A volte ritornano. Anzi, in questo caso, ciclicamente ritornano e quasi sempre non a caso. Sicuramente non in questa circostanza. Parliamo del rinnovato interesse per il destino della ferrovia avezzanese conosciuta come quella del “Nucleo Industriale” o di “Lombardi”, utilizzata fino a che il nucleo industriale era attivo, per il trasporto delle merci necessarie alle fabbriche che, ora, in gran parte non ci sono più e soprattutto non ci saranno in futuro dopo la decisione della Regione a guida D’Alfonso-Di Pangrazio di escludere Avezzano dagli Aiuti di Stato per lo sviluppo. Inattiva e solinga, la ferrovia è stata anche interrotta e chiusa. Acquistata da Ermanno Piccone, padre del senatore ed ex sindaco di Celano Filippo, la sua sorte è segnata: molto probabilmente sarà smantellata e venduta … a tranci ai 112 avezzanesi le cui proprietà confinano con la ex strada ferrata.
Certo che lo smembramento della vecchia ferrovia sarebbe un vero sconcio per una città che di patrimonio storico ne ha ben poco e che quel poco non riesce nemmeno a valorizzarlo.
La vicenda fu fatta riemergere circa due anni fa dall’Archeoclub con il suo presidente Umberto Irti che segnalò il rischio di spezzettamento di questa struttura che, invece, avrebbe potuto essere utilizzata per progetti con finalità culturali e sociali. L’allarme cadde inizialmente nel vuoto, poi l’amministrazione del “DiPangrazioSindaco” fece capolino ma scoprì che la strada ferrata era stata acquistata da Piccone che, per cederla tutta insieme, chiedeva una cifra di quasi 3 milioni di euro.
Cifra che, ovviamente, il Comune di Avezzano non ha (non ha i soldi per i Musp e per la sicurezza delle scuole figuriamoci due milioni di euro e passa, in compenso però ha i soldi per 10 dipendenti o staffisti e due dirigenti nel Gabinetto del Sindaco).
Piccone, quindi, spedì le lettere ai confinanti e una cinquantina di questi si sono dimostrati anche disposti alla trattativa. Ora, dopo l’ennesimo silenzio, tutta la vicenda è tornata di attualità con una reciproca disponibilità ad incontrarsi dimostrata dalla famiglia Piccone al DiPangrazioSindaco e viceversa. Insomma, dopo l’iniziale indifferenza, ora sembrerebbe scoppiata una corresponsione di amorosi sensi fra i Piccone di Celano e i DiPangrazio di Paterno. Un ritorno di fiamma che, di certo, non lascia indifferenti, soprattutto a pochi mesi dalle elezioni comunali del capoluogo della Marsica con un sindaco in forti difficoltà e le forze dell’opposizione che si stanno ricompattando.
È solo la voglia di mettere fine a questa vicenda e quindi permettere al Comune di Avezzano di programmare su quell’area e a Piccone di chiudere un’importante trattativa, oppure c’è di mezzo altro, leggi alleanze politiche, oppure tutti e due gli aspetti insieme? Insomma, la ferrovia del nucleo industriale di Avezzano è la piazza sulla quale DiPangrazio e Piccone (leggi anche Pd ed Ncd locali) stringeranno l’alleanza per le elezioni comunali suggellando anche un accordo su quell’area? Il tragitto della ferrovia in questione, peraltro, suggerisce delle suggestioni non secondarie. La strada ferrata, infatti, passa dalle parti della Saste, arriva al sito dove doveva sorgere la Powercrop, raggiunge l’ex zuccherificio, che è sempre di proprietà di Piccone. Sembrerebbe proprio il riassunto di un decennio di vicende industriali, ambientali e sociali avezzanesi che hanno mobilitato tante persone e destato più di una protesta. La politica, d’altronde, è l’arte dell’impossibile, dove tutto si trasforma e cambia nome ma per restare tutto come prima. Almeno apparentemente. Un ferrovia che concretamente attraversa Avezzano dal centro alla zona industriale ma che, in verità, parte da Celano, passa per Paterno e porta dritta dritta al Palazzo Municipale. Piccone e Di Pangrazio, core a core…