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Pescara, 25/07/2024
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Data: 02/11/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Case lesionate, vogliono restare. San Gregorio, una sessantina di famiglie in edifici pericolanti. «Costruiscono prima i palazzi nobiliari, ma non siamo sudditi»

L’AQUILA I loro bambini sono cresciuti in quelle case con le crepe sui muri, e ora non se ne vogliono andare, perché il futuro incerto fa più paura del terremoto. Sono gli abitanti delle case popolari di San Gregorio, edifici di proprietà comunale nati sotto una cattiva stella. Le vicissitudini legate alla loro realizzazione, infatti, sono negli annali delle cronache cittadine: la costruzione di quel complesso durò più di vent’anni, e a ritardarne ulteriormente l’assegnazione fu la scoperta di un’anomalia nella rete fognante, realizzata più in basso rispetto al collettore. Il terremoto del 2009 non risparmiò le case di case di San Gregorio. L’edificio centrale, noto come “plesso E”, è sul punto di cadere, e sinceramente non si comprende come possa essere ancora in piedi, specialmente dopo la scossa di domenica scorsa. Nessun puntellamento, nessuna recinzione, nonostante il fatto che a pochi metri di distanza ci viva una sessantina di famiglie, costrette a rientrare in quegli alloggi inizialmente classificati C, poi B, e infine dichiarati agibili, senza alcun intervento di ripristino. Ora, nonostante le crepe sui muri e il terremoto che è tornato a ruggire, i residenti non vogliono abbandonare quelle case perché non è chiaro che ne sarà di loro, e, soprattutto, cosa ne sarà di quel quartiere, dove ormai si sentono una comunità. A distanza di sette anni e mezzo dal terremoto dell’Aquila lo scenario è lo stesso, solo che le scosse recenti hanno rialzato l’attenzione su quelle case e sui loro abitanti dimenticati. Solo ora la politica ha deciso di sgomberare quegli immobili. «Dopo tutto questo tempo», dice Franco Marulli (Assocasa Ugl), «l’amministrazione attiva si accorge che gli abitanti delle case comunali di San Gregorio rischiano la vita, perché ci si è resi conto che gli alloggi sono inagibili. Sette lunghissimi anni, vissuti in balìa della vita». A far rialzare l’attenzione sulle case comunali di San Gregorio il terremoto di Amatrice, in seguito al quale è stata disposta una perizia tecnica. «Dopo l’ennesima relazione», aggiunge Marulli, «abbiamo appurato che le case non sarebbero in sicurezza, e che quindi gli abitanti devono lasciare gli alloggi. Detta in maniera semplice, vuol dire che le case saranno sgomberate». La scossa di magnitudo 6.5 che ha devastato Norcia, e che ha causato diversi crolli anche all’Aquila, ha fatto alzare ancora di più il livello di allarme, ma ufficialmente non risulta sia stata firmata alcuna ordinanza. «Abbiamo saputo dell’intenzione del sindaco Massimo Cialente di procedere agli sgomberi», dice ancora Marulli, «perché qualcuno ha letto qualcosa del genere su Facebook, ma a noi non è giunta alcuna comunicazione da parte del Comune». Nessuna risposta anche in merito alla richiesta di allestire una tenda in uno spazio comune, da utilizzare come punto di accoglienza in caso di necessità. «Siamo disposti ad andarcene momentaneamente», dicono altri abitanti, «solo in presenza di un impegno certo da parte dell’amministrazione, di poter tornare qui dopo i lavori di ricostruzione». Nel novembre dell’anno scorso la giunta approvò il masteplan per la riqualificazione dell’area, del costo di circa 16 milioni di euro, ma è ancora tutto in alto mare. «Questo è il modello L'Aquila? Aver preferito la ricostruzione dei palazzi della nobiltà», conclude Marulli, «trascurando tutto il settore della edilizia residenziale pubblica. Caro sindaco, da dopo il sisma non ha fatto una visita a queste famiglie. Siamo stati trattati come sudditi poveri».

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