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Pescara, 25/11/2024
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Data: 18/11/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Zecca: «Burocrazia da terzo mondo». Il presidente Ch-Pe attacca amministrazione pubblica e politica. E Boccia lo conforta: Abruzzo specchio del Paese

PESCARA «La politica che salta la rappresentanza di Confindustria per avere relazioni dirette con pochi e selezionati imprenditori non persegue l'interesse comune e duraturo di una coesione strutturale ma opta per scelte che durano lo spazio di una carriera». E’ duro l’attacco che il presidente di Confindustria Chieti-Pescara, Gennaro Zecca, sferra alla Regione. L'occasione è l'ottava Convention delle Imprese. Assente, per impegni istituzionali, il presidente della giunta regionale, Luciano D'Alfonso, tocca al suo vice, Giovanni Lolli, prendere nota delle critiche all'esecutivo. All'evento, nel padiglione espositivo del Porto turistico, oltre all'establishment di Confindustria Abruzzo, con Zecca e con il presidente regionale Agostino Ballone, partecipano, fra gli altri, il leader nazionale degli industriali, Vincenzo Boccia, il direttore del Centro studi dell'associazione, Luca Paolazzi, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, il sottosegretario alla Giustizia, Federica Chiavaroli. In platea, tra un pasticcino, una pizzetta e un caffè, esponenti del mondo politico ed economico regionale. Pochi, a dire il vero, i politici: tra loro ci sono l'ex vicepresidente della Regione, Alfredo Castiglione, Nazario Pagano di Forza Italia e Guerino Testa. Numerosi, invece, i rappresentanti del mondo economico. Ecco Luigi e Marco Jacobini, padre e figlio, di Banca Popolare di Bari, Daniele Becci e Roberto Di Vincenzo, presidenti delle Camere di Commercio di Pescara e di Chieti, il segretario regionale della Cgil, Sandro Del Fattore, e quello provinciale Emilia Di Nicola, oltre a tanti piccoli imprenditori, ossatura del sistema economico regionale. «Lo stato di salute delle imprese abruzzesi è un po' specchio del Paese», osserva Boccia, «le medie non sono più significative: abbiamo imprese che vanno molto bene, imprese che vanno mediamente bene e imprese che vanno molto male. Bisogna lavorare su dati analitici, aiutando le imprese che sono molto avanti a correre ancora di più e aiutando la fascia media a costruire un percorso dimensionale e culturale di apertura». «Timidamente stiamo uscendo dalla crisi, dobbiamo recuperare alcuni punti di Pil che abbiamo perso dal 2008 a oggi», aggiunge il leader nazionale degli industriali, «la cosa positiva è che abbiamo un'inversione di tendenza». La Convention è occasione per anticipare i risultati dell'indagine semestrale dell'associazione sull'industria abruzzese, che evidenzia un "parziale miglioramento degli indicatori macro a cui però si accompagna una diffusa propensione alla stabilità per gli indicatori produttivi e commerciali". Meno brillanti, però, le previsioni per il secondo semestre dell'anno. «Industria 4.0», si dice convinto Ballone , «impone che si ricomponga una visione di quella che dovrà essere l' Europa, l'Italia, e l'Abruzzo, da qui agli anni a venire». Il presidente illustra le questioni "primarie e strategiche": semplificazione amministrativa e snellimento del sistema burocratico; effettiva liberalizzazione dei servizi pubblici locali; adeguata infrastrutturazione, materia e immateriale. Ma è poi Zecca ad assestare il copo finale: «L'Abruzzo è una regione industriale e manifatturiera. I nostri numeri sono percentualmente paragonabili con quelli della Lombardia; tuttavia l'apparato amministrativo burocratico è da terzo mondo. Quattro anni per rinnovare una Autorizzazione integrata ambientale, il diniego allo scarico per il mancato funzionamento di un depuratore, l'impossibilità di dragare un porto e rendere fruibile una infrastruttura, sono solo pochi esempi di come l'amministrazione pubblica possa rendere l'aria irrespirabile per ogni impresa. In questo scenario diventa fondamentale il ruolo di Confindustria per il trasferimento della cultura d'impresa all'interno della macchina amministrativo burocratica della Regione». Di qui un invito alla compattezza: «Le imprese, grandi o piccole, che scelgono di restare fuori da Confindustria in realtà scelgono di restare chiuse all'interno dei propri cancelli e di non incidere sulla crescita funzionale del territorio».

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