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Pescara, 25/07/2024
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Data: 03/11/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ipotesi rinvio sul referendum Alfano apre, l'altolà di Renzi. Il premier irritato «È un boomerang» Il Colle si tira fuori

ROMA Una mossa per lasciare aperto un canale diretto con Berlusconi, un tentativo di creare un clima più coeso, alla luce dell'emergenza terremoto: Alfano si iscrive per questo motivo al partito del rinvio della data sul referendum, premette di parlare come «leader di Ap» poi afferma: «Se una parte dell'opposizione fosse disponibile a valutare una soluzione di questo genere, sono convinto che sarebbe un gesto da prendere in altissima considerazione».
La proposta era stata lanciata alcuni giorni fa dall'ex segretario Ppi, Castagnetti, e poi sposata da esponenti di Ncd come Sacconi. Il ministro dell'Interno chiama FI: «Ritengo argomenta - che la cultura di governo e la posizione politica di un movimento come Forza Italia che sta nel Ppe e che è guidato da qualcuno che ha dovuto subire anche dei terremoti durante la propria gestione del Paese conosce bene quanto il sisma diventi prioritario rispetto a tutto». Qualche alfaniano azzarda che si tratta di un gioco delle parti con Renzi, perché è la tesi del responsabile di via Arenula «diventa difficile una campagna elettorale che separa un Paese che invece ha bisogno di essere unito». Ma palazzo Chigi si affretta a smentire, anche se precisa che quella del ministro è una legittima valutazione. L'agenda di Renzi è confermata stasera sarà a Padova - impossibile fermare la macchina, nel prossimo mese assisteremo spiegano anche dal comitato del Sì ad una campagna elettorale senza precedenti. Il presidente del Consiglio ha messo a punto il rush finale: scommetterà tutto su se stesso.

LE POSIZIONI Slittamento? «Non perdiamo tempo in queste vicende. E' un dibattito surreale ha spiegato il presidente del Consiglio in un'intervista a Radio 24 - pur di non parlare del referendum una volta la settimana c'è un argomento a piacere su cui si discute». Il premier è tranchant: «Ipotesi che non esiste. Punto».
L'altolà ad Alfano arriva anche dalle opposizioni. «La posizione di FI è chiara: rinviare la consultazione costituzionale sarebbe da folli e irresponsabili», tuona Brunetta mentre l'ala meno barricadera azzurra tace. Sprezzante la Lega: «Hanno paura, sono in vantaggio i No e la vogliono buttare in caciara», taglia corto Salvini. Ancora più duro Grillo che lancia l'hashtag IoVoglioVotare. «Sulla riforma - aggiunge il leader M5S - Renzi ci ha messo la faccia e pure il c... e ora rischia entrambi». L'ipotesi di Alfano è bocciata anche dalle altre opposizioni, da destra a sinistra. I centristi però insistono: «Una decisione che fosse trasversalmente condivisa di rinvio del referendum alla prossima primavera non sarebbe certo né bizzarra né immotivata», argomenta Dellai e cosi' la minoranza dem con Zoggia sostiene che tra Renzi e Alfano ci sia un accordo, tanto che Mauro (Pi) definisce «Alfano un ventriloquo di Renzi». La sinistra Pd però si divide: Pier Luigi Bersani rompe gli indugi e sarà in piazza con il fronte del No. Lo strappo con Gianni Cuperlo (che è nella commissione che dovrebbe rivedere l'Italicum) è ormai un fatto.
Ma il presidente del Consiglio vuole restare nel merito della riforma: «Se vince il No l'Italia perde un'occasione. Se vince il Sì osserva - si semplifica, quello che faccio io è secondario, il mio destino personale vale molto meno della riforma». Sulla data del 4 dicembre potrebbe pesare la sentenza del Tribunale civile di Milano se decidesse di accogliere il ricorso presentato da Onida che chiede di sollevare di fronte alla Corte costituzionale il caso di legittimità costituzionale.
E.Pu.

Il premier irritato «È un boomerang» Il Colle si tira fuori

ROMA Nel Paese dei rinvii non poteva mancare l'idea di spostare la data del referendum costituzionale. Il motivo? Semplice, il terremoto che ha investito quattro regioni e che coinvolge trentamila elettori che il 4 dicembre potrebbero avere altro a cui pensare.
La proposta, buttata là da Pierluigi Castagnetti qualche giorno fa è diventata una valanga alimentata anche dalla sortita di Angelino Alfano che, intervistato da Rtl, ha accolto l'idea specificando che parlava non come ministro dell'Interno ma come leader del Ncd. Ed è proprio da quelle fila che nei giorni scorsi «la boutade», come l'ha subito definita Renzi, è cresciuta sino a diventare proposta ufficiale di un partito di governo e di un ministro che pochi giorni fa sosteneva fosse un errore rifare le schede elettorali per cambiare il contestato quesito perché «sono state già stampate».

FRIULI E così l'irritazione di Matteo Renzi non poteva non esplodere nei confronti dell'alleato che giustamente rivendica la sua autonomia, ma che essendo tra coloro che sostengono il Sì si unisce ad un coro dove non c'è nemmeno un solo esponente del No. Per porre riparo al «boomerang», come viene definito a palazzo Chigi non sono bastate le parole nettamente contrarie del premier o l'elenco delle iniziative elettorali già in agenda e tutte confermate. L'occasione, per i sostenitori del No è infatti troppo ghiotta per non accusare lo stesso Renzi di volere lo slittamento per paura del risultato. In mezzo c'è finito anche il Quirinale che però smentisce «qualunque coinvolgimento» e, per vie ufficiose, fa sapere che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha appreso da giornali del dibattito in corso durante la visita in Israele.
In buona sostanza il rinvio non lo vuole palazzo Chigi e non ne sa nulla il Quirinale, continua a galleggiare nel Palazzo alimentato da coloro che temono gli effetti sia per la vittoria del Sì che del No. Eppure non mancano precedenti che vanno in tutt'altra direzione. Nel 1976 era appena caduto il governo Moro per mano del Psi quando il 6 maggio un terremoto di magnitudo 6.5 sconvolse l'intera regione del Friuli Venezia Giulia radendo al suolo buona parte della provincia di Udine. Importantissime elezioni politiche si tennero ugualmente ad un mese esatto dal sisma senza che a nessuno venne in mente di rinviarle. Il temuto sorpasso del Pci sulla Dc non ci fu e la stabilità di allora venne premiata.
Ora che il governo rischia di cadere qualora dovessero prevalere i No si prova la strada del rinvio con pochissima convinzione, spaventati forse dagli stessi sondaggi che ultimamente hanno dato molte delusioni anche ai più convinti sostenitori.

AUTO Se proprio si ha bisogno di un indicatore affidabile nulla di meglio dello spread destinato a salire ancor di più nelle prossime settimane. Ovviamente Renzi ne approfitta per sostenere che «il mondo aspetta che l'Italia scelga il futuro». Indubbiamente la Brexit - con conseguente tonfo della sterlina - insegna che i mercati si regolano secondo le proprie aspettative e non secondo i desideri delle forze politiche che sostengono che «dopo non cambierà nulla qualunque sia l'esito del voto». E se persino Federauto sostiene che i consumatori rimandano l'acquisto dell'auto in attesa del referendum, rinviare il voto significherebbe lasciare il Paese ancor più nell'incertezza e in una campagna elettorale infinita.

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