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Pescara, 25/07/2024
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Data: 02/11/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Traffico sott’accusa «Ma i bus sono lenti e in bici è un disastro». Dalla riviera al centro i cittadini puntano il dito contro il trasporto pubblico inefficiente: «I politici siano sinceri. Già il filobus sarebbe una svolta, ma io ero piccolo e già se ne parlava, invece siamo ancora qui che aspettiamo»

PESCARA «Non ci credo più ormai a questi rilievi sull'inquinamento dell'aria, del mare, della terra, del cibo… Se ne sentono tante che ci si confonde, ma non faccia caso a me che non ho più fiducia in nessuno e figuriamoci in quello che dicono dai Palazzi. Abito in via Sacco sì, è la via dove la qualità dell'aria è peggiore? Lo dicono sempre, ma su quella strada non c'è tanto traffico, però il depuratore sta lì a due passi, il sansificio pure, sarà per questo. Io puzza non ne sento e polvere grigia sui davanzali di casa mia non ne vedo più del solito Comunque io me ne vengo qui sul lungomare e respiro quanto voglio. E ci vengo in bici, così sono anche ecologico, come si dice oggi». Rocco Uva ha lo sguardo furbo e ci tiene ad apparire «disilluso» e scettico, così se la ride sul nuovo allarme smog e vira sui suoi guai: «Che possiamo fare noi? Nulla. Io facevo l'ambulante e ora non gira un soldo». Pochi passi più in là, all'imbocco del ponte del Mare, lato Madonnina, ci sono Alfredo Lemme e Franco De Luca che stringono tra le gambe le loro bici. «Sinceramente non ho notato un peggioramento, un grigiore particolare o pizzicori alla gola. Ma forse per chi vive qui è diverso», osserva il primo, 26 anni, un lavoro da rappresentante che lo porta in giro per l'Italia «principalmente in aereo», racconta, «mentre quando sono a casa, e abito a Montesilvano, giro sulle due ruote. Perché mi piace certo, e perché il trasporto pubblico è indecente. A Pescara sei costretto a usare l'auto e produrre gas di scarico perché con il bus ci si mette una vita ovunque tu voglia andare. Già il filobus sarebbe una svolta, ma io ero piccolo e già se ne parlava, invece siamo ancora qui che aspettiamo». «No, usare l’autobus è impensabile», gli fa eco l’amico Franco, che di anni ne ha 28 e il lavoro lo sta cercando, «intanto pedalo», scherza, «faccio attività fisica e arrivo qui da Montesilvano: a me sembra che ci sia un cattivo odore costante, ma penso sia il porto peschereccio. O è lo smog?». «Cosa sia non lo so, ma io da un po’ di tempo ho spesso la rinite e anche lui», osserva Federica Pace, avvocatessa, indicando il suo piccolo Santiago che sonnecchia sul passeggino. «Noi abitiamo qui, vicino al mercato ittico, e semmai è più il rumore continuo del traffico che avvertiamo», spiega il marito, Michele Sputore. «Io lavoro fuori e il fine settimana cerchiamo di usare l’auto il meno possibile, andiamo a piedi. Mai con l’autobus: come si fa? Con il bambino, la spesa... E poi non si sa mai se e quando passa. E quando arriva, se si blocca tra le auto in doppia fila. Però quando andiamo in viaggio lo usiamo eccome il mezzo pubblico. E mica solo nel civile Nord Europa, anche a Barcellona. Per il bambino vorrei che l’aria fosse più pulita, ma a noi cittadini non ci va bene nulla, se chiudono il traffico la domenica ci lamentiamo, e per le micropolveri pure. I politici dovrebbero essere più sinceri e puntare sulle energie rinnovabili. «Dal nostro senso civico dipendono tante cose», riflette Antonio D’Ovidio, uno studio legale al Nord e il passo agile di chi è abituato a usare le gambe «perché vivo in centro e perché preferisco camminare, anche se la città è sporca. Io dico serve più educazione. Unita a un sistema di trasporto pubblico serio. Io a Pescara non lo uso». Mentre lo usa per necessità – scuola, allenamenti – il figlio 17enne di Daniela Iacobucci, titolare del negozio “Scooter” in via Fabrizi, «e mi dice che è un disastro, non ci puoi contare: orari sballati, intoppi nel traffico, niente corsie preferenziali. Impossibile. Io so che faccio prima a piedi per andare ovunque, non sono una che inquina», sorride. «È strano che siano salite le polveri sottili: per tutto ottobre qui è stato un mortorio, non passava una macchina». Invece Tiziana Amati, impiegata Asl, non si stupisce: «Ho notato una patina grigia sulle mie piante», racconta. «Pescara sta perdendo per inquinamento il mare e l’aria. Possibile che non si possa fare un parcheggio di scambio? Che in tutte le città alla fermata del bus ci siano i monitor con gli orari e qui nulla? Nessuna corsia preferenziale, fumo negli occhi con piste ciclabili fasulle. E tutti in macchina a inquinare». «In via Galilei quando passa l’autobus», le fa eco il marito, Guglielmo Di Pasqua, «puntualmente è bloccato da un’auto in doppia fila. E non si vede un vigile, mai. Con il trasporto pubblico inesistente e faticoso è chiaro che vanno tutti in auto. E le micropolveri festeggiano. Pensi che all’Inail, dove lavoro, in via Marconi, abbiamo dovuto fare un piano per gli appuntamenti degli utenti che tenesse conto delle difficoltà di arrivare in orario con i bus!»

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