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Pescara, 25/07/2024
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Data: 02/11/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Terremoto in centro Italia - Emergenza per 22mila. Un’altra scossa di 4.8 ha fatto tremare l’Italia centrale, ancora paura e crolli. Renzi a Preci: «Ci vorrà tempo ma ricostruiremo, non ci sarà deportazione»

ROMA La terra continua a tremare. Alle 8.56 una nuova scossa di magnetudo 4.8 ha provocato nuovi crolli nelle zone già duramente colpite il 30 ottobre, seminando ancora panico e devastazioni tra gli sfollati. Ussita, Visso e altri centri della provincia di Macerata i più colpiti. L’istituto di nazionale di geofisica e vulcanologia ha localizzato l’epicentro a dieci chilometri di profondità: è stato un terremoto forte, nel quadro di un’attività che continua, senza attenuarsi. Sono infatti oltre 1.100 gli eventi registrati dalla Ingv dalla terribile scossa di 6.5 registrata domenica mattina alle 7,40. È in un clima che si fa via via più difficile che Matteo Renzi ha deciso di partecipare nel pomeriggio alla messa di Ognissanti, officiata nel giardino di fronte alla chiesa della Madonna della Peschiera dal vescovo di Spoleto-Norcia , Renato Boccardo, il sacerdote che ha celebrato il suo matrinmonio. «Lasciateci restare qui, se andiamo via tutti la vita muore», ha detto don Luciano Avenati al premier. Non ci sarà «nessuna deportazione», ha rassicurato il premier. «Abbiamo messo a disposizione gli alberghi ma l’obiettivo è studiare dei moduli», ha aggiunto. L’Italia ce la farà, ha ribadito anche ieri. Ma per ricostruire, e soprattutto restituire a queste terre l’identità violata dal terremoto «ci vorrà tempo». Perché né il governo né tantomeno qualcun altro ha «la bacchetta magica». Chi «promette miracoli» fa dunque ancora più danno, perché alimenta «la tensione e le false aspettative». Matteo Renzi torna per la terza volta nelle zone devastate dell’Italia centrale: era stato ad Amatrice dopo la scossa del 24 agosto, poi giovedì scorso a Camerino e ora a Preci, minuscolo borgo al confine tra Marche e Umbria, epicentro del terremoto di domenica scorsa. Il premier arriva in Umbria accompagnato dalla moglie Agnese per una visita privata. Ma la sua presenza, nel giorno dell’ennesima scossa, serve a ribadire che l’Italia non abbandona questa gente. «Non lasceremo solo nessuno», ripete, infatti, il premier alle persone che gli stringono la mano e gli raccontano l’incubo del terremoto. E lo stesso farà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha deciso di anticipare il rientro da Betlemme e oggi sarà prima Norcia e poi a Camerino. Entrambi sanno che lo Stato non può permettersi di fallire questa sfida, perché significherebbe perdere ogni credibilità. Ora però le priorità sono altre: c’è da assistere migliaia di persone - 22mila, secondo l’ultimo dato del dipartimento della Protezione civile - in più di cento comuni di tre regioni, far ripartire l’economia, assicurare le lezioni scolastiche, tenere unite le comunità, garantire ad allevatori e agricoltori di poter continuare l’attività. Un lavoro reso ancora più complesso dal fatto che paesi e borghi sono tutt’altro che uniti. Renzi, anche per rispondere alle accuse, ribadisce che «nessuno viene deportato»: ma gli alberghi sulla costa o al Trasimeno sono stati presi in quei posti «perché lì ci sono e qui no». Dunque fin quando non verranno realizzate le «soluzioni ponte» quella è l’unica alternativa. Il presidente del Consiglio conferma che «tra giovedì e venerdì il Cdm varerà il decreto» con le misure per il terremoto, «coinvolgendo i sindaci». Ammette che servirà «tanta energia e decisione» da parte di tutti «perché è una sfida difficile». «Vorrei che non sfuggisse a nessuno l’entità del sisma di cui stiamo parlando, è un mezzo miracolo che non ci siano morti». Il provvedimento conterrà le misure per «accelerare le procedure» consentendo di acquistare i container evitando la gara europea o al Genio dell’Esercito di realizzare tutte le aree per i moduli. La sfida è impegnativa e non è un caso che, parlando del crollo della basilica di San Benedetto, Renzi abbia lanciato un messaggio a Bruxelles impegnata a fare le pulci alla manovra. «San Benedetto è il patrono d’Europa: da oggi è il simbolo dell’Europa. La chiesa di San Benedetto va ricostruita, come va ricostruita l’Europa».

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