PESCARA Il presidente della Regione Luciano D’Alfonso non vede nubi sul futuro della sua maggioranza. L’inchiesta sugli appalti per gli impianti da sci di Ovindoli, Cappadocia e Pescasseroli, aperta dalla procura di Avezzano, che vede indagati per turbativa d’asta e corruzione, tra gli altri, il suo assessore Donato Di Matteo (Pd) e il presidente della commissione Bilancio Lorenzo Berardinetti (Regione facile), non lo preoccupa. «La vicenda di cui ho letto attraverso i giornali», dice D’Alfonso al Centro, «è una vicenda di esclusiva competenza da una parte della magistratura e dall'altra parte dell'avvocatura di fiducia che verrà scelta da Donato Di Matteo. Personalmente sono convinto che sia Donato che Lorenzo abbiano una condotta tale da poter evidenziare la loro estraneità. E per quanto mi riguarda, sono solo impegnato a realizzare l'agenda di governo dell'Abruzzo, facendo in modo che il mio carico di lavoro venga condiviso il più possibile con chi ha resistenza al lavoro». Quanto alla verifica di programma chiesta da Di Matteo, assieme al consigliere Mario Olivieri e Andrea Gerosolimo, D’Alfonso preferisce derubricarla a “riesame”. «Riesame di alcuni spazi di potenziamento e di investimento in alcuni settori indicati da Donato, in particolare, per esempio, l’edilizia popolare, i servizi sociali e sanitari di alcuni territori deboli e poi la collocazione identitaria di alcune nostre potenzialità turistiche». Ñiente stravolgimenti, dunque, anche se dopo il 5 dicembre, a urne referendarie chiuse e risultati acquisiti, si ricomincerà a parlare di rimpasto. Per il capogruppo dell’Italia dei valori Lucrezio Paolini, che archivia subito la questione giudiziaria («Sono un avvocato e so che è assolutamente prematuro fare qualsiasi tipo di valutazione non conoscendo la vicenda»), è presto per fare previsioni sulla tenuta della maggioranza. «Nei prossimi giorni ci sarà una riunione già preventivata a prescindere da questa vicenda. Io sto ai fatti e al risultato dell’ultima riunione di maggioranza, nella quale si è deciso di condividere con i tre colleghi che hanno sollevato la questione, una verifica di programma, così come aveva chiesto anche Di Matteo». L’opposizione in Consiglio tiene ferma la barra sulla linea garantista, ma sottolinea il cedimento della maggioranza, di molto precedente alla vicenda Avezzano. Come spiega Domenico Pettinari, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle: «Sull’inchiesta vorremmo capire meglio che cosa è successo, leggere le carte. Posso solo dire che da noi una cosa del genere non c’è mai stata e mai ci sarà. Quindi non ci sorprendiamo che nel Pd ci siano queste storie. Quanto alla maggioranza è già sufficientemente spaccata e in difficoltà: traballa, litiga, si spacca. In Consiglio regionale abbiamo ogni giorno dimostrazioni di quanto sia profonda questa spaccatura. Questa maggioranza sta tramontando, stiamo assistendo ai suoi ultimi giorni. Prima la mandiamo a casa e meglio è». Anche Lorenzo Sospiri, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale mantiene una linea fortemente garantista: «Io valuto e giudico le sentenze passate in giudicato. Gli avvisi di garanzia sono una forma di difesa per l’indagato. Se D’Alfonso dovesse ritenere imbarazzante la posizione del suo assessore sarà lui a deciderlo. E’ un problema della maggioranza. Ma non vedo grandi cambiamenti all’orizzonte. Anche perché peggio di come stanno le cose adesso...». Intanto domani il pm Maurizio Maria Cerrato consegnerà l’incarico all’esperto informatico Davide Ortolano che dovrà analizzare i supporti informatici, computer e pen drive, sequestrati nel corso delle perquisizioni in uffici e abitazioni private e nei comuni. Sempre domani gli avvocati di Di Matteo, Sergio Della Rocca e Antonio Milo presenteranno ai pm un’istanza per chiedere che l’assessore sia ascoltato.