Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.564



Data: 26/11/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Renzi: Paese bloccato per questo si cambia E chiude all'ipotesi del governo tecnico. Per Matteo Renzi la sentenza della Consulta, che dà ragione alle Regioni sulla riforma della pubblica amministrazione, è «la conferma del perché va cambiato il Titolo V», come previsto nella riforma costituzionale.

ROMA Un assist per il Sì. Un po' come l'invocazione del governo tecnico da parte del britannico Economist che ha invitato gli italiani a votare No. Per Matteo Renzi la sentenza della Consulta, che dà ragione alle Regioni sulla riforma della pubblica amministrazione, è «la conferma del perché va cambiato il Titolo V», come previsto nella riforma costituzionale.
«Senza intesa con le Regioni, niente riforma», sostiene la Corte Costituzionale: qualunque riforma, dalla sanità al turismo, dalla pubblica amministrazione alle grandi opere, deve passare per le Regioni che, a seconda di dove pende il campanile o di cosa si riceve in cambio, danno o negano il via libera. In questo caso l'accordo sulla riforma della dirigenza della Pa non è stato trovato in Conferenza Stato-Regioni. Il governo ha proceduto con il varo delle nuove norme, ed è partito il ricorso (stavolta della regione Veneto) sulla legge che ora viene bloccata e con essa cade la possibilità di licenziare o trasferire un dirigente pubblico. Stop quindi alla legge-Madia almeno nella parte che dispone su materia concorrente dove non è stata trovata un'intesa, e anche ai relativi decreti attuativi che il governo ha posto alla firma del Capo dello Stato. A ieri sera risultava la firma del presidente della Repubblica sui decreti attuativi relativi alle camere di commercio, agli enti di ricerca e alla Scia2 (i permessi per i lavori edilizi).
INTERESSI
Gli altri, a cominciare da quello sulla dirigenza, sono stati ritirati in attesa del testo unico del pubblico impiego (che arriverà entro febbraio) e, soprattutto, del referendum del 4 dicembre. Se vincerà il Sì anche questa materia dove è evidente il contenzioso tra interessi generali e interessi territoriali, cadrà e la competenza tornerà ad essere centrale. «Quello che è accaduto dimostra che siamo un Paese bloccato», ha sostenuto il premier che critica il meccanismo e non ce l'ha con la decisione della Corte Costituzionale, anche se qualcuno dei suoi sostiene che «la Consulta poteva attendere qualche giorno». Per Renzi è invece la dimostrazione di ciò che i sostenitori del Sì vanno dicendo in queste settimane. Ovvero che la riforma serve per sbloccare il Paese cancellando il bicameralismo perfetto che in Europa ha solo l'Italia, e riportando alcune competenze in capo allo Stato in modo da evitare contenziosi e faraonici sprechi. Lo stop ad una riforma a lungo attesa - vista anche la situazione dei servizi che dovrebbe erogare la pubblica amministrazione - sembra dar ragione a chi all'estero ritiene l'Italia un «Paese irriformabile» e per qualcuno, come l'Economist, bisognoso di un altro governo tecnico. Magari, sostiene Renzi, come «l'ultimo che abbiamo avuto che ha alzato le tasse e bloccato la crescita». Renzi continua la sua campagna elettorale sostenendo di non voler rimanere attaccato alla poltrona di palazzo Chigi. E a Berlusconi che lo invita a restare al governo, dichiarandosi pronto a sedersi al tavolo dopo la vittoria dei No, Renzi replica dicendo che se così andrà a quel tavolo «si dovrà sedere con D'Alema e Grillo».
Il tema del dopo fa indubbiamente presa sull'elettorato moderato, mentre il premier conferma l'intenzione di mollare in caso di sconfitta. «Ho 41 anni ho fatto il premier, non ho più bisogno di aggiungere una riga al curriculum vitae - spiega - quando toccherà, uno si gira, si inchina alla bandiera e sorride, non mette il broncio. Passerò la campanella con un sorriso ed un abbraccio a chiunque sia», sostiene alludendo al teso passaggio di testimone con Enrico Letta. Lo spettro del governo tecnico, che si augura il settimanale inglese pro-Brexit, rende ancor più concreto lo scenario del dopo qualora dovessero prevalere i No. «Sono in totale disaccordo con l'Economist, serve un governo politico che continui a fare le riforme, cioè questo governo», afferma il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan che, oltre a non credere che ci sarà un nuovo governo tecnico, nega i rumors che lo vedrebbero in prima fila qualora Renzi dovesse farsi da parte.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it