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Pescara, 25/07/2024
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Data: 06/11/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Statali, trattativa in stallo sul contratto la manovra non scioglie il nodo risorse

ROMA Era annunciato per la fine di settembre. Poi slittato ad ottobre. A inizio novembre i sindacati non hanno ancora ricevuto nessuna convocazione del tavolo per la trattativa sul rinnovo del contratto degli statali. L'incontro che dovrebbe essere propedeutico all'emanazione da parte dei ministro della funzione pubblica, Marianna Madia, all'emanazione della direttiva all'Aran, l'Agenzia pubblica che si occupa della contrattazione, della linea da seguire con i sindacati. Prima di sedersi al tavolo, tutti attendevano di leggere la cifra destinata al contratto che il governo avrebbe scritto nella legge di bilancio. Qualche giorno fa il governo ha depositato in Parlamento la manovra, ma l'articolato e la relazione tecnica allegata non sono bastate a svelare quale sia la vera cifra appostata per il rinnovo degli statali. Questo perché il governo ha deciso di mettere le risorse in un fondo in comune con altre misure che riguardano la pubblica amministrazione, come la stabilizzazione del bonus da 80 euro per le forze di polizia e lo sblocco parziale delle assunzioni nel pubblico impiego. Per il 2017 la somma appostata è di circa 1,9 miliardi, ma 482 milioni di euro sono indicati come «effetti riflessi». Si tratta cioè di somme che seppure risultano stanziate, tornerebbero nelle casse dello Stato sotto forma di tassazione o di contributi previdenziali. La vera cifra, insomma, sarebbe di 1,48 miliardi di euro, che diventerebbero 1,93 miliardi nel 2018 e nel 2019.
LE INCERTEZZE
Ma quanta parte di questa cifra andrà al contratto degli statali? Non è chiaro, e negli incontri tecnici tra sindacati e governo non è ancora emerso. Circa 510 milioni sarebbero prenotati per le il bonus alle forze dell'ordine nel 2017. Per il 2018, sempre per queste ultime, è invece previsto il rinnovo delle carriere, ma il fabbisogno finanziario di questa operazione non è definito. Così come per ora è un punto interrogativo lo sblocco delle assunzioni. I sindacati vorrebbero che, almeno per il 2017, le risorse di questo capitolo fossero destinate alla stabilizzazione dei precari con i contratti in scadenza (sono circa 80 mila), anche perché drenerebbe meno fondi al contratto. Secondo alcune cifre che circolano tra i tecnici al lavoro sul dossier, al momento, si potrebbe arrivare ad un aumento a regime di 50-60 euro. Ieri il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo ha detto che «se ci sono le condizioni e le risorse sufficienti, non abbiamo problemi a fare il contratto», «anche da soli». Contattato da Il Messaggero, Barbagallo ha aggiunto che è necessario anche che il governo convochi il tavolo con i sindacati «prima del referendum».
GLI ALTRI NODI
Del resto quello delle risorse è soltanto uno dei nodi da sciogliere. L'altra questione riguarda il superamento della rigidità della legge Brunetta sul salario accessorio. La norma, mai applicata fino ad oggi, prevede che la maggior parte della remunerazione dei dipendenti pubblici sia legata alle performance. Non solo. La Brunetta prevede anche che il 25% dei dipendenti più bravi, ottenga il 50% del totale dei premi, mentre al 25% con i voti peggiori non vada niente. Nessun sindacato ha intenzione di mettere la firma ad un contratto che escluda dal salario accessorio un quarto dei dipendenti pubblici. Una mediazione emersa nei confronti tecnici, conterrebbe la possibilità di assegnare un budget e degli obiettivi alle amministrazioni, che poi avrebbero maggiore libertà nell'erogare le risorse. Ma resta il problema che la Brunetta dovrebbe essere corretta nel Testo unico di riforma del pubblico impiego che dovrebbe arrivare entro febbraio, mentre i sindacati chiedono che la questione sia risolta prima di sedersi al tavolo.

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