sarracino. Si torna in aula il 23 novembre.