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Data: 02/11/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Università, la manovra azzera i contributi per i redditi più bassi

ROMA Niente contributi universitari per gli studenti le cui famiglie abbiano un Isee fino a 13 mila euro, purché non siano fuori corso e in caso di iscrizione al secondo anno abbiano ottenuto (entro il 10 agosto del primo) almeno 10 crediti formativi. La legge di bilancio appena arrivata alla Camera contiene un ampio capitolo dedicato all'università e in particolare l'articolo 36 ridisegna l'attuale sistema della contribuzione studentesca, a vantaggio dei redditi bassi. Al contrario saranno possibili in alcuni casi aumenti per gli iscritti in condizione economica relativamente più agiata (con un Isee oltre i 25 mila euro), anche se nella versione finale del testo è saltata la norma che avrebbe dato agli atenei mano libera in questa direzione.
Toccherà alle università adottare i nuovi principi fissati dalla legge con propri regolamenti, da approvare entro il 31 marzo del prossimo anno: nella loro autonomia potranno anche stabilire ulteriori riduzioni. Va subito detto che i nuovi casi di esenzione si aggiungono a quelli già previsti dalla normativa del 2012: la novità sta nell'inserimento di un criterio generale legato alla situazione economica e misurato con l'Isee (indicatore già ampiamente usato a livello universitario che tiene conto non solo del reddito vero e proprio ma anche del patrimonio di cui una famiglia dispone). Dunque entro la soglia dei 13 mila euro non si paga, se sono rispettate le altre due condizioni: resterà eventualmente a carico degli studenti solo la tassa regionale per il diritto allo studio.
LE SOGLIE
Il nuovo contributo onnicomprensivo avrà poi dei tetti massimi se l'Isee è compreso tra 13 mila e 25 mila euro: la richiesta dell'università non potrà superare l'8 per cento della quota eccedente i 13 mila euro: dunque al massimo si arriverà a 960 se l'Isee è di 25 mila (ovvero l'8 per cento di 25.000 meno 13.000). Se si va fuori corso il contributo non andrà oltre i 200 euro fino alla soglia dei 13 mila di Isee e al di sopra potrà essere maggiorato fino al 50 per cento: quindi il tetto è a 1.440 euro. A queste somme vanno aggiunti l'imposta di bollo e la tassa regionale. Per compensare gli atenei dei minori introiti il governo ha previsto un aumento del Fondo per il finanziamento ordinario di 40 milioni nel 2017, anno in cui la novità tocca solo una rata della retta, e di 85 milioni a regime dal 2018.
Cosa succede a chi ha un indicatore di situazione economica equivalente superiore a 25 mila euro? Sulla carta le università sono libere di fissare il contributo come vogliono e dunque potrebbero decidere aumenti, ma con un margine limitato. Resta in vigore infatti la norma del 1997 che fissa al 20 per cento il rapporto tra contribuzione studentesca e finanziamento statale, norma che invece nelle prime bozze della legge di bilancio figurava abrogata. Quindi gli spazi per aumentare la retta ci saranno solo per quelle università che avendo un rapporto intorno al 20 o sotto lo vedranno ora scendere per il semplice effetto aritmetico della nuova norma (meno contributi al numeratore e più fondi pubblici al denominatore). Al contrario gli atenei che sforano il rapporto per lo stesso motivo saranno riportati entro il 20 per cento, con il vantaggio di poter essere considerate virtuosi ai fini della legislazione universitaria.

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