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Pescara, 25/07/2024
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Data: 28/10/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Furbetti del cartellino a Sulmona: ipotesi di interruzione di pubblico servizio

Potrebbe configurarsi anche l'ipotesi di reato di interruzione di pubblico servizio al Comune di Sulmona. Perché l'assenza reiterata e contestuale di più o addirittura tutti gli addetti in un solo ufficio, non sembra fosse cosa rara nei palazzi municipali (tanto quelli di San Francesco, quanto quelli dell'ex caserma Pace). E' una delle ipotesi al vaglio della magistratura che, d'altronde, ha molto da lavorare per valutare la corposa documentazione depositata nell'informativa della guardia di finanza: tabulati delle presenze, riscontri sul campo, ma anche e soprattutto ore ed ore di immagini registrate da quando, nel febbraio scorso (il giorno successivo alla caduta del sindaco Giuseppe Ranalli), alcuni finanziari travestiti da tecnici dell'Enel piazzarono le telecamere nascoste per monitorare l'uso delle timbra-cartellino. Come dopo una scossa di terremoto, intanto, ora si aspetta l'onda dello tsunami, come ha definito lo stesso sindaco Annamaria Casini l'inchiesta della guardia di finanza sui furbetti del cartellino. Sui social e per strada, d'altronde, non si parla d'altro e il quesito più ricorrente è quando sarà fatta giustizia e quando i dipendenti infedeli saranno puniti. Chi si aspettava una epurazione lampo, però, dovrà aspettare, perché, nei fatti, la notizia di infedeltà non è stata ancora ufficialmente comunicata ai dirigenti e al sindaco che, in base alla legge Madia, dovranno poi applicare entro quarantotto ore (ma il termine non è perentorio) le pesanti sanzioni disciplinari previste: sospensione, licenziamento, danni.
LE POSIZIONI Ci vorrà del tempo: il sostituto procuratore della Repubblica Stefano Iafolla, titolare dell'inchiesta, dovrà infatti ora valutare la posizione di ciascun indagato e decidere, dopo aver emesso un avviso di garanzia e approfondite le prime difese (che siano memorie o interrogatorio) chi dovrà passare dalla posizione di indagato a quella di imputato, ovvero per quanti dei 46 indagati sarà chiesto il rinvio a giudizio. Certo è che non basteranno le giustificazioni che già girano per i corridoi del Palazzo, come quella che la timbratura di più cartellini era una sorta di servizio di gruppo per cui, pur essendo in ufficio, veniva incaricato un collega di strisciare i badge di più persone. Si tratta comunque di una falsa attestazione spiega Iafolla e, questo, è di per sé sufficiente, al di là dei risvolti penali, per l'applicazione delle misure disciplinari previste dalla legge Madia. Diverso è per l'imputazione della truffa ai danni dello Stato, dove, dice la legge, deve comunque essere riscontrato un apprezzabile danno, anche se non è nei fatti quantificato. Comunque, stando alle prime indiscrezioni, l'inchiesta fatta dalla guardia di finanza, porterà al taglio di più di qualche testa: almeno una decina rischiano il posto di lavoro, con tre, quattro posizioni particolarmente gravi riferite a dipendenti che in servizio stavano una, due ore al giorno anziché le sei previste. Tutto questo in un Comune che troppo spesso non dà risposte ai cittadini e si perde nei meandri della burocrazia anche per le pratiche più semplici.


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