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Pescara, 25/07/2024
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Data: 22/11/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Di Matteo non ci sta. Il partito lo processa. Pronto a lasciare. Riunione del gruppo Pd, l’assessore mette a disposizione le sue deleghe. E oggi il vertice di maggioranza. Ma i Dem lo perdonano: «Restiamo coesi nelle riforme». Donato intanto incassa l’ok alle linee guida sull’Urbanistica

PESCARA «Io un uomo di lotta e di governo? Sì, vengo da una storia in cui il mio partito predicava questo, ma adesso in questa fase, ci sono colleghi che sono diventati solo uomini di governo e hanno perso il criterio della lotta»: la risposta sibillina di Donato Di Matteo al governatore D’Alfonso avrebbe dovuto costituire una sorta di avviso ai naviganti per quello che succede di lì a poco. Ore 12, palazzo della Regione in viale Bovio. Sul calendario degli appuntamenti il governatore ha fatto scrivere: riunione degli eletti pd in consiglio regionale in vista della Legge di Bilancio. In realtà, consiglieri, capigruppo e segretario del Pd Marco Rapino siedono intorno al presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso per aprire il “processo” all’assessore “ribelle” Di Matteo, reo di aver presentato una piattaforma programmatica di dieci punti – insieme al collega di giunta Andrea Gerosolimo e al consigliere Mario Olivieri (entrambi Abruzzo Civico) – dalla quale ripartire nell’azione di governo. Ci sono tutti e tutti ascoltano le parole dell’esperto assessore e grande portatore di voti, che non gradisce il “processo”. E che è carico come una molla. Di Matteo ribadisce in sostanza che non vuole nulla, nessuna poltrona, bensì vuole “dare” ma solo se c’è condivisione. Altrimenti, aggiunge gelando i colleghi nella sala, non si adegua. E mette quindi a disposizione le sue deleghe (Lavori pubblici, Parchi e Montagna, Emigranti). Di Matteo lascia così decidere a D’Alfonso (e al Pd): se dimissionarlo e aprire la crisi di giunta, o se varare una fase di verifica su ciò che i tre “ribelli” hanno messo sul piatto. Procedure legislative costruttive e decisioni collegiali, non percorsi isolati o azioni di forza. Tutti concetti già messi per iscritto e che erano stati per altro ribaditi nell’incontro che D’Alfonso ha avuto sabato sera a cena con i tre consiglieri e che avrebbe dovuto portare a un maggiore chiarimento. La “cena del baccalà”, considerato il menu servito in un ristorante di Pescara vecchia durante la quale sembra che le espressioni siano state più dirette e più dure. Eppure il governatore non ha mollato e ieri mattina ne ha anche approfittato per regalare – come aveva anticipato a Il Centro – a Di Matteo una copia (un’altra è per Gerosolimo) del libro dello psicanalista Massimo Recalcati su “Il complesso di Telemaco, genitori e figli dopo il tramonto del padre”. Anche il gesto del libro non dev’essere piaciuto all’assessore che all’interno di una parte del Pd gode tuttora di considerazione. Al punto che alcuni consiglieri hanno comunque condiviso le sue questioni in merito all’attività legislativa delle Commissioni. Lo stesso assessore ha posto come esempio i passaggi in discesa delle leggi Reasta (non condivisa con Pierpaolo Pietrucci) e sul’Aquila capoluogo mentre è ferma la sua sulla Delega alla montagna. Ora è il momento di decidere con il referendum del 4 dicembre che si avvicina. E a dire tutto è un’altra riunione stavolta allargata a tutti i consiglieri della maggioranza convocata per questa mattina.

Ma i Dem lo perdonano: «Restiamo coesi nelle riforme»

PESCARA «A seguito della riunione del gruppo regionale, il Pd Abruzzo è a lavoro per una soluzione avanzata del confronto all'interno della maggioranza regionale». Così il segretario regionale del Pd Marco Rapino circoscrive i contenuti della riunione durante la quale è stato esaminato il caso-Di Matteo (vedere articolo in alto). «Abbiamo avuto un incontro importante», si legge in una nota, «nei prossimi giorni verranno risolti alcuni passaggi relativi a delle leggi bloccate in Commissione e procederemo ad ulteriori confronti con la maggioranza». La presa di posizione di Rapino dimostra la scelta della linea morbida del Pd, il che presuppone una ricucitura con i tre, nonostante ci fosse più di un consigliere propenso a dare un segnale forte con il defenestramento dei due assessori da parte del governatore: «Ritengo importante che il Pd confermi la coesione di sempre evitando di prestare il fianco a problemi interni, ma rinvigorendo l'azione di riforma di cui tutti siamo promotori, dando pieno ruolo ai propri protagonisti».

Donato intanto incassa l’ok alle linee guida sull’Urbanistica

PESCARA Un primo passo verso l'adozione della nuova legge regionale sull'urbanistica attesa da oltre venti anni. Devono essere intese così le nuove linee guida in materia di urbanistica approvate dalla giunta regionale su proprosta dell’assessore Di Matteo. La celebrazione di questo passaggio è andata in onda poco prima del “processo” all’assessore “ribelle”. E ha avuto per protagonista oltre che Di Amtteo, il governatore Luciano D’Alfonso. «Si tratta di un provvedimento estremamente significativo, voluto fortemente dall'assessore regionale all'Urbanistica Donato Di Matteo», ha tenuto a specificare aggiungendo come il nuovo Piano urbanistico sia un punto fermo fondamentale che ha un impatto sulla qualità della vita delle famiglie: « Affronteremo meglio anche il tema dell'housing sociale, ma anche una semplificazione della vita. Finalmente abbiamo un lavoro che ci consente un dialogo alla pari con i portatori di interessi e coloro i quali sono in attesa da anni di semplificazioni amministrative». Di Matteo ha ricordato «come lo strumento fosse atteso dal 1983: «Lo slogan sarà: dai Piani Regolatori al contratto, ovvero avere non più piani regolatori chiusi come una volta ma sistemi di contratto che creano le condizioni di una grande apertura per quelli che vogliono e possono all'interno di progettualità condivise di interesse pubblico, realizzare nuove edificazioni soprattutto privilegiando il recupero dell'esistente. Non si tratta di nuovo cemento, ma anzi sarà un un Piano che privilegerà la riqualificazione delle aree periferiche, il riutilizzo dell'esistente e che sarà definito anche da un Piano specifico per quanto concerne l'utilizzo zero dei territori e del suolo».

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