Egregio Direttore, nella classifica 2016 di Legambiente, appena divulgata, Pescara figura al novantacinquesimo posto in qualità dell'ecosistema urbano. Un'onta. Sebbene la felice posizione geografica, il microclima, la presenza del fiume e del mare, sorvegliati alle spalle dalla migliore montagna dell'Appennino centrale, dovrebbero vederla costantemente in lotta nelle prime posizioni tra i comuni italiani. Come è potuto capitare un pregiudizio di tale entità alla qualità della vita dei cittadini? Con scelte pluriennali scellerate, sul territorio e il paesaggio, l'urbanistica, l'edilizia residenziale pubblica e privata, il consumo di suolo, la programmazione infrastrutturale incentrata sulla primaźa dell'automobile privata, a scapito del trasporto pubblico eco sostenibile e della mobilità dolce attraverso un sistema integrato di piste ciclabili ancora al palo. Quando, ormai venticinque anni fa, la Legge n. 211 del 26 febbraio 1992 ci ha riconosciuto, con eccessiva disinvoltura, il privilegio di poter disporre di sessanta miliardi di lire a beneficio della mobilità innovativa di massa nell'area vasta metropolitana, anche grazie al modesto contributo informativo dei comitati, oggi tutti sappiamo com'è andata malamente a finire. Per nulla paghi di tutto cị, perpetuando scelte sbagliate, non s'intravede alcuna inversione di tendenza rispetto a un passato fatto di errori imperdonabili. Il nuovo Piano Regolatore Portuale, il DUP, lo stesso Masterplan in alcuni capitoli di spesa, l'autostrada nel porto canale, la previsione affannosa di un numero impressionante di parcheggi nelle aree centrali di maggior pregio, finiranno per aggiungere quantità inaccettabili di cemento a carico di un territorio già irrimediabilmente martoriato. Avanti di questo passo, indosseremo presto l'ambito traguardo della maglia nera intestata al centocinquesimo posto. Alleluia!