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Pescara, 25/07/2024
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Data: 25/11/2016
Testata giornalistica: Mapero'
Ciao ciao Civitavecchia di Lilli Mandara

Festeggiato: sette volte. Annunciato: dieci. Celebrato: all’infinito, con foto conferenze stampa comunicati brindisi e interviste. Ecco, siamo pronti, abbiamo vinto, siamo pienamente soddisfatti, salveremo i nostri porti, scriveremo la storia dell’Abruzzo, questa battaglia la vinco io. Un rosario di evviva, snocciolato in mesi e mesi di post e articoli presentati sempre come nuovi, e giù insulti a chi pone un dubbio o un punto interrogativo: ignorante, disfattista, ballista, nemico dell’Abruzzo. Pescara vuole stare con l’autorità portuale di Civitavecchia, punto e basta.

Ma ecco qua la lettera del ministro Delrio, arrivata a destinazione sul tavolo del presidentissimo Luciano D’Alfonso cinque giorni dopo la sua visita in Abruzzo: i porti di Ortona e Pescara non è il caso che stiano con Civitavecchia, ma devono restare con Ancona. Lapalissiano. Questione di contiguità, di coerenza. Il sogno di Dalfy va in frantumi.

“Caro Luciano, desidero rappresentarti come allo stato, non sembra che vi siano le condizioni per il trasferimento dei porti abruzzesi di Pescara e Ortona dall’Autorità portuale di Sistema portuale del mare Adriatico centrale all’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro-settentrionale, data anche la mancanza di contiguità dei porti in parola”.

Contiguità, una parola magica. Certo, poi Delrio non chiude del tutto la porta, ma forse lo fa per cortesia. Alla Regione si scatena un apriti cielo. Non contro Delrio, ma contro Maperò, che ha avuto la colpa di pubblicare quella lettera, fino a ieri riservatissima. E così, mezzora dopo, esce il comunicato di smentita di Camillo D’Alessandro: ma quale no, mica dice no Delrio, la partita è ancora aperta.
Ancora aperta, dice. Peccato che fino a ieri l’aveva data per chiusa. Per fatta, per definita, per conclusa. No, è costretto a spiegare:

“La lettera del ministro Delrio sull’Autorità portuale non presenta alcuna novità. Da un lato Delrio cristallizza l’attuale situazione prevista dal decreto per cui i porti sono sotto la giurisdizione di Ancona. Dall’altro lato il ministro rimanda la possibilità dell’accoglimento dell’istanza di Abruzzo e Lazio per il passaggio dei porti abruzzesi all’autorità portuale di Civitavecchia all’approvazione del regolamento, come previsto nel decreto, che disciplinerà le modalità di passaggio dei porti da una autorità all’altra.
Siamo dunque tuttora in corsa, la partita è tutta da giocare e accogliamo con soddisfazione la disponibilità da parte del ministro ad accogliere la nostra istanza”.

Siamo tuttora in corsa, la partita è tutta da giocare. Ringrazia il ministro per la disponibilità ad accogliere la loro istanza.
Peccato che una lettera così bella per la Regione Abruzzo, almeno a sentire D’Alessandro, sia stata tenuta nel cassetto. Peccato che alla notizia della pubblicazione su Maperò siano partite le truppe cammellate con urla e strepiti alla caccia della spia. Peccato che una bella lettera non sia stata usata per brindare una volta in più: con un’altra notizia così positiva sai che bel post che ci potevano fare, con tanto di screenshot.

No, il fatto è che la lettera di Delrio non è per niente positiva, altrimenti sarebbero stati i primi a pubblicizzarla. E se il ministro ha sentito l’urgenza, dopo la visita in Abruzzo, di ribadire per iscritto il suo no al passaggio con Civitavecchia, significa che il pressing dalfonsiano è diventato insopportabile.

Ma significa soprattutto che le Marche contano molto più dell’Abruzzo, e che non fanno punteggio le visite a Roma e le foto col ministro, né le visite di Renzi e le pacche sulle spalle. E che forse dovendo scegliere tra Dalfy e Ceriscioli, forse Delrio sceglierebbe Ceriscioli e le Marche. E proprio due giorni fa il vice presidente della Regione Anna Casini, rispondendo a due interrogazioni sul no dell’Abruzzo, ha chiarito che

“il trasferimento di un porto in un’altra Autorità è subordinato all’adozione di un regolamento, che ad oggi non è stato redatto, e dovrà avvenire su richiesta formale della Regione interessata”.

Le Marche quindi sono preoccupate di perdere terreno e importanza, di passare dalla macroregione Adriatico ionica alla “microregione anconetana”, e la fuga dei porti preoccupa tutti, Ceriscioli per primo. Le Marche non sono più capofila di nulla, e il rischio prospettato poco tempo fa che l’Autorità passasse da Ancona a Ravenna ha accentuato le preoccupazioni dei politici.
Quindi quello dei porti non è un tema che si liquida così, in base alle preferenze di Dalfy e D’Alessandro o di Sua Peppanza: è chiaro che l’asse con Civitavecchia sta molto a cuore anche ai fratelli Di Pangrazio che ora, dopo la lettera di Delrio, vedono sfumare il futuro dell’Interporto di Avezzano.
ps1: inutile puntare sulla trasparenza e postare le agende minuto per minuto e anche gli incontri che si fanno su Carpineto Sinello (a proposito, che competenze avrà mai la Regione sulla chiesa parrocchiale e il cimitero?), se poi si tengono nel cassetto lettere così importanti.
ps2: adottando la trasparenza quella vera, si evitano le figuracce. Che poi si sbrocca, e vediamo i risultati.

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