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Data: 01/11/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Ci siamo dati del noi, l’ho fatto col cuore di Mauro Tedeschini

«Tenea a succede...». Prima o poi doveva succedere. Rubo le parole a una lettrice che scrisse questa frase nelle partecipazioni con cui mi invitava al suo matrimonio. Il cartoncino era accompagnato da un bigliettino a mano in cui spiegava che con i miei articoli ero diventato uno di casa, il più bel complimento che abbia ricevuto in tanti anni di giornalismo. Ma ora, dopo quattro anni e più, lascio la direzione del 'Centro', a seguito del passaggio di proprietà dal Gruppo Espresso a una società formata da imprenditori locali. Tenea a succede, ma non è comunque un passo facile per il sottoscritto: quattro anni sono il tempo sufficiente per cementare amicizie, dentro e fuori il giornale, e per affezionarsi a una terra che ti conquista poco a poco, con una genuinità che si è ormai persa in tante parti d'Italia, a cominciare dalle grandi città del mio nord.
Non sono io a dover trarre il bilancio di quest'esperienza: siete voi lettori a dover dire se questa direzione è coincisa con una stagione felice per 'il Centro'. Di mio posso dire solo alcune cose di cui sono ragionevolmente certo: 1) il primo articolo che scrissi su queste colonne, il 15 luglio del 2012, si intitolava "Diamoci del noi". Dicevo che il quotidiano non era (e non è) solo dell'Editore e della redazione, ma di tutta la comunità abruzzese, invitando le persone di buona volontà a usarlo come strumento per comunicare e cercare di migliorare tutti assieme la nostra realtà quotidiana. Credo di avere tenuto fede a questo impegno e di averlo fatto col cuore: la pagina delle lettere ha sempre avuto grande attenzione e spesso i vostri messaggi sono stati ospitati in prima pagina, accanto alle nostre firme più conosciute. Tantissime inchieste, tantissimi articoli sono nati da vostre segnalazioni, nelle migliori tradizioni dei giornali di servizio. Promettevo anche di mantenere equilibrio tra le varie forze in campo, nel solco della linea convintamente antifascista con la quale 'il Centro' è nato 30 e più anni fa. Ci ho provato, anche a costo di dare ampio spazio a chi (i Cinque Stelle) ha addirittura promosso incomprensibili campagne per boicottare l'acquisto del giornale. 2) ho cercato, senza presunzione alcuna, di offrire agli abruzzesi un punto di vista diverso, se possibile più distaccato, senza mai sfociare nella freddezza: pensavo (e penso) che potesse essere utile in una comunità in cui le lotte politiche e ancor peggio quelle di campanile spesso offuscano le menti, togliendo lucidità a chi deve amministrare, portato a gioire più delle disgrazie altrui che del benessere comune. 3) la cosa più importante: non ho mai avuto dall'Editore Carlo De Benedetti, o da suoi collaboratori, la benché minima pressione a favorire questo o quello, piuttosto che ad attaccare il tale o il tal'altro. Ho sempre potuto decidere con la mia testa, come la redazione può testimoniare, e gli errori fatti sono da ascrivere esclusivamente al sottoscritto. Che Abruzzo lascio? Lascio una terra piena di contraddizioni, in cui la qualità della vita resta piuttosto buona, ma i giovani migliori se ne vanno all’estero perché non vedono prospettive per il futuro. Lascio una terra bellissima, che però non riesce a comunicare le sue meraviglie ai potenziali visitatori, finendo sui media nazionali soprattutto per scandali caserecci e terribili disgrazie. E lascio una terra che a volte sembra guardare più al passato che al futuro, con un'incapacità ricorrente di pensare in grande e il vizietto conseguente (soprattutto nella politica) di dedicarsi a un piccolo cabotaggio, venduto però per grande amministrazione. Eppure, cari abruzzesi, avete doni che finiscono per prevalere su tutto quel che ho scritto finora: avete un cuore grande e sapete godere delle piccole grandi gioie della vita, con un senso dell'amicizia e dell'ospitalità non comuni. Aveva ragione Carlo Azeglio Ciampi a dire che questa è la terra che ti dà del tu. Un "tu" spontaneo, tutt'altro che irriguardoso, che il presidente da poco scomparso sperimentò nel settembre del 1943 quando, sfollato a Scanno, venne invitato da una vecchina in una povera casa «a dividere il pane che non c'era». Da ultimo lasciatemi ringraziare tutti coloro che, all'interno del giornale, hanno condiviso con me questi quattro anni di lavoro: li abbraccio tutti sapendo che col nuovo direttore, un collega bravo ed esperto come Primo Di Nicola, sapranno rendere 'il Centro' ancora più autorevole e apprezzato. P.s. La mia mail da oggi cambia: chi volesse mettersi in contatto può scrivere a: mauro.tedeschini55@gmail.com Mauro Tedeschini

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