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Data: 21/11/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Maggioranza silenziosa. Renzi a caccia di voti. Lite con Landini sulla Casta

ROMA «L'astensionismo è un fenomeno gravissimo». Per due giorni di seguito Silvio Berlusconi ha accoratamente invitato il suo elettorato ad andare al voto. Ma è proprio dai timori del Cavaliere che Renzi potrebbe ricavare la leva per ribaltare i pronostici e far prevalere il Sì alla referendum. Sull'elettorato moderato e pentastellato si sta infatti focalizzando la campagna elettorale del premier, dal momento che mobilitare il popolo di centrodestra in negativo - ovvero per affossare riforme e governo - sembra più difficile che spingerlo a votare per la continuità.
SCONFITTA
Ne sa qualcosa il Cavaliere, visto che nel 2006 non riuscì a portare i suoi alle urne per difendere nel referendum costituzionale la riforma-Calderoli che venne affossata dai voti degli elettori che poco prima avevano portato Romano Prodi a palazzo Chigi e dall'assenteismo del popolo di centrodestra. La mancanza di quorum al referendum del 4 dicembre, definito dall'uomo di Arcore «un serio problema», toglie allo schieramento di centrodestra favorevole al No il grimaldello attraverso il quale, e in più occasioni, sono stati fatti fallire molti dei referendum promossi dai radicali e non solo. La «maggioranza silenziosa», quella che l'ex premier ora tranquillizza dicendo che «se vince il No non accadrà nulla», e che più volte ha asegnato a Berlusconi clamorose rimonte, potrebbe fare ancora la differenza, ma stavolta non per Berlusconi ma per colui che la sinistra del Pd accusa di essere «la continuità» del Cavaliere: Matteo Renzi.
L'altro obiettivo a cui punta Renzi è l'elettorato del vaffa, grillino ma non solo, ufficialmente schierato per il No. Da giorni il premier batte sulle «contraddizioni» del M5S. «Urlano onestà e poi falsificano le firme». «Con i rimborsi del Senato pagano la casa a Rocco Casalino». «Pronto a dimezzarmi lo stipendio anche perché Di Maio e Di Battista guadagnano il doppio di me». Una serie di affondi ai quali il M5S risponde prendendosela con Fabio Fazio «militante del Pd» che replica sostenendo che a Che Tempo che fa sono stati invitati «Casaleggio, Grillo, Raggi e Appendino», ma che «hanno tutti declinato l'invito».
Alzare la temperatura dei vaffa per spingerli al Sì o per trasformarli in un vaffa ancor più generalizzato, tale da coinvolgere anche l'affluenza che potrebbe rivelarsi un assist per il sì, se la stessa l'affluenza dovesse restare sotto la soglia del 60%.
VAFFA
Resta il fatto che la campagna elettorale del premier si muove tra affermazioni che personalizzano il risultato e inviti a valutare il merito del quesito. Il primo argomento consentirà al premier, in caso di sconfitta del Sì, di capitalizzare tutti i milioni di elettori che hanno votato a favore della riforma e che, probabilmente, saranno più degli 11 milioni di elettori ottenuti alle europee del 2014.
Ieri, un nuova conferma della voglia di personalizzazione nello scontro in tv con il leader della Fiom Maurizio Landini accusato da Renzi «di difendere la casta». «Trovo sbagliato dividere il Paese - la replica del sindacalista - i padri costituenti fecero acrobazie e non vorrei che dopo gli acrobati toccasse ai clown». «Decida lei se dopo gli acrobati tocca ai clown o agli animali», è stata la secca replica del premier. «È certo che io, per come interpreto il mio lavoro, a 41 anni, da boy scout di provincia, non sto a vivacchiare».
Intanto 80 personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport hanno sottoscritto un appello per il Sì: tra gli altri i premi Oscar Sorrentino, Salvatores e Ferretti, Andrea Bocelli, Beppe Fiorello, Roberto Bolle, Carla Fracci, Massimo Recalcati, Zubin Mehta e Ferzan Ozpetek. Anche Alex Zanardi ha annunciato il suo Sì.

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