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Pescara, 25/07/2024
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Data: 17/11/2016
Testata giornalistica: Il Centro
In frenata le assunzioni stabili. Meno 32% sul 2015. Ma da inizio anno 47mila occupati in più. Su i licenziamenti

ROMA Il taglio degli sgravi contributivi sulle assunzioni a tempo indeterminato nel 2016 si riflette sulla nuova occupazione stabile: nei primi nove mesi dell’anno - secondo i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps - le nuove assunzioni a tempo indeterminato sono state 925.825 a fronte delle 1.368.405 dei primi nove mesi del 2015 (quando era prevista la decontribuzione previdenziale piena) con una riduzione del 32 per cento. Se si guarda al saldo totale dei contratti stabili (assunzioni a tempo indeterminato comprese le trasformazioni meno le cessazioni sempre a tempo indeterminato) il dato dei primi tre trimestri del 2016 resta positivo con 47.455 unità ma comunque inferiore non solo rispetto al 2015 (-90 per cento rispetto al saldo di 519.690 unità) ma anche al 2014 quando il saldo fu di oltre 104.000 unità. Prosegue la corsa dei voucher che in 9 mesi si avvicina alle vendite fatte nell’intero 2015 (115 milioni) con oltre 109 milioni di voucher venduti e segna un +34,6 per cento anche se è probabile che nei prossimi mesi la stretta sulle regole per l’utilizzo dei buoni lavoro inverta il trend. L’Osservatorio rileva anche un aumento dei licenziamenti complessivi (+4%) con un boom per quelli disciplinari (+28%), in particolare nelle imprese con più di 15 dipendenti che hanno segnato un aumento del 32% (quelle di fatto interessate dalla norme del jobs act sul contratto a tutele crescenti). Il presidente dell’Inps, Tito Boeri sottolinea che l’aumento è compatibile con un calo del tasso di licenziamento nel periodo considerato (dal 4,2% al 4,1%) e che questo è legato all’aumento consistente dell’occupazione a tempo indeterminato. La crescita dei licenziamenti disciplinari invece (per giusta causa o giustificato motivo) secondo Boeri invece è spiegabile anche con l’entrata in vigore della norma sulle dimissioni online, procedura questa ancora molto complicata soprattutto per i lavoratori stranieri. Nel periodo - spiega - sono diminuite le dimissioni ed è aumentato il numero dei licenziamenti anche grazie al fenomeno di lavoratori che si sono resi irreperibili senza dare le dimissioni online costringendo il datore di lavoro al licenziamento disciplinare.

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