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Pescara, 25/07/2024
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Data: 01/11/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Scuole, chiusura fino a sabato in quasi tutti i comuni del teramano. I problemi più gravi al Forti e al Pascal. Per le verifiche Comune e Provincia chiedono tecnici alla Protezione civile. Palazzine Ater nuove e già disastrate. A Colleatterrato basso 25 famiglie costrette ad abbandonare le case inaugurate due anni fa: «Ci sono crepe ovunque»

TERAMO Le scuole resteranno chiuse fino a sabato in quasi tutta la provincia. E' questa la decisione presa dalla maggior parte dei sindaci soprattutto per consentire le verifiche in corso sulle strutture colpite dal sisma domenica mattina. A Teramo il primo cittadino Maurizio Brucchi ha comunicato la scelta, concordata con il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino e notificata al prefetto Graziella Patrizi, nel corso di un incontro tenuto ieri pomeriggio con i dirigenti scolastici. I controlli sugli edifici di proprietà del Comune e che accolgono studenti sono stati già avviati. «Abbiamo controllato circa la metà delle scuole e sono risultate agibili», ha annunciato il sindaco, «in alcune sono necessari piccoli interventi ma per ora non sono emersi problemi gravi». Si tornerà in classe lunedì anche nei dodici comuni della Val Vibrata e una disposizione analoga dovrebbe essere adottata anche nei centri dell'entroterra. Ad Atri il primo cittadino Gabriele Astolfi deciderà oggi, all'esito delle verifiche tecniche sulle strutture. Resta da vedere la situazione nei comuni costieri. Il sindaco di Giulianova Francesco Mastromauro ieri ha firmato un'ordinanza che sospende le attività didatiche fino a domani. Il provvedimento, dunque, non si applica al personale non docente che dovrà presentarsi regolarmente nelle scuole. Protesta una dipendente Ata di Giulianova. «Perché dobbiamo presentarci solo noi?», domanda, «la nostra sicurezza non vale come quella di studenti e insegnanti?». All'università, riprenderà da domani solo l'attività degli uffici, compresa la segreteria degli studenti. Il campus di Coste Sant'Agostino, dunque, ospiterà come da programma concorsi, convegni, discussioni di tesi e altre iniziative simili. La didattica, invece, ripartirà lunedì anche nella struttura di Piano d'Accio. L'ospedale veterinario resterà a disposizione fino a sabato come area di ricovero notturno per gli studenti e per i cittadini segnalati dal Coc. Di conseguenza l'attività clinica della struttura è limitata alla sola emergenza. Controlli sono stati avviati anche dalla Provincia nelle scuole superiori. Al momento le situazioni più critiche riguardano gli istituti tecnici "Forti" e "Pascal". In 28 aule e negli uffici amministrativi, tra entrambi gli edifici, sono stati riscontrati problemi anche se non di tipo strutturale. Ulteriori danni sono stati rilevati nel Convitto che, pur non essendo di proprietà della Provincia, è controllato dall'ente in quanto rientra nello stesso immobile del liceo classico "Delfico". In questo caso le verifiche hanno fatto emergere lesioni in cinque aule, mentre il piano del dormitorio, in cui sono ospitati quaranta convittori, è risultato inagibile. «Faremo subito i lavori dov'è possibile», ha fatto sapere DI Sabatino nell'incontro con i dirigenti scolastici, «e pensiamo di recuperare all'uso una parte degli spazi danneggiati». Per i convittori si sta valutando anche l'ipotesi della sistemazione in albergo. Di Sabatino e Brucchi hanno chiesto ulteriori supporti alla Protezione civile per le verifiche negli edifici scolastici.


Palazzine Ater nuove e già disastrate. A Colleatterrato basso 25 famiglie costrette ad abbandonare le case inaugurate due anni fa: «Ci sono crepe ovunque»


TERAMO Inaugurate meno di due anni fa eppure non hanno retto all'impatto del violento sisma di domenica mattina. Le variopinte palazzine realizzate dall'Ater a Colleatterrato basso e affittate con la formula del canone concordato sono state abbandonate, dalle venticinque famiglie che le occupavano, a causa dei gravi danni riscontrati dopo l'ultimo forte sisma. «Il cappotto esterno degli edifici si è staccato», racconta Ugo De Santis, uno degli inquilini costretti alla fuga, «e ci sono profonde lesioni sia lungo le scalinate che all'interno degli appartamenti». Gli affittuari, che tra l'altro pagano un canone di 530 euro al mese con possibilità di riscattare negli anni la proprietà dell'immobile occupato, hanno dovuto trovare sistemazioni alternative dopo aver consultato tecnici che hanno confermato la precarietà delle strutture. «Ci hanno detto che i pilastri reggono», racconta De Santis, «ma i muri e i controsoffitti possono cedere». Meglio, dunque, allontanarsi per evitare rischi. «Non ce la sentiamo di rientrare in quelle case», afferma l'inquilino, «anche perché sotto il cappotto esterno dei palazzi passano i tubi di acqua e gas e le relative utenze dovrebbero essere scollegate». Per le famiglie sfollate, che oltre all'affitto arrivano a sborsare anche 200 euro al mese per le spese condominiali, si è materializzato un incubo. «Non è possibile che abitazioni di recente costruzione», conclude De Santis, «abbiamo subìto così tante lesioni».

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