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Pescara, 25/07/2024
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Data: 26/11/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Riforma Madia bocciata «Serve l’ok dalle Regioni». La Consulta: «Illegittimi 4 articoli della legge sulla Pubblica Amministrazione». Il ricorso presentato dal governatore del Veneto Zaia: «Colpo al centralismo»

ROMA La Corte Costituzionale boccia il meccanismo attuativo della riforma della P.a, nei punti in cui prevede per i decreti applicativi il semplice parere delle Regioni. Per la Consulta, che si è pronunciata sul ricorso della Regione Veneto, serve invece l'intesa, ovvero uno strumento di raccordo più forte. I paletti alzati riguardano la legge «madre», la delega, e non i provvedimenti “figli”, ma arginare gli effetti è impresa ardua, vista anche la tempistica. Nel mirino infatti ci sono le novità in fatto di dirigenza e di servizi pubblici locali, fresche di via libera in Consiglio dei ministri. E poi ci sono tre decreti che sono già legge: su partecipate, dirigenti medici e licenziamenti lampo per i “furbetti” del cartellino. «Siamo circondati da una burocrazia opprimente», ha commentato il premier Matteo Renzi subito dopo la sentenza. «È un Paese in cui siamo bloccati». «E poi mi dicono che non devo cambiare le regole del Titolo V», ha aggiunto riferendosi alle modifiche previste nella riforma costituzionale. «Noi avevamo fatto un decreto per rendere licenziabile il dirigente che non si comporta bene e la Consulta ha detto che siccome non c'è intesa con le Regioni, avevamo chiesto un parere, la norma è illegittima», ha sottolineato. La pronuncia della Consulta arriva a un anno e qualche mese dall'entrata in vigore della legge Madia, il ricorso della Regione Veneto era stato presentato infatti nell'ottobre dello scorso anno. Per i decreti che sono già in circolazione si potrebbe intervenire con dei correttivi, che recepirebbero gli accordi da raggiungere con le Regioni. Lavoro che potrebbe risultare poi non così complesso, visto che i decreti in questione hanno in buona parte assorbito le osservazioni della Conferenza unificata. Per quelli che devono venire, e stiamo parlando del Testo Unico sul pubblico impiego, invece i tempi per adeguarsi alla sentenza ci sono (fino a febbraio). Tuttavia il rischio caos non manca. Intanto il governatore del Veneto Luca Zaia che aveva per primo promosso il ricorso, canta vittoria: «siamo stati l'unica Regione d'Italia a portare avanti le nostre convinzioni. Il centralismo sanitario governativo ha ricevuto un duro colpo», dice il presidente leghista del Veneto. Sorridono anche i sindacati dei dirigenti che avevano criticato la riforma. L'Unadis fa sapere che definirà «azioni imminenti a difesa della categoria e del Paese». La Corte ha tuttavia tenuto a precisare che «le pronunce di illegittimità sono circoscritte» alla delega, cioè alla legge dove sono contenuti i principi, «e non si estendono alle relative disposizioni attuative». E ancora «nel caso di impugnazione di tali disposizioni, si dovrà accertare l'effettiva lesione delle competenze regionali, anche alla luce delle soluzioni correttive che il Governo riterrà di apprestare al fine di assicurare il rispetto del principio di leale collaborazione». Tenendo in conto che la sola acquisizione del parere «non è idonea a realizzare un confronto autentico», visto che le misure impugnate «incidono sulle sfere di competenze regionali» (tranne quelle sul Codice dell'amministrazione digitale, giudicate legittime). Le reazioni dal mondo politico non si fanno attendere: «Riforma fallita, fallito Matteo Renzi», scrive via Twitter il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. «È impensabile che ci sia un esecutivo che non è in grado di scrivere norme di legge», commenta il M5S. Di altro parere la senatrice Pd, Linda Lanzillotta, «così il cambiamento non si farà mai».

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