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Pescara, 25/07/2024
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Data: 23/11/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Di Matteo rimane. E la maggioranza riscrive il programma. Urla dell’assessore ribelle durante la riunione-fiume all’Aquila. D’Alfonso: «Siamo vivaci e vitali». Per D’Ignazio si aspetta il 5

L'AQUILA Dopo quattro ore di riunione la maggioranza partorisce il suo “topolino”: un documento programmatico di 20 punti che dovrà impegnare la squadra del governo regionale di qui alla fine della legislatura. Nulla di scritto però, per adesso c'è l'intenzione, il proponimento, risultato della necessità di una “messa a punto” da fare sul motore della maggioranza, sollevata dai tre consiglieri “ribelli” nelle scorse settimane. Nell'infuocata riunione di maggioranza erano presenti due dei tre ribelli: l’apparente pacioso assessore Donato Di Matteo (Pd) e lo scattante consigliere Mario Olivieri di Abruzzo Civico, mentre il suo collega assessore Andrea Gerosolimo, è stato tenuto lontano da un problema di salute. A rilanciare quello che suona come una sorta di controprogramma rispetto al decalogo dei tre, è il presidente Luciano D'Alfonso: «A dicembre la legislatura compirà 30 mesi e ci vedrete festeggiare». Un esame di coscienza collettivo in piena regola. Il primo a lasciare la sala-giunta diventata la sala del flusso di coscienza è proprio Di Matteo, stavolta scuro in volto e con poca voglia di parlare dopo tre sfibranti ore di confronto in cui, si capisce, si è sentito di nuovo messo sul banco degli imputati. Nella riunione di due giorni fa con il partito aveva messo a disposizione le sue deleghe, ma il suo posto non si tocca, almeno per ora. Il tema “rimpasto” infatti è rimasto fuori dal dibattito, anche se è aleggiato tra il detto e il non detto e quasi sicuramente se ne riparlerà a partire dal 5 dicembre, il “day after” del referendum. Di Matteo va via lasciando dietro di sé un po' dei sassolini che si è tolto dalle scarpe, talvolta anche urlando. «Fate quello che volete, io mi sento sereno», aveva detto poco prima nel chiuso della sala. Ma è quando il consigliere Lucrezio Paolini (Idv) aveva parlato di rivendicazioni e dei pericoli che saranno «all'ordine del giorno quando quei consiglieri metteranno in difficoltà la maggioranza» che Di Matteo ha perso le staffe. «Ma di che cosa stai parlando? Io mi adeguo alla maggioranza, non ho mai fatto mancare il mio voto». Ribadendo però che lui è pronto a mettere a disposizione le sue deleghe. Toccherà in quel caso semmai al presidente decidere se dimissionarlo oppure, aprire la fase di verifica su quanto posto in ballo dai ribelli: Sanità e autonomia. Silenzio assoluto da parte dell'assessore alla Sanità Silvio Paolucci (Pd), anche lui va via in tutta fretta. Ma la Sanità, le politiche abitative (in particolare l’Edilizia popolare), la revisione della legge elettorale «per fare in modo che chi vince, vinca il più possibile», le leggi ferme in cCommissione per le quali si deve trovare in modo celere l'iter approvativo sono i punti tra i 20 che entreranno nel programma di metà corso. «Siamo una maggioranza vivace e vitale che è il contrario di un cimitero», commenta D'Alfonso. Fiducioso che basterà un chiarimento per risolvere le incomprensioni su alcune leggi (Reasta e quella sul Social housing relativo all'Ater dell'Aquila) il consigliere del Pd Pierpaolo Pietrucci, il quale spera in un confronto con Di Matteo, dopo che quest’ultimo si è sentito più volte “sorpassato” nel merito delle leggi da lui presentate. L'intento è di mantenere compatta la maggioranza, in vista della legge di Bilancio che dovrà essere votata a fine anno. E anche sulla possibilità dell'ingresso in giunta del consigliere di Nuovo centrodestra Giorgio D'Ignazio i più hanno nicchiato. «In ogni caso non si deciderà nulla prima del 5 dicembre», ripete il consigliere Maurizio Di Nicola (Cd). Il tema del rimpasto per il coordinatore della maggioranza Camillo D'Alessandro (Pd) «è un falso problema»: «Nessuno fa o accetta ultimatum. Il nervosismo è dovuto al fatto che c'è tanto lavoro e poco tempo per parlarci, responsabilità anche mia come coordinatore». Per D’Alessandro gli unici binari entro i quali deve stare l'azione regionale, pena commissariamento, sono quelli del rispetto del decreto Lorenzin e della compatibilità finanziaria .

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