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Pescara, 25/07/2024
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Data: 25/11/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Contratto statali all’ultimo miglio. Si tratta per aumento di 85 euro. Riforma Madia: sì a 5 decreti, anche su dirigenza

ROMA Via libera dal Consiglio dei ministri a cinque decreti targati Madia, tra cui spicca la riforma della dirigenza, che però non sprigionerà subito i suoi effetti. In particolare il ruolo unico, il calderone dove finiranno 36mila capi della Pa, entrerà a regime tra due anni. Intanto è partita la trattativa tra governo e sindacati per stingere un accordo politico sul rinnovo dei contratti degli statali, dopo sette anni di blocco. Cgil, Cisl e Uil chiedono un aumento non sotto gli 85 euro mentre dal ministero si è fatta la stessa cifra ma come rialzo medio e non di base. Non solo, i sindacati vogliono che nell’intesa rientri il comparto della scuola. Si preannuncia un negoziato ad oltranza con l’obiettivo di firmare il patto oggi o comunque nei prossimi giorni. Comunque prima del 4 dicembre, data del referendum. «Dirigenza, servizi pubblici locali, autorizzazioni, camere di commercio, ricerca»: ecco i decreti approvati a palazzo Chigi in via definitiva, rilancia via Twitter la ministra della Pa Marianna Madia, sottolineando che «continua l’attuazione» della riforma. Dopo i licenziamenti lampo per furbetti e il taglio delle partecipate, resta l’ultimo pungo di decreti, pochi ma di peso, in calendario per febbraio. Di certo il riordino della dirigenza è uno dei pilastri: le novità riguardano gli incarichi a tempo (4 anni più 2 di proroga) e la creazione di un mercato unico della dirigenza. Vengono poi previste tre commissioni, con il rafforzamento della Scuola dell’amministrazione. Rispetto al testo uscito dal Cdm di luglio, l’ultima versione risulta cambiata, non tanto nella sostanza quanto nei tempi, anche in risposta alle richieste arrivate dal Parlamento. Ecco che il ruolo unico diventerà operativo solo dopo diciotto mesi e altri sei mesi sono previsti per l’attivazione delle commissioni, che cambiano composizione (da sette a nove membri, con rappresentanti della dirigenza). Il resto entrerà in vigore dal primo marzo. Resta aperta la questione delle garanzie per le prime fasce: da una riserva del 30% si era passati a una salvaguardia totale ma nel corso del Cdm si sarebbe deciso di riscrivere ancora il punto, restringendo la corsia preferenziale. Sono anche saltati i tagli agli stipendi di chi resta senza incarico. Quanto alle selezioni per pescare fuori dal ruolo, vengono previste delle quote per i dipendenti pubblici. È confermato il fondo di sostegno nei comuni. Per un capitolo che si chiude ce ne è uno che si apre: Madia e Cgil, Cisl e Uil stanno tentando di scrivere un testo condiviso sui rinnovi, sia sulla parte economica che su quella normativa, con il superamento della legge Brunetta. Ma c’è anche chi insiste per oltrepassare la Buona scuola, ridando più potere alla contrattazione, pure per quanto riguarda la distribuzione dei premi. E proprio la distribuzione costituisce un fattore dirimente, il governo ha proposto di dare di più a chi ha di meno, trovando il plauso del sindacato che però tiene a non lasciare scoperte alcune fasce che potrebbero trovarsi nel mezzo, come insegnanti con anzianità e infermieri esperti. Il tavolo al ministero si è interrotto in attesa che l’esecutivo si pronunci sulle proposte dei sindacati. Sindacati che potrebbero accogliere anche diversamente le eventuale risposte del ministero. Per ora comunque Cgil, Cisl e Uil procedono insieme. L’ultima parola spetterà ai segretari generali, Camusso, Furlan e Barbagallo.


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